NARDO’ (LE). Cripta di Sant’Antonio abate

Contrada Castelli-Arene
https://goo.gl/maps/5GVGiCcDPWffMAoG9

 

Nei pressi della masseria Castelli Arene, a 2 Km da Nardò, sulla strada provinciale per Lecce, in un campo isolato e incolto si trova la cripta ipogea di Sant’ Antonio abate in stato di totale incuria ed abbandono.

La superfice calpestabile è di circa 20 mq. a poco più di 2 mt. sotto il livello del terreno ed un’altezza media di 1,75 m.
All’interno sono visibili 16 affreschi dai colori sbiaditi e difficilmente leggibili la cui realizzazione può risalire alla fine del XIII secolo.
Sono rappresentati: san Francesco, l’Annunciazione, sant’Antonio abate, la Vergine con Bambino, Cristo, Crocifisso, e i santi Pietro, Nicola, Giorgio, Demetrio,  Giovanni Battista; un trittico di santi anonimi tutti in posizione frontale, altre due scene con santi anonimi forse l’Arcangelo o Santa Margherita e forse santa Marta, e la scena dei santi cavalieri.

Note storiche:
Conquistata dai Romani nel 269 a. C., con il suo porto Emporium Nauna (probabilmente l’attuale S. Maria al Bagno), fu attraversata dalla famosa Via Traiana, che costeggiava tutta la riviera jonica.
Dopo la caduta dell’impero romano, Nardò passò sotto il dominio dei Bizantini e, per un brevissimo periodo, dei Longobardi.
Con i Bizantini si ebbe l’incremento della presenza dei monaci Basiliani, che diffusero, tra l’altro, una nuova tipologia costruttiva, cioè la costruzione in grotte. Infatti numerosi furono i villaggi rupestri, come quello in contrada Le Tagliate, e le cripte, come quella di S. Antonio abate.
Questa cripta ebbe origine nel periodo in cui a Nardò si trovavano i monaci di rito greco, seguaci di San Basilio.
Tra il IV e il VI secolo, si verificarono vicende civili e religiose favorevoli alla migrazione monastica e all’insediamento nelle regioni del Meridione d’Italia. Da un lato la stabilità politica, conseguente all’ultima ellenizzazione avvenuta alla fine de IX sec., e dall’altro lato le persecuzioni a causa del fanatismo mussulmano prima, e delle lotte iconoclastiche poi, che costrinsero i monaci ad abbandonare la Siria, la Cappadocia e l’Egitto.

 

Note:
Il 17 gennaio di ogni anno, si rinnova la tradizione della “focara” a cura dell’Associazione Artt, che ha l’obiettivo di recuperare e tutelare la cripta.
In mattinata sono previste visite guidate per le scolaresche.
Nel pomeriggio, viene riproposto il tradizionale pellegrinaggio alla cripta, la veglia di preghiera e la proclamazione del Vangelo in lingua greca.
Segue l’accensione della focara e si possono anche degustare pettole e vino.
Poi altre le visite guidate alla cripta con proiezione di un video dal titolo “salviamo la cripta”.

Rilevatore: Ersilio Teifreto

Data ultima verifica sul campo: 17/01/2012

LESTIZZA (Ud), fraz. Nespoledo. Chiesa di Sant’Antonio abate

Si trova fuori dell’abitato, alla sinistra, sulla via Antoniana che porta verso Basiliano.

La chiesa originaria succursale campestre, di cui non rimane traccia, risale al XVI secolo. L’attuale edificio si colloca certamente alla fine del XVIII secolo, anche se il pronao neoclassivo, con fronte triangolare poggiante su colonne cilindriche, pare un’aggiunta posteriore.
La chiesa ha pianta rettangolare con abside poligonale; sul fianco destro si nota un avancorpo che include una cappella.
All’interno, i soffitti, le cornici e le lesene risalgono ai restauri ottocenteschi, vi sono conservati anche alcuni ex-voto sette-ottocenteschi, ingenue ma fresche testimonianze di una profonda devozione popolare.

Fase cronologica: Secoli XVI, XVIII, XIX

Fruibilità: La Chiesa viene aperta certamente nella domenica successiva al 17 gennaio, ricorrenza di Sant’Antonio Abate, data in cui nel paese viene effettuata una grande festa popolare.

Rilevatore: Feliciano Della Mora

Data ultima verifica sul campo: 28-07-2017

AVIGLIANA (To). Pilone ed la ca’ Nova, intitolazione presunta a Sant’Antonio abate

Corso Laghi di fronte a via Giaveno.

 

Pilone a base quadrata in muratura intonacata con basamento con tre sfondati.
Verso la strada, nicchia con altarino in pietra a due gradini con affreschi non identificabili sulle pareti.
La grata è in ferro verniciato.
Sulle facciate nord e sud sfondati.
Copertura a quattro falde in lose e costolatura in cotto, sormontata da croce.

Note storiche:
Risale probabilmente all’inizio del secolo XX. Buona la struttura. Parzialmente deteriorata l’intonacatura. Sfioriti gli affreschi, non più rilevabili.

