GENOVA. Oratorio di Sant’Antonio abate alla Marina, con immagini del Santo

Vico sotto le Murette, quartiere del Molo
https://goo.gl/maps/n7ZqBTfSjGeUTRiC7

 

L’oratorio (detto anche “di Sarzano”), posto sulle mura della Marina, sul fronte a mare del colle di Sarzano, a fianco della ex chiesa di San Salvatore, risale al primo decennio del Seicento; fu edificato come sede della omonima “casaccia” (confraternita), costituita nel  1460 presso la scomparsa chiesa di S. Domenico. Si arricchì, soprattutto nel Seicento, di un’importante quadreria.
Nel 1684 venne gravemente danneggiato dal bombardamento navale francese e fu restaurato a partire dal 1706. Nel 1777 ben venti “Compagnie” risultavano aggregate alla casaccia che faceva capo all’oratorio.
Soppresso come tutti gli oratori nel 1811, durante il periodo napoleonico, fu riaperto al culto il 22 settembre 1816; nel 1828 subì un profondo restauro, su progetto di Carlo Barabino, con la collaborazione dello scultore Ignazio Peschiera, e il 17 aprile 1836, privilegio insolito per un oratorio, fu consacrato dall’arcivescovo Placido Maria Tadini.
Nell’ultimo dopoguerra, pur continuando ad ospitare la confraternita di Sant’Antonio abate, divenne sede della parrocchia del SS. Salvatore e S. Croce, che aveva perso per i bombardamenti il suo principale luogo di culto.

Il portale, essenziale nei suoi elementi architettonici (risalenti alle fase di restauro ottocentesca), è decorato dalla statua del Santo omonimo collocata entro una nicchia ed è datata 1607.

 

L’interno ha un’unica navata con volta a botte. Pur senza poter più vantare il corredo artistico di un tempo, in gran parte disperso con la chiusura del 1811, conserva ancora alcuni pezzi notevoli: la cassa processionale settecentesca con San Giacomo che sconfigge i Mori, commissionata a Pasquale Navone. Il Cristo Bianco (1710) e  il Cristo Moro, crocifisso processionale di Domenico Bissoni (1639), non facevano parte del patrimonio storico di Sant’Antonio abate, ma provengono dall’oratorio di San Giacomo delle Fucine, demolito nel 1872 per il tracciamento di via Roma. Con le innovazioni urbanistiche di fine Ottocento varie confraternite, che avevano visto distrutti i loro oratori, vennero infatti accolte nell’oratorio di Sant’Antonio, portando anche parte del loro patrimonio artistico, compreso un ricco apparato processionale.

Delle varie opere di Luca Cambiaso l’unica rimasta è una tavola del 1575-85 con “Sant’Antonio che ritrova le spoglie (veglia il corpo) di san Paolo Eremita” (257 x 165 cm) posta sull’altar maggiore; quest’ultimo realizzato nel XIX secolo su progetto di Carlo Barabino (1768/ 1835) in marmo e decorato da bassorilievi bronzei di Niccolò Macchiavello che raffigurano: sant’Antonio abate/ quattro Evangelisti/ Fede.

Le due tele laterali all’altare sono opera del genovese Giuseppe Passano (1786 – 1849) che le realizzò nel 1828-36 e raffigurano “S. Antonio e s. Paolo che spartiscono il pane miracoloso” (220 x 180 cm) e “La sepoltura di s. Antonio” (220 x 180 cm).

Nella sacrestia si conserva una tela raffigurante “S. Antonio circondato dai diavoli” sullo sfondo di un incendio, da alcuni considerato opera giovanile (1616) del genovese Gioacchino Assereto (1600 – 1649).

 

Link:
https://www.fosca.unige.it/gewiki/index.php/Oratorio_di_Sant%27Antonio_Abate

https://it.wikipedia.org/wiki/Oratorio_di_Sant%27Antonio_Abate_(Genova)

https://catalogo.beniculturali.it/detail/HistoricOrArtisticProperty/0700075144-0 (altare)

https://catalogo.beniculturali.it/detail/HistoricOrArtisticProperty/0700075153 (Cambiaso, S. Antonio veglia il corpo di s. Paolo)

https://catalogo.beniculturali.it/detail/HistoricOrArtisticProperty/0700075155 (S. Antonio e s. Paolo che spartiscono il pane)

https://catalogo.beniculturali.it/detail/HistoricOrArtisticProperty/0700075151 (Sepoltura s. Antonio abate)

https://www.treccani.it/enciclopedia/gioacchino-assereto_%28Dizionario-Biografico%29/

 

Data compilazione scheda: 27-1-2022
Rilevatore: AC


Regione Liguria