LAZISE (Vr). Chiesa romanica di San Nicolò, affresco di sant’Antonio abate

Comune di Lazise – piazza Vittorio Emanuele II  11/20

 

La chiesa fu fondata nel XII ed aveva un’abside semicircolare che venne demolita (nel 1595) con la conseguente perdita di importanti affreschi. Nel 1777 fu anche demolito il campanile a vela perché pericolante e fu sostituito dall’attuale; oggi si presenta come un edificio in pianta rettangolare disposto a crociera con navata unica ed il tetto a capriate scoperte, le mura sono in pietra calcare, l’ingresso è sito a ovest ed è sormontato da un protiro pensile, con dedica ai caduti.

All’interno sono ancora visibili numerosi affreschi tra cui: una Madonna seduta in trono che allatta il Bambino (XIV sec.): esso faceva parte di un trittico; la Maria Maddalena (XII sec.), in parete non leggibile; San Lorenzo e San Sebastiano. Alla loro sinistra altri affreschi del Trecento: un altro santo martire che è andato completamente perduto; Sant’Antonio Abate (vedi fig.): dallo studio di questa figura si può evincere che il Santo era molto venerato in queste zone; un San Giovanni Evangelista, rappresentato in forma giovanile; una Crocifissione molto bella; un san Giovanni battista; un San Cristoforo ed in fine un Cristo Pantocratore di fattura bizantineggiante. All’esterno è visibile la Madonna del popolo: l’immagine è databile al XIII secolo ed è collocata, all’interno di una nicchia tabernacolo, sul lato settentrionale anche essa di fattura simile agli affreschi di tipo bizantino.

 

Note storiche:
San Nicolò (di Patara nell’Asia Minore) navigando verso la Terra Santa, predisse una tempesta e quindi la placò con le preghiere. Dopo la sua morte (nel 330), divenne il santo protettore delle acque e dei naviganti.
L’edificio fu costruito nel sec. XII dalla Corporazione degli Originari con i pescatori e i fondatori del Comune. In seguito la chiesa divenne sede della Confraternita di S. Nicolò, una delle antiche Confraternite della Misericordia nate in seguito alle predicazioni domenicane nel sec. XIII, essa sovvenzionò, i principali lavori di rifacimento e di restauro.
Solo recentemente la chiesetta è stata restituita alla forma originale.
Neanche dopo 10 anni dalla sua fondazione, subì i primi danni col terremoto del 1117, in seguito all’incendio che nel 1528 distrusse la casa del Comune, fu adibita ad usi profani.
Nel 1595, per collocarvi gli stalli dei membri della Reggenza, la Confraternita decise di demolire l’abside originale, semicircolare e tutta decorata ad affresco, sostituendola con una a crociera.
Il Comune volle affermare il patronato sulla chiesa, facendo murare sull’arco trionfale lo stemma di Lazise con l’iscrizione: C.l. MDXCV.
La storia si ripeté quando nel 1777 la Confraternita, ricostituitasi con il nome della Beata Vergine del Suffragio, chiese di sostituire il campanile a vela diroccato con uno più grande a due campane; il Comune approvò a condizione che fosse messo lo stemma comunale. Una campana fu offerta dai fedeli, fusa dal Larducci nel 1781, l’altra dal Micheletti a spese della comunità esse oltre a svolgere le normali funzioni, nei giorni di nebbia e di tempesta guidavano i naviganti in porto.
Il lato settentrionale esterno, prospiciente il porto, in origine era protetto da un portico, dove oggi è visibile l’affresco con la Madonna del Popolo.
L’atrio, venne usato come magazzino, riparo per gli uomini e gli animali, cosicché il vescovo Gian Matteo Giberti, disapprovando la presenza dell’altare in un luogo adibito ad usi profani, lo fece demolire e nel 1792 si demolì anche il resto del portico.
Nel 1806, con le soppressioni napoleoniche, il Governo del Regno Italico sciolse la Confraternita di San Nicolò, ne incamerò i beni e tentò di demaniare anche la chiesa, salvata in extremis dal Comune.
La chiesa era in gravi condizioni di degrado, allora il Cardinale Luigi Di Canossa, nel 1879, ne ordinò la chiusura.
Nel 1882 l’arciprete Bartolomeo Tomezzoli iniziò i lavori di restauro, sospendendoli subito per mancanza di fondi. Da allora l’edificio venne trasformato in magazzino, teatro, alloggio di soldati, cinematografo e i suoi arredi sacri furono dati in deposito alla Chiesa parrocchiale.
Finalmente il 17 febbraio 1952, il Consiglio Comunale ne decretò la riapertura al culto; nel 1953 vennero iniziati i lavori di restauro, diretti dall’architetto Bruno Melotti e da Giuseppe Ferrari di Verona e dal pittore Mario Manzini, risuscitatore dei preziosi affreschi trecenteschi.
Il 4 novembre 1953 l’antica chiesetta fu usata per la riconciliazione, divenendo altresì Sacrario dei Caduti del Comune. E le più belle opere d’arte dell’antico edificio ritornarono al loro posto. I lavori di restauro del 1953 riportarono alla luce la testimonianza artistica di quest’antica chiesetta: alcuni frammenti degli affreschi del XIV secolo, che un tempo ricoprivano le pareti della chiesa.
I dipinti, molto probabilmente ex-voto, sono opera di un anonimo artista giottesco di scuola locale; la presenza di Giotto alla corte degli Scaligeri aveva avuto una grande influenza sui pittori veronesi.
II loro stato di conservazione è purtroppo alquanto precario: gli affreschi sono stati più volte ricoperti di intonaco e quindi ridipinti, sia per il mutare delle devozioni popolari nei secoli, sia per le frequenti disinfezioni effettuate in seguito alle epidemie di peste, in particolare quella del 1630.
L’originaria fisionomia del corpo pittorico venne celata quasi completamente finché, grazie agli interventi di restauro del pittore Raffaello Brenzoni nel 1925 e di Mario Manzini nel 1953, dagli strati di intonaco e di ridipinture furono risuscitati i begli affreschi originali.

 

Link: http://www.comune.lazzise.vr.it

Fruibilità:
Sempre aperta – orari dalle 9.00 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 19.00

Rilevatore: Valter Bonello

Data ultima verifica sul campo: 10/05/2011


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