Sul fondo della nicchia si intravvede una figura dipinta di abate.
Statua di Madonna con Bambino.

Ne è proprietaria la famiglia Allais Michele, che risiede nella cascina adiacente.

 

Bibliografia:
 – AA.VV. I piloni di Avigliana. Riscopriamo i segni della religiosità popolare, Comune di Avigliana e Associazione Amici di Avigliana, Avigliana 2002, pp. 32.

Rilevatore: Feliciano Della Mora

Data ultima verifica sul campo: 12/11/2011

 

MOSCIANO SANT’ANGELO (Te), fraz. Montone. Chiesa di Sant’Antonio abate

Piazza De Bartolomeis, Montone, frazione di Mosciano Sant’Angelo.
https://goo.gl/maps/2HykpUjDBNFEZNp78

 

Del comune di Mosciano fa parte la frazione di Montone, borgo medioevale suggestivo, dove dal 1994 annualmente si tiene il festival culturale “Montone tra il sole e la luna”.
Nella dizione locale è muscianë; il toponimo, attestato fin dall’anno 897, è un derivato dall’antroponimo latino Mus(s)ius, con il suffisso prediale -ānus.

La Chiesa di  Sant’Antonio abate di Montone, XV secolo, ha tratto la sua importanza soprattutto per la presenza in essa del famoso sarcofago di Bucciarello da Montone.
Come unica chiesa del paese all’inizio della “curtis”, probabilmente era annessa ad un monastero retto da monaci benedettini o antoniani e, poi, celestini. Nel 1656, per disposizione papale fu necessario sopprimere le piccole “Grance”: i monaci si raccolsero in quelle principali, la “Grancia” di Montone cessò di essere una dipendenza di S. Onofrio di Campli e fu aggregata a quella di S. Maria dello Splendore di Giulianova che divenne Priorato. Quando i Celestini di Giulianova cominciarono a trascurare i loro doveri i due edifici finirono nelle mani di privati. Agli inizi del 1800 Biagio de Bartolomeis già proprietario dell’attigua abitazione ottenne dal Priore dei Celestini l’uso della Chiesa e decise di restaurarla in stile barocco, trasformandola in una specie di cappella gentilizia.
Il sarcofago di Bucciarello è un’opera di artistica fattura del 1390 costruita in pietra scolpita in stile gotico. Un tempo era situata presso la chiesa di S. Jacopo fuori le Mura, ma quando la chiesa fu adibita a cimitero, il capolavoro venne trasferito nella chiesa di S. Antonio, dov’è tuttora conservato.

Link:
https://www.comune.mosciano.te.it/index.php?id=233&itemid=1

Bibliografia:
 – Gaetano Zenobi, Mosciano ieri e oggi, CETI, Teramo 1965;
– Duilio Shu, Il toponimo Mosciano Sant’Angelo, in Mosciano Sant’Angelo, Immagini e ricordi di Tonino Di Matteo, Ed. Eco, S.Gabriele 1991, pp. 11–22;
– Duilio Shu, Storia e significato dei nomi locali del comune di Mosciano Sant’Angelo, con presentazione di Carla Marcato, Comune e Banca di Credito cooperativo Val Tordino di Mosciano Sant’Angelo, Tip. 2000, Mosciano Sant’Angelo 1995;
– Tonino Di Matteo, Mosciano Sant’Angelo Patrimonio artistico, Tip. 2000, Mosciano Sant’Angelo 2009.

Rilevatore: Feliciano Della Mora

Data ultima verifica sul campo: 31/10/2011

AZEGLIO (To). Santuario di Sant’Antonio abate di Monte Perosio

Situata sulla sponda del lago di Viverone e già sede di un hospitale per pellegrini.
Via Boscarina.  https://goo.gl/maps/DPDdYjG11GaKAhrg8

Già citata in documenti del 1231 questa chiesa, con un tempo l’annesso ospizio, è ritenuta dal Can. Vignono “la traccia sicura ed incontestabile” del passaggio della via Romea per questo luogo.
Il nome arriva dall’ordine degli Antoniani. L’ospitale di S. A. dipendeva giuridicamente da Alice (nel 1319 passò sotto Vercelli che gestiva anche Alice) ma sanitariamente dall’ospedale dei 21 di Ivrea.
Gli ospizi di questo tipo rimasero attivi per 500 anni, cioè fino all’anno della pace di Chateaux-Cambrais. In quell’anno fu demolito l’ospedale dei 21 di Ivrea.

Passò poi alla parrocchia di Azeglio diventando luogo di eremitaggio e nel 1679 sede della “Venerabile Compagnia di S. Antonio Abate” composta da 100 confratelli.

Fu merito di don A. Nicolotti se nel 1953 si iniziò l’opera di restauro consentendo di conservare gli antichissimi affreschi della parete absidale e la bella facciata con portico sorretto da quattro colonne con portale ligneo (purtroppo asportato nel 1971) presumibilmente opera di tal frate Girolamo.

L’attuale altare è recente (1956) come pure i due ampi locali annessi alla chiesa ora monumento nazionale.

 

Rilevatore: Feliciano Della Mora

Data ultima verifica sul campo: 26/08/2011