GARGNANO (BS), frazione di Sasso. Chiesa parrocchiale di Sant’Antonio abate

Via del Perdono, 2
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L’edificio è probabilmente sorto sulle rovine di una cappella romanica del XII.
Le prime notizie riguardanti la chiesa di S. Antonio abate di Sasso e Musaga risalgono alla visita pastorale del Vescovo di Brescia mons. Domenico Bollani nel 1566, ma non vi sono documenti attestanti l’erezione canonica della chiesa, ne riguardanti le dimensioni della stessa.
Nel 1646 le vicinie e i comizi locali ottennero il distacco della chiesa dalla pieve di S. Martino di Gargnano, erigendola di parrocchia autonoma di patronato dei comizi.

Nel 1771, dai documenti dell’archivio parrocchiale di Sasso, si deduce che iniziarono i lavori di allargamento e sistemazione – o ricostruzione – della chiesa giudicata inadeguata dalla Vicinia.
I documenti dell’archivio della parrocchia di Sasso, nel 1787 descrivono le prime opere edili della fabbrica, iniziate quell’anno dopo un periodo di pausa; tali opere comprendono le muraglie del coro e del presbiterio fino al tetto, il cornicione interno compreso in tutta l’aula, e la rifinitura delle pareti.
Nei primi anni del 1800, furono ricollocati i tre altari provenienti dalla vecchia chiesa.
Nel 1826 fu completata l’aula e realizzato l’organo. Il 5 ottobre 1845 si iniziò la costruzione del campanile affiancato alla chiesa.
La chiesa fu consacrata nel 1949.

La facciata, molto semplice e lineare di stile neoclassico, si presenta scandita da quattro lesene che terminano nella parte alta con un frontone triangolare.
Edificio in muratura continua composto da pietrame e laterizi, con volta a botte e copertura a due falde. Presenta un corpo di fabbrica, staticamente indipendente, addossato sul lato nord-est che si collega direttamente al presbiterio.

Interno. L’impianto architettonico è composto dal corpo principale della chiesa ad aula unica con volta a botte e altezza doppi; addossati a questa ci sono due locali comunicanti, di cui una piccola sagrestia e un campanile.
All’interno il corpo principale risulta semplicemente intonacato, senza pitture murali, con la presenza di un cornicione in stucco lungo il perimetro dell’abside e delle pareti.
Le paraste dotate di capitelli compositi sorreggono la trabeazione che corre lungo tutto il perimetro interno della chiesa andando ad interessare anche la zona presbiteriale, nella quale è posto l’altare maggiore policromo sopra cui si apre un’edicola in pietra che racchiude la statua di Sant’Antonio abate.

Tra le opere d’arte custodite in questa chiesa, l’Ultima Cena (XVIII secolo) opera del pittore benacense Stefano Celesti (Venezia ? – post 1659).

 

Link:
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