MELE (Ge). L’Oratorio di Sant’Antonio Abate – Scheda 2 – Cassa processionale
L’Oratorio settecentesco è composto da un insieme di edifici aggregatisi nel corso del tempo: la chiesa con la sacrestia (vedi https://www.santantonioabate.afom.it/mele-ge-oratorio-di-santantonio-abate-scheda-1/ ), le case dell’Oratorio, il sacello dove è custodita la Cassa di Sant’Antonio (scheda 2, vedi qui di seguito).
L’ingresso della chiesa è sul lato lungo della costruzione e dà accesso diretto alla navata unica che la compone.
La piccola CASSA processionale di SANT’ANTONIO IL VECCHIO
La piccola Cassa processionale è citata in un libro di conti della Confraternita per le aggiustature a cui viene sottoposta nel 1639.
Ciò ha portato la probabile datazione all’ultimo scorcio del XVI secolo.
Datazione confermata dal restauro che ha evidenziato, pur nella semplicità della rappresentazione, l’epoca e l’alta qualità del manufatto. Mentre la struttura fasciata di noce d’india è del 1718 come risulta dall’atto notarile di fabbricazione.
È stato rinvenuto, sotto lo strato delle ridipinture e degli stucchi, parti della doratura originale a racemi di Sant’Antonio e la particolare realizzazione della veste di S. Paolo fatta con canne palustri intrecciate proprio secondo la tradizione iconografica del Santo Anacoreta.
E proprio iconograficamente si rileva l’appartenenza dell’opera al secolo del Concilio di Trento: il Santo, pur nella gloria dell’immagine (particolare la coloritura degli incarnati, le dorature), è ponte e mediatore con la Grazia Divina. A tal proposito si confronti la grande cassa processionale del Maragliano con lo stesso soggetto che manifesta una corporeità da parata tipicamente barocca.
La disposizione delle statue non è l’originale in quanto ha subito molte modifiche nel corso dei secoli ma ne rispecchia molto l’ideale rappresentativo Controriformista.
Infine i due leoni (da notare le code in ferro battuto) in postura quasi araldica danno a tutta l’opera una forte caratterizzazione simbolica.
Note storiche:
Il SANT’ANTONIO ABATE del MARAGLIANO
La grande scultura in legno, realizzata secondo le più recenti indicazioni tra il 1703 e il 1710 e acquistata nel 1874 dalla Confraternita locale, rappresenta Sant’Antonio Abate contemplante il corpo di San Paolo Eremita con due leoni che scavano una fossa mentre l’anima sorretta da angeli s’invola al cielo.
Un piccolo angelo sorregge la mitra e il pastorale, vicino ci sono sia il maialino che il fuoco ardente simboli iconografici del Santo.
E’ una delle poche opere processionali del Maragliano dove l’evento è racchiuso in se stesso e non aperto in forma di rappresentazione devozionale.
Colpisce sia la grande base scolpita a rocce e decorata da verzure e piccoli animali che la rarefatta pacatezza dell’ambientazione e delle poche figure.
La prima, forse, unica libertà dell’esecutore; la seconda, forse, precisamente indicata dai committenti dell’opera: i confratelli dell’Oratorio (oggi distrutto) sotto il titolo del Santo in Strada Giulia, ora Via XX Settembre, detto “dei Birri” ossia la polizia dell’epoca.
Le figure dei santi sono grandi al vero. Sant’Antonio ha l’abito proprio del suo ordine monastico con il simbolo della Tau sulla spalla destra, San Paolo è vestito con una tunica di stuoia intrecciata tipica degli anacoreti (eremiti) della chiesa orientale dei primi secoli.
Solo gli angeli e il manto dell’anima hanno decori tipici delle stoffe genovesi del tempo.
Molto bella è la base rocciosa a cui si appoggia San Paolo e da cui si imposta il vorticoso girare di nuvole e angeli sorreggenti la figura, più piccola del vero, dell’anima in estasi.
