“La Leggenda di Patras” su s. Antonio abate

La Leggenda fu redatta da un anonimo occidentale – che non conosceva la geografia di Egitto e Palestina – prima dell’anno mille perché i primi manoscritti risalgono al X – XI secolo.
S. Antonio non lasciò mai l’Egitto, quindi il suo supposto monastero, contro ogni cronologia e verosimiglianza non poteva certo trovarsi nel Peloponneso; eppure i manoscritti sono unanimi nel designare la città di Patrasso: forse il nome aveva assunto un significato simbolico, svincolato dalla geografia, un toponimo che non è possibile identificare.

Negli Analeca Bollandiana Tomo LXI, 1943, pp. 211- 50 vi è l’edizione che fu eseguita collazionando i 17 manoscritti che riportano il testo in lingua latina medievale, spesso poco corretta.

Il racconto dell’incontro con Paolo eremita (capp. 11-20) è tratto dalla Vita Pauli di san Gerolamo (capp. 7-16), ma reso con estrema libertà e con modifiche della storia del Santo e interpolazioni di dubbio gusto. Inoltre lo scrittore confonde Paolo il Semplice, discepolo di Antonio, con il primo eremita, Paolo di Tebe, e crea una biografia che non ha riscontri.

La Leggenda ebbe molta diffusione in Italia tra X e fine del XV secolo, e fu illustrata in diversi dipinti (ad esempio a Bologna nella Pinacoteca nazionale, nelle opere di Vitale da Bologna, 1340 circa; ad Assisi nell’Oratorio dei Pellegrini negli affreschi del Mezzastris, seconda metà XV secolo; a Bastia Mondovì CN in San Fiorenzo; a Campobasso nella chiesa di S. Antonio e in altri luoghi) che riguardano soprattutto la prima parte della storia: la fuga dal convento; la statua e il drago; il re di Palestina e l’invio di cammelli con cibo e generi di prima necessità ai monaci.

Nel pdf la traduzione in italiano a cura di A. Crosta, vedi:
Legenda Patras.trad italiana-Crosta.pdf

 

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Solo testo latino: Legenda Patras- Anal. Bolland 1942- introduzione
Legenda Patras- Anal Boll. testo

 

 

A cura di Angela Crosta