BALOCCO (Vc), fraz. Bastia. Chiesa di Sant’Antonio abate

 

Uscendo da Balocco e procedendo a nord-ovest in direzione di Buronzo, si incontra una deviazione a destra che conduce a Bastia, il cui nome indica chiaramente un luogo fortificato, attorno al quale nel XVI sec. sorsero case di coloni che desideravano dotarsi di una chiesa.
Via Sant’Antonio https://goo.gl/maps/LgLy7vuN7Vcboh7z6

 

Fu eretta in sobrie linee rinascimentali e dedicata a Sant’Antonio abate, probabilmente nella seconda metà del secolo XVI, smembrandola dalla cura di Balocco. La prima memoria di questa parrocchia si trova nelle note di una visita di mons. Bonomi: “die 22 augusti 1573 visitavit pariter pagum Bastiae in quo adest parochialis acclesia sub titulo S. Antonii Abatis, in qua non reperitur Ss. Sacramentum…”.
Esisteva già in quell’anno, sebbene allora fosse una semplice chiesuola, mancante delle due navate laterali che furono erette nell’area dell’antico cimitero, a spese del Comune, nel 1902.

L’edificio si presenta strutturalmente con elementi portanti verticali in muratura continua sul perimetro ed è corredato da un campanile romanico quadrato. In facciata la chiesa si presenta anticipata dalla scalinata che conduce all’interno.

Nella frazione sono anche visitabili i resti di una casa-forte trecentesca.

 

Info e immagine da:
http://www.chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/AccessoEsterno.do?mode=

Rilevatore: Feliciano Della Mora

Data ultima verifica sul campo: 27/08/2010 – aggiornam. 15/12/2021

MELE (Ge). Oratorio di Sant’Antonio Abate – Scheda 1

 L’Oratorio è sito in Via del Piano, 93    https://goo.gl/maps/9GxfcA2XLR8qz4qLA

L’Oratorio settecentesco è composto da un insieme di edifici aggregatisi nel corso del tempo: la chiesa con la sacrestia (vedi qui di seguito, scheda 1), le case dell’Oratorio, il sacello dove è custodita la Cassa di Sant’Antonio (vedi https://www.santantonioabate.afom.it/mele-ge-loratorio-di-santantonio-abate-scheda-2/).
L’ingresso della chiesa è sul lato lungo della costruzione e dà accesso diretto alla navata unica che la compone.

L’interno rispecchia il tipico arredo di oratori dello stesso periodo: l’aula decorata sui due lati lunghi rinvia ai due estremi dove trovano posto il coro per i confratelli con la cantoria e l’organo e dall’altro capo l’altare dietro il quale vi è l’ingresso alla sacrestia.
La decorazione interna è espressione del gusto della fine del ‘700, ampie superfici ricoperte di stucchi che inquadrano dipinti, che formano la struttura di sostegno della cantoria e dell’organo, che fanno da fondale prospettico all’altare. L’esecuzione di quest’opera  fu affidata a  Rocco Cantone.

Il ciclo pittorico di Carlo Giuseppe Ratti con storie della vita di Sant’Antonio Abate (1777-1782) è formato da 12 tele dipinte ad olio inserite nelle cornici mistilinee a stucco realizzate per loro. Non molti anni fa furono ritrovati nell’Oratorio i bozzetti preparatori.
Sul lato destro della navata verso il coro si apre una nicchia dove attualmente è alloggiata una cassa processionale chiamata dai vecchi melesi “Sant’Antonio il Vecchio”, vedi scheda 2 . In effetti dal recente restauro si potuto stabilire che è una delle più antiche della Liguria databile all’ultimo decennio del XVI secolo: già nel 1639 risultano diversi pagamenti per “aggiustature” corrispondenti all’attuale strato pittorico.

Il coro in legno sembra databile alla fine del  XVII – inizi del XVIII secolo. La soprastante cantoria fu realizzata sempre da Rocco Cantone nel 1775 per l’organo Roccatagliata, secondo il Pareto, proveniente dalla chiesa parrocchiale per la quale fu acquistato nel 1729, e sostituito con l’attuale poderoso organo Locatelli Giacomo di Bergamo nel 1893. Al centro del soffitto verso l’altare vi è un affresco rappresentante l’Ascensione, eseguito da Gerolamo Costa nel 1809.
Le croci processionali, che nella pia devozione confraternale vengono chiamati “Cristi”, attualmente custodite nell’Oratorio sono tre.
Nel 1787 sono documentati i seguenti pagamenti:  “….spese fatte dal Signor Giacomo Giusti…detti tre canti (d’argento).. Una croce nuova a legno Sebastiano…per rinfrescare il crocifisso…per accomodatura della croce vecchia..”; sembrerebbe perciò che la croce con i tipici ramaggi argentati su tutta la superficie sia la più antica (prima metà del XVIII secolo) e rimessa a nuovo  mentre la più piccola fu  corredata dai “canti” d’argento.

