MOGLIANO VENETO (Tv). Duomo arcipretale di Santa Maria Assunta, con immagine di Sant’Antonio abate.

Secondo l’atto di fondazione dell’abbazia benedettina di Mogliano (997), sullo stesso luogo dove sorge l’attuale chiesa si trovava una “pieve con fonte battesimale”.
Citando lo stesso documento, verso la fine del IX secolo il paese fu devastato durante un’incursione di Ungari, i quali, nel procinto di attaccare la ricca Venezia, avevano posto il loro accampamento presso l’attuale Campalto. In questa occasione la pieve fu distrutta e il territorio abbandonato a se stesso.
Di fronte a questa deprecabile decadenza, il vescovo di Treviso decise di rifondare la chiesa e di affiancarla ad un monastero benedettino. Compiuta l’opera di bonifica e ripopolamento, i monaci furono sostituiti dalle monache (1075).
Le religiose amministravano la pieve attraverso un parroco da loro eletto. Analogamente ad altre pievi, sin dal Trecento sono documentati in realtà due parroci, detti porzionari, che amministravano l’uno il territorio a sud della chiesa, l’altro quello a nord. Essi si avvicendavano nello svolgimento dei riti sacri nel senso che, a settimane alterne, l’uno fungeva da parroco effettivo e l’altro da semplice cappellano. Questa organizzazione continuò sino al 1812.
La vita a Mogliano, posta ai confini tra Treviso, Padova e Venezia e punto di passaggio obbligato per le truppe, non fu facile durante il Medioevo perché oggetto di saccheggi e devastazioni.
Nonostante l’attività monastica fosse sempre riuscita in qualche modo a sopravvivere, nel 1413 le religiose decisero di trasferirsi nel complesso claustrale di San Teonisto, entro le più sicure mura di Treviso.
Questa occasione fu un incentivo allo sviluppo della parrocchia che, sebbene rimanesse sotto il controllo delle monache, col tempo si fece sempre più libera di amministrarsi autonomamente. Nella seconda metà del Cinquecento cominciò il primo grande restauro della chiesa. Un secondo intervento si ebbe nel 1782, quando fu rialzato il tetto e rifatto l’Altare Maggiore.
Le conquiste Napoleoniche del 1797 apportarono gravi danni al patrimonio artistico della chiesa.
Nonostante ciò, la vita parrocchiale continuava fervida, così come gli interventi di restauro; particolarmente incisivi furono quelli voluti a metà Ottocento.

La chiesa ha la tipica pianta a croce latina con l’altare rivolto ad oriente. Il corpo è costituito da tre navate, di cui la centrale è la maggiore.
L’entrata del presbiterio è sormontata da un arco trionfale, affiancato da affreschi di Sebastiano Santi rappresentanti l’Annunciazione, con l’Angelo a sinistra e la Madonna a destra. Nei pilastri dello stesso sono scavate due nicchie dove trovano posto due statue di san Pietro e san Paolo (XVI o XVII secolo).
In continuità con le scritte della navata centrale, anche nel cornicione del presbiterio trova posto una citazione biblica. Rispettivamente a destra e a sinistra trovano posto due affreschi: una Nascita di san Giovanni Battista e un’Adorazione dei Pastori, altre opere del Santi. Fa da contorno all’altare un coro ligneo ottocentesco. La volta è ornata da un affresco rappresentante la Fede, sempre del Santi.
Il vecchio altare maggiore risale al 1782. Preceduto dalla balaustra del 1823 (qui arretrata dopo il Concilio Vaticano II), sopra la mensa sta una sorta di tempietto finemente decorato che comprende il tabernacolo. Dietro si trova un affresco settecentesco di autore ignoto rappresentante l’Assunta.

Altare di santa Francesca Romana
È il secondo a sinistra ed è del 1689. Come il precedente, è ornato da una pala del Buratti (1822-1899) che rappresenta santa Francesca Romana, circondata da sant’Antonio abate, san Sebastiano e santa Lucia.

 

Segnalazione: Albertino Martignon – albertino.martignon@gmail.com


Regione Veneto