ARDAULI (OR). Chiesa di Sant’Antonio abate
Dal centro di Ardauli prendere via Fra Tommaso verso nord e, da dove parte a destra la via San Damiano, la strada esce dall’abitato come SP30. Da qui percorrere 1,8 km e, arrivati a una curva a gomito in discesa verso destra, subito dopo la curva, alla sinistra della strada, c’è il cancello per accedere alla Chiesa campestre.
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Secondo il Liber chronicus redato dal canonico don Francesco Antonio Tatti nel 1947, la chiesa sarebbe stata ricostruita tra il finire del Cinquecento ed i primi del Seicento dai padri Cappuccini che vi costituirono un eremo e costellarono il territorio di piccole comunità, come quella non distante che ha dato il nome ad una zona, nota come Sos Eremos. Intorno alla chiesa, inoltre sono ancora visibili le tracce di antiche presenze abitative e sepolcrali.
La chiesa rimase in abbandono per diversi secoli, tanto che l’arcivescovo Saliano, che la visita nel 1788, la definì indecente e la interdisse al culto, facendo prelevare il quadro che si trovava all’interno e decidendo che la festa dovesse essere celebrata in paese nella chiesa del Carmine. Il suo successore, monsignor Sisternes, la sconsacrò nel 1807, ordinando di prelevarne le tegole ed altro materiale che poteva essere utile alla parrocchia.
Solo recentemente è stata ripristinata grazie ad un intervento che ha preso forma sul finire del secolo scorso e completato nel 2003, dopo un primo tentativo ad opera di un privato, che si era ripromesso di restaurarla, subito dopo la seconda guerra mondiale.
È stata ricostruita nel rispetto dell’assetto originario ed è composta in blocchi faccia a vista, con prospetto a capanna, portale arcuato e campaniletto a vela, che si erge sul primo contrafforte della fiancata sinistra. L’unica aula, è scandita da due arcate a sesto acuto ed al suo fianco, si trovano alcuni ambienti di servizio.
Presso questa chiesa campestre ogni anno il 17 gennaio si celebra la Festa di Sant’Antonio abate, detto “Sant’Antoni de su fogu” (Sant’Antonio del fuoco). Il giorno prima della festa, nel pomeriggio, i bambini escono con dei sacchetti e bussando alle porte delle abitazioni di parenti e compaesani chiedono Su panizzeddu, un dolce tipico della tradizione gastronomica a base di mandorle e sapa, ossia mosto cotto, che viene preparato in altri paesi anche per la festività del 2 novembre. La sera della vigilia, dopo la benedizione da parte del parroco dei tronchi che sono stati raccolti i giorni precedenti, si procede all’accensione di un grande falò, al quale segue l’offerta ai partecipanti da parte degli organizzatori di dolci tipici e di vino.
Link:
http://www.lamiasardegna.it/ardauli.htm
https://www.youtube.com/watch?v=MS10Nes6-qQ