BORGO SAN DALMAZZO (Cn). Abbazia di San Dalmazzo di Pedona, altare già di Sant’Antonio abate.

Abbazia-Parrocchiale di Borgo San Dalmazzo, nei pressi di Cuneo.

 

Le testimonianze più antiche di insediamento nell’area di Borgo San Dalmazzo, interessata in età romana da una necropoli, sono costituite dalle strutture murarie in parte messe in luce dallo scavo archeologico eseguito negli anni Cinquanta del secolo scorso.
Il corpo di fabbrica in questione, rinvenuto sotto la sacrestia settecentesca e sotto quella attuale e nel portico adiacente, ha fondazioni profonde a seguire il ripido pendio, che venne terrazzato con filari di grandi ciottoli, ed altre strutture collegate ad una stratificazione in situ che autorizzano l’identificazione dei resti di un edificio residenziale di epoca tardoromana, che venne solo parzialmente demolito al momento dell’edificazione di una prima chiesa, della quale si è individuata l’abside di sei metri di diametro, che sfruttò come muro di catena dell’arco trionfale un tratto delle strutture tardoromane, con un intervento attribuibile al tardo VI secolo.
Esse vennero riutilizzate anche in altri punti del terrazzamento, come attesta una grande tomba a cassa in lastre di bardiglio di Valdieri, inserita in un angolo dell’antico edificio: si tratta di una sepoltura privilegiata anche se non la più importante del sito per la sua posizione. A questa è forse accostabile anche un frammento di lastra decorata con croce gemmata e lettere apocalittiche, rinvenuta negli anno Ottanta del secolo scorso nel sagrato.
Una seconda ampia abside, evidenziata durante i lavori per la creazione di un’intercapedine di risanamento all’esterno della cripta, pare disporsi sul prolungamento di un breve tratto di muro orientato est-ovest, addossato e forse sovrapposto alla chiesa più antica.
A questo nuovo edificio di culto potrebbe riferirsi l’importante arredo architettonico altomedievale in pietra databile all’VIII secolo ed attribuito all’attività di una bottega di artigiani operanti sui due versanti delle Alpi Marittime.
La chiesa romanica nelle linee generali è quella ancor oggi esistente, riplasmata all’interno in forme decorative barocche, ma conservata nella pianta e nell’elevato.
All’XI-XII secolo sono pure riconducibili alcuni resti pittorici e frammenti di stucchi rintracciati su queste parti ora restaurate.
La costruzione della cappella gotica destinata alle reliquie di San Dalmazzo venne attribuita in un’attestazione degli anziani di Borgo del 1594 alla regina Giovanna d’Angiò.
Dopo la riduzione della chiesa ad ospedale militare ed ad altre vicende locali, si pose mano ai primi restauri della chiesa nel 1835, con riparazione di tetti e strutture e con interventi decorativi e pittorici. Dalla fine Ottocento, periodo in cui terminarono gli interventi di recupero, la chiesa ha mantenuto fino ad oggi la sua fisionomia.

Nel presbiterio si trovano gli elementi su cui gravitano i segni centrali della celebrazione eucaristica.
Sulle pareti laterali dello stesso campeggiano due tele secentesche raffiguranti l’Adorazione dei pastori e l’Ultima Cena, attribuite al pittore cuneese Lelio Scassa (XVII sec.).

 

Note storiche:
Con il riordino generale effettuato nel 1703, gli altari secondari, sorti nel tempo in maniera disordinata all’interno della chiesa, presero posto nelle cappelle ricavate in ogni campata esterna, sei per lato, concesse a famiglie o a sodalizi religiosi, e chiuse con cancelli metallici.
L’altare dedicato a Sant’Antonio abate pare uno dei più antichi come titolo, con legati di messe risalenti al 1546, spettante già ai Luperia, nel 1583 risulta agli Arlotto e poi ai Canubi, che vi istituirono una cappellania nel 1674.
Nel 1805 i conti Canubi accettarono la proposta di cambio di sede con la Compagnia del Suffragio e trasferirono il titolo di Sant’Antonio al terzo altare meridionale.
Il patronato si perse a fine Ottocento e l‘altare nel 1935 circa venne dedicato a santa Teresina del Bambin Gesù, come risulta dal cartiglio con scritta dedicatoria a questa santa.
Nella nicchia si trova ora la statua di san Dalmazzo evangelizzatore.
La vetrata del 1960 raffigura Santa Teresina con Gesù e il santissimo Sacramento.

 

Rilevatore: Feliciano Della Mora

Data ultima verifica sul campo: 27/07/2008

 


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