NONANTOLA (Mo). Basilica abbaziale, affresco con Sant’Antonio abate
La facciata attuale è il risultato dei restauri effettuati a inizio Novecento. Edificata nell’XI secolo, la facciata – e più in generale tutta la Basilica – venne alterata alla fine del XVII secolo, assumendo un aspetto barocco.
La lunetta, attribuita con certezza a Wiligelmo, ci mostra Dio in trono, in atto benedicente, affiancato da due angeli e circondato dalle tradizionali raffigurazioni iconografiche dei 4 Evangelisti.
Sotto alla lunetta, troviamo l’architrave: una spaccatura al centro è accompagnata da un’iscrizione latina: “Le alte volte del tempio crollarono nel millecentodiciassettesimo anno dalla nascita del Redentore e quattro anni dopo si cominciò a ricostruirle”
Si fa qui riferimento ad un violento terremoto che nel 1117 sconvolse la Pianura Padana.
Le formelle degli stipiti ci mostrano alcuni episodi scolpiti su pietra.
Ciò che colpisce della facciata è il protiro con lo splendido portale. Il protiro poggia su due leoni stilofori, per mezzo di due appoggi, uno di forma circolare e l’altro di forma quadrata: questi simboleggiano le due nature di Cristo Signore, rispettivamente quella divina e quella umana. Il leone accovacciato è il Signore Risorto e la preda tra le sue zampe è la morte, che da lui è stata vinta. Inoltre il leone-Cristo è raffigurato come sostegno delle colonne: è il risorto che sostiene la sua Chiesa e l’intera vita dei credenti nello scorrere del tempo.
Il portale di ingresso alla basilica, ampio e solenne, è il segno dell’accoglienza della Chiesa: ogni pellegrino troverà qui ristoro per l’anima e per il corpo, sentendosi atteso e amato. «Io sono la porta: se uno entra attraverso di me sarà salvato; entrerà, uscirà e troverà pascolo» (Gv. 10,9). Chi varca il portale passa attraverso Cristo stesso, immergendosi nella sua persona, e quindi, dopo questo incontro, non si può rimanere gli stessi di prima. Attraverso la porta che è Cristo, i credenti hanno accesso al giardino della resurrezione, all’aula della liturgia e alla celebrazione della salvezza.
La lunetta del portale, presentando il Cristo seduto sul trono, circondato dai simboli dei quattro evangelisti e da due angeli in adorazione, ci presenta subito in modo deciso il padrone di casa. Questa è la casa di Dio Padre, qui si viene per adorare il Signore e servire i fratelli, secondo gli insegnamenti del Vangelo. Chi entra si riconosce figlio, bisognoso della consolazione del Padre.
LE ABSIDI ROMANICHE
Sul retro della basilica si possono ammirare le imponenti absidi, sublime esempio dell’architettura romanica, scandite da lesene, semicolonne, bifore, monofore ed archetti pensili.
LE NAVATE DELLA BASILICA
All’interno la basilica presenta la tipica struttura romanica a tre navate separate da due file di pilastri. Scesi alcuni gradini, ci si trova sul piano basso. In fondo, verso le imponenti absidi, si riconoscono subito i due livelli della chiesa, caratteristici delle basiliche di questo periodo: il presbiterio, a cui si accede attraverso la grande scalinata centrale o dalle due scale minori laterali, e la cripta, più in basso rispetto al piano d’ingresso.
La basilica ospita le reliquie delle sette perle nonantolane, i santi che qui sono venerati da secoli: il Patrono del paese, a cui è intitolata l’Abbazia, San Silvestro I Papa, il fondatore Sant’Anselmo, ed i santi Adriano III Papa, i martiri Senesio e Teopompo, le vergini Fosca ed Anseride. Nell’altare maggiore sono contenute le reliquie di san Silvestro I Papa, patrono della basilica e dell’Arcidiocesi, mentre gli altri sei santi sono venerati in cripta e le loro reliquie sono custodite nell’altare dell’abside centrale.
Il fonte battesimale, alla sinistra del portale, di forma ottagonale, è frutto di un rifacimento di inizio Novecento. Murati nella struttura vi sono frammenti di un fregio romanico e una lapide che ricorda una sepoltura paleocristiana. All’interno il fonte battesimale è stato ricavato reimpiegando una fontana romana.
Il presbiterio è la zona in cui in origine stavano i celebranti. Oggi qui si celebrano i riti liturgici nel periodo caldo dell’anno, mentre in inverno si utilizza la cripta. Degni di nota sono l’altare, la cattedra dell’abate e il grande crocefisso nell’arco trionfale.
L’altare maggiore è dedicato al patrono di Nonantola e santo a cui l’abbazia è intitolata, san Silvestro I papa, e in esso riposano le sue spoglie. L’opera è dello scultore di Varese Jacopo Silla de Longhi, che vi lavorò tra il 1568 ed il 1572, su commissione dell’abate commendatario Guido Ferreri. Esso presenta otto lastre di marmo bianco che raffigurano episodi della vita di Silvestro.
Dietro l’altare maggiore si può vedere dietro l’altare il segno proprio di questa basilica, che è anche concattedrale dell’Arcidiocesi di Modena-Nonantola: la cattedra episcopale, nel fondo dell’abside, posta in alto su alcuni gradini.
La cripta dell’abbazia è una delle più vaste delle chiese romaniche europee. Da un punto di vista dell’architettura, essa, costruita nell’XI secolo, venne interrata ad inizio Quattrocento a causa di frequenti infiltrazioni d’acqua e riaperta solo con i restauri del 1913-17.
All’interno dell’altare della cripta sono venerate le reliquie di sei Santi: sono quelle di Anselmo, abate fondatore, Adriano III papa, Senesio e Teopompo martiri, Fosca ed Anseride vergini.
Le colonne, semplici ed eleganti, possono rappresentare le migliaia di monaci che hanno fatto di Nonantola un luogo di preghiera tra i più importanti al mondo. Le colonne sono 64, ognuna con un proprio capitello.
Nella basilica, di notevole interesse è il grande affresco, datato XV secolo, attribuito alla scuola modenese degli Erri o al “Maestro della pala dei muratori”. Si compone di tre livelli: in alto, Crocefissione, al centro, Annunciazione, in basso, una teoria di Santi dove possiamo riconoscere, da sinistra, Martino, Gregorio Magno, Giovanni evangelista, Giacomo, Silvestro, Antonio abate e Giorgio.