Infine la terza, la più grande, è stata realizzata dalla ditta Moroder di Ortisei nel 1980.  Fanno da corredo ai “Cristi” quattro lanterne astili dette “fanali” e sembrerebbe, dai documenti d’archivio, che fossero già realizzate al 28 maggio 1783, quando si cita “L.16 : valuta de stucci per li fanali”.
Ulteriori testimonianze d’arte sono: “i tabarrini per le cappe di testa e per i priori”, le mazze pastorali con Sant’Antonio Abate in argento datate 1823, il piccolo altare in cartapesta per il Santissimo.

 

L’autore della pala dell’altare ha finalmente una sua identità: è stata attribuita alla tarda maturità di Andrea Ansaldo (1584-1638) che la eseguì dopo il 1625 in quanto in questa data San Bernardo di Chiaravalle venne proclamato Protettore di Genova e furono prodotti molti dipinti con l’episodio della “lactatio Bernardi”. Nel 1637, però, il dipinto subì una modifica ad opera di Orazio De Ferrari (1606-1657) al fine di aggiornarlo iconograficamente a seguito della proclamazione della Vergine a Regina di Genova e la sua mano è riconoscibile nel Bambino e nella testa di Sant’Antonio Abate.
Risale alla seconda metà del XVIII secolo l’ingrandimento del dipinto in alto con l’aggiunta della SS. Trinità e in basso di una veduta degli edifici da carta de “La Scaglia” che andava a completare così la veduta di Mele già esistente.
E’ interessante ricordare come il dipinto sia emblematico degli interventi effettuati sia in ambito architettonico che di manufatti artistici nel 1634-39 e nel 1757.
In alto il Padre Eterno e lo Spirito Santo e al centro della composizione la Madonna Regina con il Bambino Gesù: in primo piano a sinistra vi è San Bernardo e continuando sono raffigurati San Nicola o Niccolò, Sant’Ambrogio e Sant’Erasmo, a destra in adorazione di Gesù, Sant’Antonio Abate e San Michele Arcangelo; in basso si riconosce il profilo di Mele e della “Scaggia” con gli opifici della carta che farebbero supporre come committente dell’ultimo “aggiustamento” un personaggio eminente nell’economia e società melese del tempo (un “paperaio”?).

A lato dell’ingresso della chiesa si vede una porta sormontata da un’architrave tonda in marmo  con la seguente scritta: “HIC DIVI ANTONI SCULPTA REFULGET ICON. 1875″ ossia “Qui è l’immagine scolpita del Divino Antonio. 1875”.
In questa frase vi è tutto l’orgoglio dei Melesi per essere riusciti ad acquisire uno dei massimi esempi delle macchine processionali e della scultura genovese del XVIII secolo.
La vicenda dell’acquisto (1874) della “cascia” di Anton Maria Maragliano, databile al 1703, dalla Confraternita di Sant’Antonio Abate e San Paolo Eremita, detta “de’ Birri in strada Giulia”, di Genova è nota; quello non conosciuto è l’affetto dei melesi per il loro “Togno”.
Ai bambini viene illustrata la scena con dovizia di particolari: i leoni, il porcellino, il fuoco, gli animali del basamento, San Paolo e gli angeli in modo che durante la processione del 15 agosto siano chiare le parole del Cantico dei pellegrini.
E l’impegno degli adulti nella stessa occasione, sia dai “camalli d’a cascia e portoei de Cristi” che ai semplici partecipanti, è grande perchè…. Sant’Antonio te ne darà merito.

Per la piccola CASSA di SANT’ANTONIO il VECCHIO vedi scheda 2.

 

Link: http://www.comune.mele.ge.it

Rilevatore: Feliciano Della Mora

Data ultima verifica sul campo: 23/08/2010

MATERA. Sasso Caveoso, Convicinio di Sant’Antonio abate

Il complesso rupestre si trova nel rione detto Tempe Cadute del Sasso Caveoso, ubicata all’interno del complesso rupestre Convicinio di Sant’Antonio: si tratta di quattro Chiese rupestri comunicanti, i cui ingressi si aprono su un cortile comune (da qui probabilmente il termine convicinio), databili tra il XII e il XIII secolo.
Si accede da un unico portale di ingresso leggermente strombato con motivi fitomorfi, con arco ogivale trilobato.

