BASSANO DEL GRAPPA (Vi). Chiesa di San Donato, con immagine di Sant’Antonio abate.

Nel 1208 Ezzelino II fece erigere la chiesa di San Donato su un terreno di sua proprietà in capo al Ponte di Bassano. I frati minori francescani restarono nel piccolo convento ed officiarono alla Chiesa di San Donato fino all’anno 1325, quando passarono nel nuovo convento di Bassano, annesso alla Chiesa che prima fu dedicata a Maria e poi a San Francesco.
Nel 1406 sappiamo che si era provveduto al restauro della Chiesa. Sappiamo ancora che nel 1421 un certo Moretto fu Marco lasciò un legato per la riparazione del tetto della Chiesa e lasciò parte dei suoi beni per la ricostruzione dell’altare per poter celebrare le S. Messe.
Arriviamo quasi alla fine del quattrocento per trovare un maggior impegno alla rinascita del complesso di San Donato, soprattutto su esortazione del beato Bernardino da Feltre (1439-1494) che passò per Angarano nel 1494 e gettò l’idea di istituire una Fraglia (confraternita) del SS. Nome di Gesù. Tale Fraglia fu costituita nel 1497 con un atto nel quale si faceva presente come fosse necessario la presenza di un Sacerdote che celebrasse le Messe. Lo trovarono perché nel 1513 la chiesetta di S. Donato era officiata.
Sappiamo anche che nella prima metà del seicento la chiesetta era tenuta benissimo e nel convento oltre al padre guardiano si erano aggiunti altri quattro frati conventuali.
Nel 1660 i frati abbandonarono il convento che, insieme con la chiesetta, con i beni annessi (“tutte le sue stanze, giardino, stalle e caneve sotterranee, cortile, cisterna, pozzo, orto, piantato di vigne e frutti …. campi 12 di terra arativa nella centra di Gaion a S. Michele di Angarano … colombara…” (da Mantese, op.cit.) venne venduto nel 1661 al miglior offerente. Il compratore doveva sottostare ad alcune condizioni, fra cui quella di far celebrare ogni anno 144 S. Messe da preti secolari e provvedere alle necessarie riparazioni ed a quanto riguardava il culto.
Chiesa ed ex convento restarono in possesso dei discendenti del Dolzan (compratore) per più di cento anni, con frequenti contrasti fra il proprietario o i suoi eredi e l’Arciprete di Angarano, in quanto i proprietari si ritenevano esenti dalla giurisdizione parrocchiale ma non rispettavano le condizioni suddette a cui la vendita era stata subordinata.
Nel 1787 le proprietarie pronipoti ed eredi di Lazaro Dolzan, liberandosi di ogni diritto ed onere, cedettero la proprietà al canonico Antonio Fava, che non si interessò per nulla ai suoi doveri, provocando altri e più gravi contrasti, al punto che la chiesa fu ridotta a semplice Oratorio privato, senza la conservazione del SS. Sacramento, con le continue proteste dei fedeli di Capo il Ponte.
Nel volgere di alcuni decenni la chiesetta ed ex convento passarono per varie mani con alterno rispetto delle clausole originarie di vendita.
Gli abitanti di Capo il Ponte, nei primi anni del 1800, per iniziativa della sempre viva Confraternita del SS. Nome di Gesù, detta Schola di S. Donato, si rivolsero al Comune di Angarano – quindi prima del 1810 – perché obbligasse il proprietario a rispettare almeno l’obbligo di far celebrare le 144 Messe.
Nel 1817 don Luigi Rebesco comperò la chiesetta con le adiacenze dell’ex convento giunte a grave decadimento. Nel 1826 cedette la proprietà ad un suo confratello che, con l’aiuto di tutti i capifamiglia del Borgo (la Schola di S.Donato come tutte le congregazioni religiose erano state nel frattempo soppresse per disposizioni di Napoleone), provvide al rifacimento del soffitto ormai disfatto e lo fece dipingere.
Nel 1839 il piccolo complesso fu acquistato da Mons. Giacomo Merlo. Con quest’ultimo proprietario le cose non andarono molto meglio, tuttavia nel 1849, essendo scoppiata un’epidemia di “cholera morbus”, gli abitanti del Borgo ottennero che la chiesa ridiventasse sacramentale. Mons. Merlo morì nel 1864 lasciando la maggior parte dei suoi beni al Benefizio di S. Trinità e contribuì alla decisione di smembrare le due parrocchie, ma lasciò la chiesa di S. Donato al Vescovo pro tempore di Vicenza, che ritenne opportuno e giusto assegnare la cappella di S. Donato alla ordinaria giurisdizione dell’Arciprete di Angarano, nominato Rettore.
Con questa soluzione si eliminarono le ragioni di contrasto e la chiesa cominciò a funzionare regolarmente, affidata ad un Vice-Rettore dipendente dall’Arciprete di Angarano e, dal punto di vista amministrativo, dalla Fabbriceria di S. Trinità, la quale intervenne nel 1877, rifacendo completamente l’altar maggiore di mattoni con pietra di Pove.
L’Arciprete incamerò nel Beneficio parrocchiale quel poco che era rimasto in proprietà della chiesetta, ma dovette anche assumersi le passività, fra cui la spesa per un numero molto rilevante di S. Messe.
Il lascito Merlo al Vescovo di Vicenza riguardava solo la chiesetta di S. Donato e non le sue adiacenze, cioè quanto restava dell’antico piccolo convento dei Frati Minori con la famosa cella dei Santi Francesco e Antonio. Questi beni passarono in proprietà della famiglia Chemin.
Nel 1900 il sacerdote Antonio Maria dott. Locatelli acquistava dalla signora Regina Chemin, le suddette adiacenze. Don Locatelli era il fondatore e presidente della Associazione Universale Antoniana, con sede in Padova, a nome della quale “si proponeva di riattivare, in un degno Oratorio le antiche mura del Conventino di S. Donato e ripristinare la cella dei due Santi, per farne meta di devoti pellegrinaggi”. Nonostante la prematura morte del suo presidente, l’Associazione, ottenutane l’autorizzazione dal Vescovo di Vicenza, fece eseguire i lavori di ristrutturazione aprendo una porta nel muro a nord della chiesa per dar modo ai visitatori di accedere alla Cella dall’interno della chiesa stessa.
Delle due case che erano sorte sui vani dell’antico conventino, una fu trasformata in dignitosa casa canonica, l’altra in Oratorio per dare accesso facile ed ampio alla Cella, che si trova al primo piano. Ultimati i lavori, il nuovo complesso venne inaugurato ed aperto ai fedeli il 29 settembre 1909.
Dopo la prima guerra mondiale canonica ed Oratorio avevano bisogno di riparazioni e ci si rivolse alla Associazione Univversitaria Antoniana. Ma i tempi erano mutati, i pellegrinaggi cessati, per cui l’Associazione non ravvisò più suo interesse a mantenere la proprietà ed il 17 giugno 1967 donò al Vescovo di Vicenza il piccolo complesso edilizio.
Nel frattempo i lavori necessari erano stati eseguiti, fino al 1950 quando, con l’autorizzazione del Vescovo e dell’Arciprete, sotto la guida della Soprintendenza ai Monumenti, su iniziativa del Gruppo Alpini “M. Grappa” e con il concorso degli abitanti del Borgo Angarano, la chiesetta e le sue adiacenze furono restaurate.
Nel 1997 iniziò un programma di interventi di riordino e di restauro del complesso da parte della Parrocchia della SS.Trinità con il contributo di parrocchiani e di fedeli.

