USA – RALEIGH. North Carolina Museum of Arts – Kress Foundation, “Madonna di Loreto che appare ai santi Giovanni battista, Eligio e Antonio abate” del Domenichino, 1618-20
Olio su tela di 241 x 170,5 cm
Opera di Domenico Zampieri detto il “Domenichino” (1581 – 1641), realizzata nel 1618-20-
Inventario numero K1623 – GL.60.17.51
Commissionato dall’orafo Antonio Salvatore per la cappella di famiglia nella Chiesa di San Francesco a Fano; venduto dalla Chiesa il 25 febbraio 1805 al marchese Antaldo Antaldi; Francesco Rosaspina, Bologna; il principe Eugenio Beauharnois, viceré d’Italia [1781-1824]; Luciano Bonaparte, principe di Canino; venduto nel 1814 a Maria Luisa, ex regina d’Etruria [morta nel 1824], Roma; per lascito a suo figlio, Carlo Luigi di Borbone Parma, duca di Lucca, Londra; vendita, Phillip’s, Londra, 5 giugno 1841, n. 42/51 o 52; Johnston[e?]; Sir Frederick Cook (1844-1920), 2nd Bart., Doughty House, Richmond, Surrey, nel 1903; per eredità a Sir Herbert Cook (1868-1939), 3rd Bart., Doughty House, almeno fino al 1932; venduto presumibilmente dopo il 1939 al conte Alessandro Contini Bonacossi [1863-1955] Roma-Firenze; venduto alla Samuel H. Kress Foundation il 10 marzo 1949; dono 1961 della Samuel H. Kress Foundation al North Carolina Museum of Art.
Il quadro è stilisticamente molto vicino ad altri dipinti da cavalletto di questo periodo della sua carriera (un parallelo particolarmente pertinente è l‘Angelo Custode, nel Museo di Capodimonte, Napoli, firmata e datata 1615). Un ovvio modello per la composizione di K1623 era a portata di mano nel duomo di Fano: la Madonna in gloria e Santi (firmata e datata 1613) di Lodovico Carracci, nella cui accademia bolognese aveva studiato il Domenichino.
«Giuseppina Boiani Tombari, grazie alla scoperta di nuovi documenti d’archivio, ha collegato il dipinto al testamento di tal M.° Antonio del quondam Gio. Battista Salvatore romano e orafo (Fano, Archivio di Stato, Fondo Notarile, Astolfo Battisti, v. YY, 1602-1636, cc. 54r-57r), venuto forse a Fano in qualità di zecchiero. Il 20 gennaio 1625 l’orefice dispone nel suo testamento un lascito di cento scudi ai frati conventuali per la celebrazione in perpetuo di una messa alla settimana nel suo altare dei Santi Giovanni Battista ed Eligio. Viene così motivato anche l’attributo iconografico del bacile coi gioielli altrimenti inspiegabile (Eligio è protettore degli orafi) e quindi cade la vecchia identificazione con san Paterniano.
Giovanni Battista ha in mano una croce e Antonio abate la campana ai piedi. I tre Santi guardano la visione della Madonna col Bambino nel cielo. La casa in miniatura su cui è seduta fa riferimento alla tradizione secondo cui la sua casa di Nazareth fu miracolosamente trasportata a Loreto, località a sud di Fano vicino alla costa adriatica.
La studiosa G. Boiani Tombari nota ancora che dai documenti risulta che M.° Antonio aveva bottega nella contrada di San Leonardo dove viveva anche Giovan Battista Buratti (Fano, Archivio di Stato, Notarile, Astolfo Battisti, vol. Y, 1619, cc. 202r-204v), uno degli stuccatori della cappella Nolfi, nel Duomo della città, affrescata, tra il 1618 e il 1619, da Domenichino; è molto probabile che il Buratti fu il tramite tra maestro Antonio e il pittore.»(1)
Parte del testo:
(1) https://www.regione.marche.it/Regione-Utile/Cultura/Catalogo-beni-culturali/RicercaCatalogoBeni/ids/53569/Madonna-di-Loreto-San-Giovanni-Ba%E2%80%A6
Link:
https://kress.nga.gov/Detail/objects/2920