ACQUAPENDENTE (VT). Chiesa di Sant’Antonio e Santa Caterina, statua lignea di s. Antonio abate, XV secolo

Via Roma, 53, vicino alla Chiesa di Sant’Agostino.
https://goo.gl/maps/cXArA9pw4vje1bBn7

 

Il 17 gennaio 1875, il crollo del campanile della chiesa di Sant’Agostino devastò anche la sottostante antica chiesetta di Sant’Antonio abate che comprendeva l’oratorio di S. Caterina.
Nel luglio 1875 Guglielmo Meluzzi disegnò il nuovo prospetto della chiesa dedicata ai Santi Antonio abate e Caterina riprendendo i motivi plastici del piano terra del vicino campanile di S. Agostino.
Nel 1890-93, lungo il lato destro della navata, si costruì una cappella dedicata a S. Rocco. La commessa fu voluta da mons. Angelo Gessi.
Nel 1964-65, lo scultore Mario Vinci (1934 – 2018) decorò con graffiti l’altare maggiore; Ennio Luzzi (1922 – 1999) affrescò le volte della chiesa; entrambi i pittori erano nativi di Acquapendente.

La facciata si presenta austera e connotata da una formulazione a capanna valorizzata dal trattamento a bugnato della superficie. Una finestra termale domina il centro del prospetto e sotto, in asse, trovano posto un portale con timpano triangolare e la scritta dedicatoria della chiesa: “DOMINI HONOREM SS. ANTONII ABAT CATHARINAE V. M. AEDES DICATA”. Sopra, conclude in alzato l’affaccio un frontone triangolare liscio.
La struttura è in blocchi di tufo sommariamente squadrati e assemblati con giunti di malta.
All’esterno, la chiesa è coperta da un tetto a doppia falda spiovente con il manto in coppi.
Nel piccolo campanile della chiesa si trovano due campane, la più grande è stata fusa da Sebastiano di Acquapendente nel 1621.

Orientata secondo l’asse che da nord-est a sud-ovest, la pianta della chiesa si presenta impostata su uno schema a unica navata arricchito lungo l’asse trasversale dalla presenza sulla destra (nord-ovest) di una cappella con altare a muro dedicata a San Rocco (1890) e coperta da volta a botte; mentre, sul lato opposto (sud-est), si colloca una nicchia contenente una statua della Madonna protetta da una schermatura in vetro.
Un gradino e un arco trionfale semplificato segnalano l’inizio dell’area presbiteriale. In particolare, lungo l’arco, la scritta “FONS ACQUAE SALIENTIS IN VITAM AETERNAM” sottolinea il cambio di registro, ribadito poi più oltre da una maggiore opulenza decorativa. Infatti, se nella navata la copertura a volta a botte è nobilitata dalla presenza di affreschi simbolici posti a mimare inserti di stucco, nel coro la pittura occupa tutto lo spazio dell’abside secondo una raffigurazione metaforica della salvezza divina concessa per mezzo del battesimo.
A sinistra dell’altare maggiore c’è l’immagine di Santa Caterina con la ruota simbolo del suo martirio, e a destra la figura di Sant’Antonio abate. Lo stendardo della confraternita di San Rocco e un Crocifisso ligneo sono collocati nella zona antistante l’altare maggiore.
Nella parte bassa dell’abside vi sono le sedute del coro ligneo e l’ingresso alla sagrestia: una stanza rettangolare coperta con un soffitto piano con travi di legno a vista che, dotata di finestra sulla sinistra (sud-est), comunica frontalmente con un magazzino (sud-ovest) e sulla destra (nord-ovest) con la vicina “casa del pellegrino” (un’abitazione attualmente utilizzata come foresteria).
Una cantoria lignea con bussola si trova in controfacciata. L’illuminazione appare alquanto limitata poiché, oltre alla foratura della facciata, si registra la presenza di un’altra sola finestra in corrispondenza della parete sinistra (sud-est) dell’abside.

