TORINO, Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, Sant’Antonio Abate.

Affresco situato nei locali del Comando del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Torino (via XX Settembre, 88) e proveniente dal Castello di Castagneto Po, raffigurante Sant’Antonio Abate ed altro santo non identificato.

Immagine realizzata su autorizzazione del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale.

 

Rilevatore: Valter Bonello

Data ultima verifica sul campo: 10/07/2012

 

GEMONA DEL FRIULI (Ud). Duomo di Santa Maria Assunta con Cappella di Sant’Antonio abate

Costruito sull’area di una precedente chiesa tra il 1290 ed il 1337, quando venne consacrato dal vescovo di Parenzo Giovanni.
Via Giuseppe Bini, 33., 

Un’epigrafe, murata in facciata, tramanda il nome dell’artefice, Maestro Giovanni, che oltre ad architetto fu anche scultore, ed a lui si attribuiscono il portale e varie sculture che ornano la facciata. Un altro Giovanni, detto Griglio da Gemona, è autore delle due più interessanti opere di scultura in pietra del Friuli del ‘300. La prima è l’enorme statua di San Cristoforo, alta 7 metri, intagliata in 6 blocchi di pietra e realizzata tra il 1331 ed il 1332. La seconda è la galleria dell’Epifania, costituita da 9 statue che rappresentano, in un continuum narrativo: l’arrivo del corteo dei magi, l’adorazione ed il sogno dei magi.
Alcuni storici dell’arte, per l’insieme delle opere realizzate nella prima metà del ‘300 nell’ambito dei cantieri dei Duomi di Gemona e di Venzone, parlano di Scuola di Gemona.
La facciata è ornata anche da tre rosoni, di cui quello centrale fu realizzato a Venezia tra il 1334 ed il 1336, dallo scultore Maestro Buzeta. Il portale rinascimentale è opera di Bernardino da Bissone. Da notare, infine, che l’aspetto odierno della facciata risale ad una drastica riforma ottocentesca risalente agli anni 1825-1826.
Tra le opere conservate all’interno, si possono ricordare l’ancona lignea, con 33 episodi dell’Antico e del Nuovo Testamento, realizzata dal veneziano Andrea Moranzone nel 1391, purtroppo in cattivo stato di conservazione a seguito dei danni subiti in un incendio, ed un Vesperbild del XV secolo, tema di derivazione austriaca, abbastanza diffuso nel Friuli dell’epoca.
Il Duomo fu gravemente danneggiato dal sisma che colpì il Friuli il 6 maggio 1976.

Una cappella è dedicata a Sant’Antonio abate con altare marmoreo policromo del sec. XVII con pala Madonna con il bambino Gesù tra i Santi Antonio abate ed Agostino, del 1646, di Eugenio Pini (1600-1654), pittore udinese che ancora guarda alla poetica rinascimentale del Pordenone.

Rilevatore: Ugo Capella, Feliciano Della Mora

Data ultima verifica sul campo: 19/07/2012

LENTA (Vc): Chiesa della Madonna dei Campi, affresco raffigurante Sant’Antonio abate


La chiesa della Madonna (o di Santa Maria) dei Campi (o della Campagna) sorge sulla statale per la Valsesia.

 

I documenti e le memorie relative a questa chiesa mancano quasi completamente.
L’unica fonte di notizie sicure rimasta è il libro dei Conti dei Priori.
Probabilmente la struttura è molta antica, forse contemporanea alla Pieve di Santo Stefano.
Nel 1214 appare in una descrizione di beni immobili per localizzare un terreno; nel 1221 è menzionata nel testamento di un arciprete morto in Egitto durante la quinta crociata, il quale lasciò venti soldi a una certa “Aldisia che abitava presso la chiesa di S. Maria”.
Solo dopo due secoli fu nominata come riferimento topografico per determinare confini di terreni. Non compare negli elenchi delle pievi, e neppure nei registri dei beni ecclesiastici. Solo dalla metà del Quattrocento la chiesa incomincia ad essere menzionata più frequentemente e nel 1574, nelle prescrizioni di una visita pastorale: “La chiesa campestre di S. Maria di Lenta nel venire da Rovasenda si tenga sempre chiusa a chiave et in modo che non vi entrino gli animali…”
Oggi la chiesa presenta due navate una dedicata alla Madonna, l’altra a San Bernardo; inizialmente, come per la Pieve, ne esisteva una sola ed era quella dedicata alla Madonna, la navata di San Bernardo fu costruita molto più tardi.
La figura principale di questa chiesa è la “Madonna del Latte” che raffigura Maria mentre allatta il Bambino e risale probabilmente al XVI secolo.
Affreschi di datazione incerta (seconda metà XV secolo?) decorano la chiesetta. Compaiono una bella Madonna del latte; le figure di santa Lucia, san Dionisio, san Sebastiano.
La raffigurazione di sant’Antonio abate presenta molti graffiti di varie epoche.

 

Bibliografia:
– FERRETTI F., Santa Maria dei Campi. Una chiesa protoromanica, in: “Arte e storia di Lenta” cit.

Link: http://www.comune.lenta.vc.it
http://archeocarta.org/lenta-vc-pieve-di-santo-stefano-e-chiesa-della-madonna-dei-campi/

Rilevatore: Angela Crosta, Feliciano Della Mora

Data ultima verifica sul campo: 08/07/2012 – giugno 2020

LENTA (Vc). Chiesa di Santo Stefano, affresco raffigurante sant’Antonio abate

La Pieve sorge al di fuori dell’abitato cittadino, preso il Cimitero.