All’interno della chiesa si trova un dipinto raffigurante Sant’Antonio abate fra Sant’Antonio da Padova e San Biagio.

Info:
Via S. Donato, 7, 36061 Bassano del Grappa VI
Telefono: 0424 503647

TREBASELEGHE (Pd), fraz. Fossalta. Chiesa parrocchiale di San Giacomo apostolo con immagini di Sant’Antonio abate.

La prima citazione di una chiesa a Fossalta, filiale della pieve di Trebaseleghe, risale al 1199.
La chiesa fu poi riedificata nel XV secolo.
Nel 1597 vennero aggiunte due cappelle laterali per ospitare gli altari della Beata Vergine Maria e della Vera Croce.
Nel 1616 ne fu costruita una terza, per ospitare l’altare di San Carlo.
Nel 1713 l’edificio venne restaurato.
All’inizio del XIX secolo la chiesa venne completamente ristrutturata ed abbellita.
La parrocchiale fu costruita su progetto del padovano Giovanni Landini tra il 1925 ed il 1931 perpendicolarmente a quella precedente, alcune parti della quale vennero inglobate nel nuovo edificio.

All’interno è composta da un’unica ampia navata a pianta rettangolare, con due entrate laterali e una principale centrale. Su ogni parete si intervallano cinque archi di forma ogivale, in pietra tenera di Nanto.
Il soffitto del presbiterio è una volta a crociera sostenuta ai quattro angoli da lesene multiple sui quali poggiano due archi gotici. Su quello retrostante, è addossata una semicupola, divisa in vele da un profilo tondo che parte dal centro dell’arco e si apre a raggiera.

A sinistra ci sono gli altari di Sant’Antonio da Padova e di San Giuseppe mentre a destra la cappella della Beata Vergine e di San Carlo Borromeo.
Gli altari di destra vengono dalla vecchia chiesa mentre quelli di sinistra provengono dalla vecchia chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Camposampiero.
All’interno due dipinti con la figura di Sant’Antonio abate.

Segnalazione: Albertino Martignon – albertino.martignon@gmail.com

 

CODROIPO (Ud). Chiesa arcipretale dell’Assunta, altare di S. Antonio abate.

La Parrocchiale o chiesa arcipretale dell’Assunta o duomo dedicato a Santa Maria Maggiore è una delle più antiche pievi del Friuli ed esercita tutt’ora la sua giurisdizione su un ampio territorio (4 vicariati foranei e 10 parrocchie).

