UDINE. La Chiesa di San Giacomo in Mercatonuovo; altare di Sant’Antonio abate
Nel cuore di Udine, compresa fra la prima e la seconda cerchia delle antiche mura, si apre piazza San Giacomo nel “Mercatonuovo” o piazza delle Erbe, come a lungo la chiamarono gli udinesi, oggi piazza Matteotti. Sobria ed elegante, percorsa su tre lati dai portici e limitata dalle restaurate case alte e strette, che ancora conservano sulla fronte le tracce degli affreschi geometrici del Quattrocento e del primo Cinquecento, la piazza si conclude con l’elegante facciata della chiesa di San Giacomo.
Le origini della chiesa sono antiche e legate alla presenza in Udine della Confraternita dei Pellicciai.
Alla fine del Trecento la Fraterna risultava così fiorente da consentirle di costruire una nuova chiesa “sotto il titolo di S. Jacopo” in Mercatonuovo, nel luogo chiamato “Campo di giustizia” in quanto sede delle esecuzioni dei malfattori. Il suo documento di fondazione è del 3 maggio 1401. Questa primitiva chiesa, non di notevoli dimensioni, era preceduta da un portico con altare.
Dalla sua costruzione la Confraternita dei Pellicciai si occupò di curare ed abbellire la chiesa: già nel 1461 diede l’incarico al maestro intagliatore e indoratore Stefano di Settecastelli di Transilvania, abitante a Udine, di scolpire un’Ancona lignea a due ordini sovrapposti, ricca di sette statue di santi.
Il programma di risanamento e di riqualificazione urbanistica del Mercato nuovo, attuato dal Comune cittadino, non poteva lasciare indifferente la ricca Confraternita dei Pellicciai, che nel 1521 decise di partecipare a tale rinnovamento abbattendo il portico con poggiolo davanti alla chiesa di San Giacomo per edificare una nuova facciata con torre dell’orologio, incarico che fu affidato quattro anni più tardi al luganese Bernardino Bortolini da Morcote.
Nel 1487 fu costruito, per volontà del Luogotenente veneto Tommaso Lippomano il pozzo che tutt’oggi ammiriamo anche per l’insolita forma: sulla cisterna ottagonale s’impongono, infatti, quattro colonne che sostengono il coperchio sopra cui s’innalza una colonna isolata, mentre sul basamento si vede la scritta C.VT.F.F. (Civitas Utinensis Fieri Fecit).
L’opera fu eseguita probabilmente da maestranze lombarde, in quei tempi presenti in città a causa della saturazione del mercato veneziano. Ad uno di questi artisti è da attribuire anche la Colonna sormontata dalla coeva Vergine col Bambino, collocata sull’area sopraelevata. Curiosi e di qualche interesse sono i ferri che sporgono da essa: un tempo, secondo le antiche cronache, reggevano una campana i cui rintocchi si diffondevano alle ore nove per indicare la fine del “mercato libero”: dopo quell’ora, infatti, la compravendita era permessa “solo tramite i venditori di piazza”.
L’altare di Sant’Antonio abate
Il primo altare a sinistra dedicato a Sant’Antonio abate fu eretto nel 1724 ad opera di Simone Pariotti, che ripropose le forme classiche e sobrie utilizzate nell’altare di Santa Apollonia, creando così due complessi architettonici quasi identici.
Nel 1725 vi fu collocata la tela raffigurante La Madonna del Carmine fra i Santi Antonio abate, Antonio da Padova, Lorenzo e Giovanni Battista.
Il dipinto, per lungo tempo attribuito erroneamente al pittore Giacomo Carneo, è in realtà di Pietro Venier, del 1725.
Notizie più esaurienti, vedi: https://guidartefvg.it/elenco/la-chiesa-di-san-giacomo-mercatonuovo/
Info:
Piazza Giacomo Matteotti, 33100 Udine UD
Telefono: 0432 505302