 E’ la Chiesa più antica della parrocchia, e lo dimostrano le antiche memorie, la costante tradizione del popolo e la sua stessa struttura.  E’ certamente anteriore al mille e la sua costruzione risale forse al VI o VII secolo, come attestano scavi archeologico eseguiti.
LENTA-SStefano-estChiesa cimiteriale, fu la parrocchiale di Lenta fino al 1573. Verso la fine del secolo XVIII era così rovinata che non vi si potevano più celebrare le funzioni e i restauri che si compirono poi nel 1778 furono così importanti che si dovette procedere ad una nuova benedizione, come risulta dal Decr. del Vicario Capitolare 16 Dicembre 1778. Da questo documento risulta che anticamente, la Chiesa era intitolata a S. Stefano e S. Antonio Abate. In essa si svolgeva la cerimonia della benedizione degli animali.
Verso il 1880 la Chiesa di nuovo minacciava rovina e non vi si celebravano più le funzioni. Per iniziativa di certo Zona Francesco fu restaurata con rinzaffo e sottomuratura ai muri esterni e imbianchimento all’interno. Ciò avvenne nel 1883.
Ora è a due navate contenenti l’una l’altare di S. Stefano e l’altra quello del Crocifisso, ma come appare dalla struttura e dalle linee dei muri dapprima non comprendeva che la navata di S. Stefano col campanile vicino alla porta maggiore. Non fu che più tardi, forse nel secolo XIII o XIV che fu aggiunta la navata del crocifisso e ridotta allo stato attuale.
Due absidi di forma antica chiudono le due navate. L’abside della navata di S. Stefano nell’interno conserva ancora, benché corrosi dal tempo e dalla mano degli uomini, affreschi antichissimi rappresentanti nel mezzo la figura del Redentore seduto su di un trono e ai suoi piedi forme di animali simbolici, e più in basso, in giro, le figure dei dodici Apostoli, di cui appena due complete.
Altri affreschi, di cui alcuni assai ben conservati, ornano pure i pilastri centrali che dividono le due navate, nonché i fianchi della parete a mezzogiorno, pregevoli se non per arte, certo per l’antichità.
Tra quelli che si sono conservati in buon stato vi sono le figure rappresentanti S. Antonio abbate, S. Maria Maddalena, S. Euseo ed altre di cui non si riesce a precisare il nome.
Pare che anticamente, come risulta dal citato Decr. 16 Dicembre 1778, detta Chiesa si chiamasse di S. Stefano e di S. Antonio abbate.

 

Bibliografia:
– FERRARIS G., La pieve di S. Stefano di Lenta nel contesto delle pievi eusebiane, in “Arte e storia di Lenta“, Vercelli, 1986
– ROMANO G. (a cura di) Pittura e miniatura del Trecento in Piemonte, CRT, Torino, 1997, pp.54-59
– VERZONE P., L’architettura romanica nel Vercellese, Vercelli, 1934.

Link: http://www.comune.lenta.vc.it
http://archeocarta.org/lenta-vc-pieve-di-santo-stefano-e-chiesa-della-madonna-dei-campi/

Fruibilità: Orari di apertura: per visitare la Chiesa, aperta saltuariamente, rivolgersi alla Parrocchia, tel. 0163 88117

Rilevatore: Angela Crosta, Feliciano Della Mora

Data ultima verifica sul campo: 08/07/2012 – giugno 2020

BENE VAGIENNA (Cn), frazione Roncaglia. Cappella San Pietro della Roncaglia, affresco raffigurante sant’Antonio abate

Situata in aperta campagna nei pressi dell’antica Augusta Bagiennorum.

La cappella campestre intitolata a San Pietro fu eretta nel XV sec.; inizialmente a pianta quasi quadrata, venne modificata tra la fine del XVI ed il sec. successivo con l’aggiunta del campanile e di un portico in facciata, chiuso ai lati.
La cappella, che si colloca in prossimità dell’area occupata dai romani con la necropoli meridionale, fu costruita utilizzando per uno dei muri perimetrali l’acquedotto di età romana che correva rettilineo e parallelo al decumano massimo nel suo tratto extra-urbano.
Ancora oggi il manufatto è visibile, parzialmente emergente dal terreno, a lato della stradella di San Pietro, mentre va interrandosi in prossimità della città. Era dotato di una copertura voltata e captava le acque da una sorgente, mai individuata, ai piedi delle colline che separano la Piana della Roncaglia dalla valle della Stura di Demonte, e quindi da Pedona (Borgo San Dalmazzo) e dal valico della Maddalena.

Alla fase originaria è pertinente l’affresco conservato sul muro di fondo e sopra l’altare, dove sono rappresentati la Madonna col Bambino tra San Pietro e Sant’Antonio abate.
Nella cornice di tale affresco è visibile la scritta (deteriorata) che sembra presentare la data 1482.

 

Note:
Questa rilevazione è stata effettuata durante una ricognizione effettuata nell’ambito del progetto del “Nucleo di Pronto Soccorso per i Beni Culturali” di UNI.VO.C.A. il 4-aprile 2011.

Fruibilità:
Sempre aperta

Rilevatore: Valter Bonello

Data ultima verifica sul campo: 04/04/2011