MOIE (An). Abbazia benedettina di Santa Maria, con dipinto murale raffigurante Sant’Antonio abate.

L’abbazia benedettina di Santa Maria di Moie costituisce uno dei più interessanti esempi di romanico nella regione Marche e si trova nell’omonima cittadina in provincia di Ancona, collocata in una posizione strategica perché vicino la strada che collega l’Umbria con la costa adriatica attraverso la valle dell’Esino.
Fig. 1 - Abbazia di Santa-Maria-delle-MoieL’abbazia fu fondata probabilmente nell’XI secolo da componenti o parenti degli Attoni-Alberici-Gozoni come monastero privato: questa famiglia dominava a quel tempo tutte le Marche centrali e cercava di consolidare la propria potenza politica ed economica attraverso la fondazione di monasteri privati nei luoghi più strategici della regione (erano stati già costruiti San Vittore delle Chiuse nel comune di Genga e probabilmente Santa Croce dei Conti di Sassoferrato, realtà con cui ne condivideva la tipologia costruttiva).
La valle attorno alla chiesa era inoltre una zona decisamente fertile con vigneti e campi coltivati con olivi e fichi e poco distante ad una zona boscosa chiamata Silva Carpineta e ad un ponte che attraversava il fiume Esino, che nel Medioevo costituì il confine conteso da Longobardi e Bizantini.
La prima notizia certa dell’abbazia è del 1201, quando viene ricordato per la prima volta l’abate di Santa Maria Guido Simonis (di Simone) come firmatario del contratto con la quale i Signori (Tommaso, Mollaro con i figli del defunto Tebaldo, Lebedano e Roberto) del Castrum Mollie che si trovava ad occidente dell’Abbazia si sottomettono al comune di Jesi. Nota a partire dal 1219 come Molie S. Mariae plani, rimarrà così fino al XIV: il nome molie denota la geografia del territorio paludoso che si estendeva lungo l’Esino fino al XIII secolo e invece planum indica la pianura come sito dell’abbazia.
Fig. 4 - veduta-chiesa-moie-da-estNei secoli XI e XII l’Abbazia ottenne significative donazioni come emerge dal catasto del 1295 fatto fare dal Vescovo diocesano Leonardo (165 ettari e 4 mulini): notevolmente importante era il tributo della decima pagato nel 1299 alla Chiesa romana, che era superata solo da poche altre istituzioni.
Nel 1400 le proprietà del monastero raddoppiarono rispetto a quelli del XIII secolo: nonostante questo momento di prosperità, tra il XIV secolo e XV secolo, come accadrà per altre abbazie, Santa Maria delle Moie accuserà una progressiva riduzione delle vocazioni monastiche che culminerà tra il 1456 e il 1464 col trasferimento dei beni dell’abbazia al Capitolo della Cattedrale di Jesi. Il vescovo Marco Agrippa Dandini (1599 – 1603) il 1° gennaio del 1600 eleverà l’abbazia a parrocchia, rimanendo sotto il Capitolo della Cattedrale di Jesi fino al Concilio Vaticano II.

Internamente nell’abside laterale verso sud è presente una pittura murale del XVI secolo raffigurante sant’Antonio abate, che fa supporre un secondo altare a lui dedicato. Il Santo è vestito con abiti episcopali e siede su un trono affiancato da due colonne, con la mano sinistra regge il pastorale mentre la mano destra benedice. A sinistra e destra dei suoi piedi sono rappresentati i committenti, una donna e forse due vescovi; sullo sfondo si riconoscono delle palme isolate, una campana, un piccolo maiale nero ed un bue. Purtroppo non è leggibile l’iscrizione che corre lungo il bordo ornamentale inferiore…

Autore: Martina Gambioli

Fonte: www.finestresullarte.info, 1 ago 2020

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