L’edificio attuale fu costruito fra il 1731 ed il 1743 e restaurato, dopo il bombardamento aereo del 1945.
Il robusto campanile, alto m. 68, fu elevato fra il 1608 ed il 1630 di fronte all’ingresso principale.
All’interno, abside affrescata da Giovanni Demin; al 2° altare sin. Crocefisso ligneo, della fine del sec. XVI, attribuito ad Alessandro Vittoria e donato nel 1809 al viceré Eugenio di Beauharnais: con questo crocefisso venivano accompagnati al patibolo i condannati a morte della Serenissima; al 1° altare destro, Ss. Giovanni Evangelista, Pietro e Giovanni Battista, pala di Gaspare Diziani (1765); inoltre, Madonna dei Battuti, di Pietro Polittio (1550).

L’ultimo altare a destra, l’Altare di Sant’Antonio Abate, in marmo bianco, è opera di Pietro Baldi, originario di Portogruaro; venne terminato nel 1758 e pagato con il ricavato della vendita di un maiale mantenuto dalle famiglie del paese. Non si conosce la tela originaria, dato che quella oggi visibile è ottocentesca e dipinta da Francesco Lodi: olio su tela del 1850, raffigurante Sant’Antonio abate in adorazione del Crocifisso.
Alla parete d’ingresso, sopra la bussola, grande tela raffigurante la Natività, del sec. XVI.

Bibliografia:
 – Francesca VENUTO, Il duomo di Codroipo e le sue opere, in Codroip, Società Filologica Friulana, Codroipo 2008, pp. 427-458.

Rilevatore: Feliciano Della Mora

Data ultima verifica sul campo: 12/07/2009, 20/05/2023

DOMASO (CO). Chiesa parrocchiale di San Bartolomeo con affresco di s. Antonio abate, fine XVII secolo

Attestata fin dal 1247, ma certamente di fondazione precedente, la chiesa è spesso citata in antichi documenti. Le trasformazioni barocche hanno praticamente cancellato l’assetto romanico della chiesa.

 

Sul lato destro, dopo la prima cappella, dedicata al Rosario, la cappella successiva è dedicata ai Santi Francesco e Antonio (di Padova) e presenta una ricca decorazione a stucco, realizzata nel XVII secolo dal ticinese Agostino Silva, autore anche delle statue di s. Lucia e s. Apollonia ai lati dell’altare ed è arricchita dagli affreschi sulle pareti e sulla volta eseguiti dal pittore Pietro Bianchi detto Bustino (notizie 1681-1720).
L’affresco della parete sinistra raffigura presumibilmente sant’Antonio abate, riconoscibile per il tau sul mantello, misura 300 x 190 cm, è posto chiave d’arco d’ingresso alla cappella e reca l’iscrizione: “CHARITAS FACIT UTRAQUE UNUM”.

La datazione degli affreschi va fatta risalire ad una data di poco posteriore all’esecuzione degli stucchi dell’intera cappella che le fonti attribuiscono datano con precisione al 1692. Nelle due iscrizioni delle pareti laterali della cappella si nominano due canonici della chiesa della famiglia Passalacqua e Ruschi come committenti dei lavori di ornamentazione di pittura e di doratura dell’altare. L’arredo della cappella comprende una tela sull’altare raffigurante la Madonna col Bambino e i SS. Antonio di Padova e Francesco.

 

Link:
https://catalogo.beniculturali.it/detail/HistoricOrArtisticProperty/0300101165-3

GRAN BRETAGNA – BIRMINGHAM. Biblioteca storica Reynolds-Finley, xilografia con sant’Antonio abate

Xilografia colorata, del “Feldtbuch der Wundartzney” di H.V. Gersdorff, 1517, realizzata nella regione dell’ Alto Reno, fine del XV secolo

La xilografia è nel libro del chirurgo Hans Von Gersdorff (1455 circa – Strasburgo, 1529 ) esperto in traumatologia di guerra e autore nel 1517 del Feldtbuch der Wundartzney (Libro da campo/manuale di medicina delle ferite). Il testo fu pubblicato otto volte a Strasburgo tra il 1517 e il 1542, vi fu una traduzione in latino e tre in olandese. Egli operò anche nell’ospedale antoniano di Strasburgo che dipendeva dalla precettoria di Isenheim.

La stampa presenta sant’Antonio in piedi mentre sta leggendo un libro che tiene con la mano destra; con la sinistra regge un lungo bastone a tau cui sono appese due campanelle. Dietro di lui spunta il muso di un maiale. A sinistra la piccola figura di un amputato del piede destro e sofferente del fuoco di sant’Antonio alla mano sinistra, raffigurato simbolicamente come una fiamma.

Altre copie del libro si trovano in diverse biblioteche europeee.

Immagine da:
https://library.uab.edu/locations/reynolds/collections/from-the-collections/hans-von-gersdorff-s-renaissance-surgery-manual