E’ un grande esempio del Maragliano che unisce genialità artistica e maestria nel trattamento del legno, un capolavoro del barocco genovese.
L’opera è tuttora portata processionalmente, una volta l’anno il 15 agosto, da squadre di 16 uomini e il suo peso si stima in oltre 10 quintali.
Per tutti a Mele è “uno di famiglia” perché il Sant’Antonio Abate esprime l’identità collettiva e le tradizioni più amate e sentite dei melesi.
Questo tesoro dell’arte, tra il settembre 2009 e il maggio 2010, è stato sottoposto a complessi e delicati restauri realizzati nel laboratorio di Antonio Silvestri a Santa Maria in via Lata, che occupa gli stessi spazi dove aveva sede l’antica Confraternita genovese che per prima commissionò l’opera al Maragliano.
Prima degli interventi l’opera è stata sottoposta a una batteria diagnostica completa, a partire dagli esami radiografici per valutarne anche la staticità e verificarne l’anima metallica che aveva subito manomissioni, probabilmente in buona fede, che però ne hanno irrigidito la struttura e provocato fessurazioni.
Sono state verificate anche la qualità, l’essenza e la datazione del legno e con stratigrafie e prelievi colorimetrici l’originalità della struttura pittorica, di pregio assoluto ed ora riportata in luce.
E’ stato inoltre eliminato l’ingombrante bordo del basamento ligneo aggiunto successivamente perché, oltre ad appesantire l’estetica dell’opera ne aveva alterato il ritmo con l’asportazione delle decorazioni a ramarri, foglioline e fiori che sono state ricollocate nella posizione originale.
Il 5 giugno 2010 la maestosa cassa processionale lignea è stata montata in piazza a Mele e riconsegnata alla Confraternita tra grandi festeggiamenti.
“L’amore che circonda quest’opera d’arte – ha detto Giorgio Devoto – arricchisce la cassa processionale di Sant’Antonio Abate, un capolavoro assoluto, di un surplus di preziosità fatto degli sguardi, dell’affetto, delle ideali carezze di tutti i melesi. Sono felice e orgoglioso di poter partecipare con la Provincia a questa festa che raccoglie e celebra tutta la memoria del territorio.”
“Ringrazio di cuore tutti coloro che hanno sostenuto, promosso e reso possibili i restauri – ha detto Benedetta Clio Ferrando – e la Confraternita per aver saputo conservare nei secoli questo gioiello per i melesi e il territorio. Ora contiamo i giorni che ci separano dal ritorno del Santo che arriverà a Mele il 4 giugno 2010, preceduto il 3 da un importante convegno di studi e al programma dei festeggiamenti partecipano anche i Comuni vicini, molte associazioni, e in modo collettivo e in ogni forma possibile tutti i nostri concittadini in ogni forma possibile.”
Tra l’originalità piena di luce del Theatrum Sacrum in piazza e magiche coreografie di Kyra con il fuoco, simbolo di ascesi e purificazione la sera del 4 giugno e con feste, danze, cori, esposizioni, visite guidate al Sant’Antonio fino al 13, il vero clou degli eventi è perciò “proprio il calore della comunità melese che festeggia l’emblema della sua storia e della sua devozione” chiosa l’assessore Ignazio Galella.
Il restauro della cassa processionale (con Sant’Antonio che assiste al trapasso di San Paolo Eremita, mentre la sua anima nelle sembianze di un giovane viene trasportata in cielo da tre angeli e due leoni scavano la tomba per le spoglie del pio Eremita) “è stata una sfida complessa ed eccezionale – ha detto Alessandra Cabella – come questa scultura realizzata in modo stupendo e raffinatissimo dal Maragliano”.
Link: http://www.comune.mele.ge.it/
Rilevatore: Feliciano Della Mora
Data ultima verifica sul campo: 23/08/2010