Sul lato destro della navata vi è la statua lignea di s. Antonio, del XV secolo, che viene portata in processione durante i grandiosi festeggiamenti fatti dagli aquesiani in onore del Santo ogni anno il 17 gennaio. Il “Signore della Festa”, per tradizione porta davanti alla statua tre mazzi di ceri devozionali e, precedentemente, sul sagrato della Chiesa stessa, ne distribuisce un mazzo al Signore dell’anno precedente ed uno a quello dell’anno successivo. La donazione rappresenta il persistere di una tradizione antica per cui, ad ogni festa, il popolo aquesiano faceva offerta di cera.

Il Santo viene raffigurato seduto su una semplice trono rivestito di stoffa rossa, con una lunga barba bianca e con un saio marrone con rifiniture dorate. La mano destra è nell’atto della benedizione, mentre la mano sinistra reca il bastone a forma di croce con il campanello. Appoggiato tra il ginocchio e mano sinistri, dipinto di rosso, è un libro. Ai suoi piedi è stato aggiunto in seguito un dipinto che raffigura la fiamma.
La restauratrice Roberta Sugaroni, che ha provveduto al ripristino della statua nel 2019, spiega: “La scultura è collocabile nell’area geografica che abbraccia il territorio tosco-umbro-laziale e databile entro l’ultimo quarto del secolo XV. Si tratta di una statua lignea policroma raffigurante s. Antonio abate benedicente. Di impianto piuttosto arcaico ma di interessante fattura, riporta i tratti tipici del santo pur non presentandone tutti gli attributi iconografici. … L’antica fattura, testimoniata già dalla posa, si ispira alla tradizione senese del XV secolo, traducendo in una semplificata realizzazione di ambito locale i rimandi stilistici. Di questa statua (che era in una delle nicchie dell’abside della vecchia chiesa) si parla al foglio 145 delle visite pastorali di mons. P. Mignucci, in data 2 settembre 1652, come riportato da da Don Antonio Agostini nel suo libro Le Chiese di Acquapendente.
Il restauro ha riportato alla luce le cromie originali degli incarnati, sia sul volto che sulle mani, quelle dei capelli e della lunga barba, ritrovate sotto 4 strati di ridipinture successive. Lo stato di conservazione di queste ultime, ad eccezione della mano sinistra dove sono presenti interventi ricostruttivi non del tutto adeguati, può dirsi senz’altro buono. Il manto e le vesti nascondono le cromie originali sotto uno strato preparatorio successivo. L’esiguità delle tracce originali riscontrate, e il degrado del supporto, rendono improponibile l’ipotesi di una rimozione completa.”
Altre antiche notizie riguardanti la statua possono essere rilevate dai registri dell’archivio della Curia Vescovile e sono pertinenti alla visita pastorale del Vescovo Leti nel 1657. Nei registri della Confraternita, l’unica notizia riguardante la stessa risale al 1882 documentata da una spesa di Lire 4,50 per la verniciatura e per la messa in opera di un architrave nella nicchia in cui essa era posta. Infatti dietro l’altare maggiore, nell’abside, vi è la nicchia che ospitava la statua lignea di sant’Antonio abate. La nicchia centinata, è arricchita da una decorazione lignea. Al di sotto, troviamo un’iscrizione dipinta che attesta la data del restauro realizzato da Gioacchino Rotili nel 1896. AERE JOACHIM ROTILI ET CONFR. REST. ANNO MDCCCXCVI.

 

Info sulla chiesa:
https://acquapendente.artecitta.it/chiesa-dei-santi-antonio-e-caterina/#descrizione

https://www.beweb.chiesacattolica.it/edificidiculto/edificio/22380/Chiesa+di+Sant%27Antonio+Abate+e+di+Santa+Caterina

Info sul restauro della statua:
https://www.newtuscia.it/2019/01/16/presentato-progetto-restauro-della-statua-s-antonio-abate-ad-acquapendente/

https://www.newtuscia.it/2019/01/11/acquapendente-restauro-della-statua-santantonio-martedi-15-gennaio-presentazione-presso-la-biblioteca-comunale/


Regione Lazio