VALLADA AGORDINA (BL). Chiesa di San Simon con varie immagini di s. Antonio abate
L’aula della chiesa di San Simon, di antichissima origine, è interamente decorata da un ciclo di affreschi del 1549, opera di Paris Paschalinus Bordón, o anche Pàris Bordone (Treviso, 1500 – Venezia, 1571), che illustrano i santi Simone e Pietro, Barbara; il Padre Eterno, la Natività, dando luogo ad un armonioso e continuativo affresco che si estende lungo le pareti. Gli affreschi furono restaurati nel 1954.
In controfacciata, a destra della porta, la figura, incompleta, di Sant’Antonio abate, rappresentato con il torso parzialmente ruotato e con il capo rivolto all’indietro, con una folta barba canuta. Il Santo indossa una tunica ambrata che è in parte coperta da un ampio mantello viola. Con la mano sinistra probabilmente reggeva un bastone o una croce a “tau”. Il piede sinistro è rivolto verso l’osservatore; in secondo piano appare la testa di un maiale.
La chiesa conserva sull’altar maggiore un Flügelaltar in stile tardogotico, è il risultato della armoniosa e qualificata collaborazione di più artisti. G. Parusini ha attribuito la progettazione generale ad Andrè Haller da Bressanone e ha identificato tra gli autori anche il “Maestro di Heiligenblut”. Il Flügelaltar, in legno di abete rosso e di pino cembro dorato e policromato, fu realizzato tra il 1520 e il 1525 è costituito da un Corpus o Scrigno con due battenti incernierati, dall’Auszung, il coronamento, e il Sarg, o Predella, sempre richiudibile per mezzo di due sportelli. Alla base vi è la Natività; al centro la Madonna col Bambino tra i santi Simone e Giuda; sul coronamento Gesù crocifisso tra la Madonna e s. Giovanni.
Sulle portelle laterali sono scolpiti, a destra in alto, s. Antonio abate e sotto s. Caterina d’Alessandria e a destra s. Biagio e s. Giuliana. Nella predella altri Santi intorno alla Madonna col Bambino.
Sant’Antonio ha la mano destra nel gesto di benedizione, con la sinistra tiene un libro rosso; un maiale spunta è ai suoi piedi, a sinistra. Vedi particolare nella foto in alto.
Durante le visita pastorale nel 1583, il vescovo Giovanni Battista Velier ordina di “proveder per lialtari che ciascuno di essi habbia un palio novo di qualche honorevolezza”. L. Serafini ha supposto che la pala raffigurante i “Santi Valentino, Antonio e Margherita” eseguita da Francesco Frigimelica il vecchio (1570 circa – Belluno, dopo il 1649) sia stata la risposta a questa volontà. Il polittico è ora posto nel presbiterio. Al vertice destro dell’immaginario triangolo che congiunge i tre santi, santa Margherita indossa un candido velo e una scura tunica coperta in parte da un ampio manto ocra. Lungo il bordo del manto della Santa si può leggere la scritta frammentaria: “1595 C…P…NTUS…PINXIT…ISCUS FRIGGIMELLICA PICTO”. Questa datazione inserisce la pala di San Simon tra le prime opere eseguite dal pittore nel bellunese. Sant’Antonio abate si sostiene su un bastone con la mano destra mentre regge con la sinistra una lingua di fuoco. San Valentino regge con la mano destra un Vangelo e stringe con la sinistra un ramo di palma simbolo di martirio
La chiesa conserva anche quattro tavole della pala che sorgeva sull’antico altare dedicato a sant’Antonio, realizzate da Matteo Cesa tra il 1480 e il 1485. Le tavole dipinte a tempera grassa sono racchiuse entro una cornice intagliata con motivi quattrocenteschi (in realtà si tratta di un’elegante rifacimento della fine del XIX o XX secolo). Nel primo fornice San Valentino indossa una veste ed un ampio mantello; in mano regge un vangelo aperto e la palma del martirio. A destra sant’Antonio abate con accanto il nero suino che reca nella zampa un campanello, stringe con la mano destra un libro chiuso e con la sinistra un lungo bastone. Nel terzo fornice santa Margherita di Antiochia stringe con la mano sinistra la palma del martirio mentre ai suoi piedi giace il Male domato, rappresentato da un piccolo drago. A destra infine è rappresentato un vecchio frate intento a leggere il libro che regge con entrambe le mani. Dalla foggia e dal colore dell’abito talare potrebbe trattarsi di san Filippo Benizi, celebre monaco dell’Ordine dei Servi di Maria che allora possedevano un convento a Belluno. Il fondo oro e l’essenziale pavimentazione rosacea inseriscono i personaggi in una dimensione atemporale. Gli sguardi, tutti convergenti verso il centro potrebbero essere rivolti a una tavola centrale con la Madonna e il Bambino, oggi perduta.
Link:
https://it.wikipedia.org/wiki/Affreschi_di_San_Simon#Controfacciata
https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_San_Simon