CAMPI BISENZIO (FI). Museo di Arte Sacra di San Donnino, quattro dipinti con s. Antonio abate XIV-XV secolo
Il Museo di Arte Sacra di San Donnino fu aperto nel 2000 in ambienti adiacenti la chiesa di Sant’Andrea di Brozzi che ne costituisce, dal punto di vista della visita, il naturale completamento.
Bibliografia:
Simari M.M., Il Museo di Arte Sacra di San Donnino. Guida alla visita del museo e alla scoperta del territorio, Edizioni Polistampa, 2010
Link:
https://www.piccoligrandimusei.it/blog/portfolio_page/museo-darte-sacra-di-san-donnino/
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_Sant%27Andrea_(San_Donnino)
“Annunciazione fra i santi Eustachio e Antonio abate”
(Fotografia in alto) Pittura su tavola, trasportato su nuovo supporto ligneo.
Opera di Giovanni dal Ponte (1385 – 1437/38)(Maestro dell’Annunciazione di Brozzi )
Datazione: primi decenni del XV sec.
Sant’Antonio abate, a destra, con saio marrone e mantello nero, tiene con la mano sinistra un libro rosso e con al destra un lungo bastone a tau. Un piccolo maiale scuro è ai suoi piedi a destra.
Immagine da Wikimedia
“Trittico di San Donnino”
Dipinto su tavola
Opera del “Maestro di Barberino” (attivo nella seconda metà del sec. XIV) per lo scomparto centrale; Giovanni del Biondo (Firenze, documentato dal 1356 ad 1398) per i Santi e la predella. Datato alla seconda metà del XIV secolo.
Raffigura: “Madonna in trono col Bambino con i santi Caterina, Antonio abate (a sinistra), Margherita d’Ungheria e Giuliano (a destra); San Donnino (pannello sinistro); San Giovanni Battista (pannello destro); Storie di San Donnino (predella)”.
Di sant’Antonio abate è rimasta solo la parte superiore, con saio e mantello, un libro rosso nella mano destra e presumibilmente il bastone nella sinistra.
Immagine da Wikimedia
“Madonna in trono con Bambino fra i santi Antonio abate, Andrea (a sinistra), Pietro e Martino Vescovo (a destra)”.
Dipinto su tavola
Bottega di Domenico Ghirlandaio, forse Davide Ghirlandaio (1452 – 1525).
Datato alla fine del XV secolo.
Sant’Antonio all’estrema sinistra, con barba bianca biforcata e saio scuro, tiene con al mano sinistra un libro rosso e con la destra il bastone a tau. Il muso di un maiale spunta da dietro la sua figura, a destra.
Immagine dal sito del Museo.
“Madonna col Bambino e i santi Sebastiano, Simone Zelota (a sinistra); Giuda Taddeo e Antonio abate (a destra).
Dipinto su tavola trasportato su supporto listellare, cm 145 × 215. Inventario GR 5377
Opera di Francesco Botticini (Firenze 1446 – 1498). Datato al 1480.
Sant’Antonio, all’estrema destra, in saio scuro, tiene il bastone con la mano destra.
Durante l’alluvione del 1966, “nella chiesa di Sant’Andrea l’acqua raggiunse il livello di quattro metri e vi ristagnò per una settimana, i danni furono tali che la chiesa non poté essere riaperta sino alla fine di marzo del 1968. I ritiri per restauro delle opere d’arte iniziarono nella primavera del 1967, ma gli interventi e le riconsegne si diluirono poi nel corso dei decenni successivi, cosicché gli ultimi rientri di opere alluvionate e restaurate risalgono al 1999. …
La pala d’altare assegnata sin dai primi del Novecento al pittore fiorentino Francesco Botticini è una delle pitture della chiesa rimaste segnate dalle acque: la vasta lacuna lasciata a neutro che si sfrangia verso l’alto in ondulazioni grafiche dà con immediatezza la percezione della violenza subìta dal dipinto su tavola. Non si tratta per altro soltanto dei danni dovuti all’inondazione del 1966, sulla pittura del Botticini si sono infatti stratificate come su un antico palinsesto le pesanti tracce delle alluvioni precedenti anche di secoli, dei danni da umidità succedutisi e sempre riparati con rinnovati restauri. Già nel 1894 l’ispettore delle Gallerie Guido Carocci segnalava che la tavola del Botticini era stata “danneggiatissima nella parte inferiore per causa dell’inondazione” e che il restauratore Parrini aveva provveduto a consolidarla e a coprire le parti dove il colore era caduto. Sembra difficile che ci si riferisca all’alluvione del 1844, annoverata tra le catastrofiche ma all’epoca già lontana, bensì ad una successiva probabilmente degli anni Ottanta dell’Ottocento (Simari 2006a, pp. 103 e 227).
È possibile che una vecchia foto Alinari (n. 20324) fissi l’immagine del dipinto con l’integrazione della zona lacunosa inferiore del dipinto ricostruita alla fine dell’Ottocento con una certa perizia, ma in modo arbitrario e ora inaccettabile, completando buona parte delle figure dei Santi e del trono della Madonna. Precedenti documenti attestano per altro ripetuti episodi di inondazioni nella chiesa di Sant’Andrea a partire dal XVI secolo e fino al 1934 (Simari 2006b, p. 38 e pp. 54-56). Sembra perciò davvero straordinaria la tecnica degli artisti rinascimentali – Ghirlandaio, Giovanni di Francesco e il nostro Botticini – che ha consentito alle loro opere di superare una tale catena di eventi. Per sanare i dannicausati dai ripetuti assorbimenti di umidità alcuni dei dipinti su tavola della chiesa (tra cui quello in esame) furono sottoposti nella prima metà degli anni Trenta del Novecento al pioneristico intervento di trasporto del colore su nuovo supporto da Augusto Vermehren e collaboratori. …
La tavola fu danneggiata, come altre opere, dalle conseguenze dello scoppio di un incendio nel campanile della chiesa. L’ultimo intervento sulla tavola del Botticini è dunque quello del 1987-1988, eseguito da Alfio del Serra, che provvide ad eliminare le pesanti tracce di nerofumo dalla superficie del dipinto rispettando la scelta, già precedentemente attuata, di lasciare una cromia modulata sul neutro nella vasta lacuna della zona inferiore dilavata dalle inondazioni di secoli. ”
Testo da:
https://mostre.sba.unifi.it/bellezza-salvata/it/55/dipinti
Esposto nella mostra i “Firenze 1966 – 2016. La bellezza salvata”, a Palazzo Medici-Ricciardi, Firenze nel 2016.
Immagini da Wikimedia