 

San Primo
Si accede da un vano che evidentemente è stato utilizzato come abitazione forse del custode, in cui si nota un giaciglio e  resti di una cucina; una cisterna d’acqua e una cantina.
La Chiesa, completamente scavata nella roccia calcarea, si articola in due cappelle divise da un pilastro che si rastrema in corrispondenza delle arcate.

Santa Maria Annunziata o Sant’Eligio
Da San Primo si accede nella Chiesa attigua, la cui planimetria oggi appare completamente dissestata, anche se si distinguono nettamente due presbiteri, con relative calotte absidali segnate dalla croce equilatera su un triangolo.

San Donato
Questa Chiesa è a pianta quadrata e lo spazio interno, ricavato nella roccia, è scandito da due grandi pilastri su cui vi sono archi parabolici e soffitto a tenda.

Sant’Antonio Abate
SAA sasso caveoso 3L’ingresso è anticipato da un piccolo pronao ed è sormontato da una cornice trilobata, identica a quella del portale d’ingresso del Convicinio.
Sull’architrave vi è una mattonella ceramicata, su cui vi sono due croci incrociate e l’iscrizione S.P.C., che dovrebbe indicare l’appartenenza a San Pietro Caveoso.
La Chiesa rupestre è a pianta rettangolare, divisa in tre navate da quattro pilastri.
Nella navata di destra si nota un ingresso autonomo e un piccolo vestibolo, con una nicchia in cui è ricavata la croce equilatera.
SAA sasso caveoso 4Lungo la navata centrale, sui pilastri si aprono altre nicchie che contengono alcuni affreschi come Sant’Antonio abate, dal viso solenne con la barba bianca, di buona fattura del XVI secolo e un barocco San Sebastiano.
Sulla parete di fondo della navata sinistra crollata in parte, è l’affresco della Madonna orante contornata da angeli che assiste il lavoro dei campi di un contadino: probabilmente si tratta della Madonna di Picciano, molto venerata nel Santuario a 12 km circa da Matera.
La navata centrale e quella di sinistra presentano il soffitto a tenda segnato dalla nervatura centrale; le cavità lenticolari che sovrastano i presbiteri laterali contengono croci gigliate, mentre la volta del presbiterio centrale è a crociera. Nei presbiteri absidati sono evidenti i palmenti per la pigiatura dell’uva e all’ingresso la solita cisterna per la raccolta dell’acqua piovana.

Ai tempi di Mons. Giovanni Michele Saraceno (1543-44) il complesso risultava essere ancora utilizzato come luogo di culto, aveva i propri beni ed un cappellano, evidentemente si trattava di Chiese di Congregazioni laicali.
Verso la  metà del ‘700, le Chiese furono profanate e divennero cantine e infatti, ancora oggi, si possono notare i palmenti per la pigiatura dell’uva.

 

Cronologia: XVI sec.

Fruibilità: Dal cortile, da cui si può ammirare un panorama mozzafiato sui Sassi di Matera e sulla Gravina, si accede nelle Chiese rupestri di San Primo, Santa Maria Annunziata o Sant’Eligio, San Donato, Sant’Antonio Abate.

Rilevatore: Feliciano Della Mora

Data ultima verifica sul campo: 07-07-2010 – 19/01/2021

MASSAFRA (Ta). Chiesa rupestre di Sant’Antonio abate

Si trova in via Vittorio Veneto, ubicata sotto il piano dell’ex ospedale civile Pagliari: originariamente l’ingresso doveva aprirsi sul lato orientale su un canale tra via Messapia e via Muro.

massafraQuesta chiesa rupestre un tempo posta in campagna è rimasta poi inglobata dalle nuove costruzioni, tanto che al di sopra venne costruito un ospedale, edificio anch’esso abbandonato dal 1980.
Attraversati alcuni ambienti sotterranei, un tempo utilizzati come lavanderia, si accede, superati alcuni gradini, alla chiesa rimasta integra nei suoi volumi.

Il complesso ipogeico, venutosi a trovare nella struttura, fu nel corso del tempo adibito a legnaia, deposito, immondezzaio, vasca per la calce viva ed altro ancora.

Verso la fine degli anni ’50 del secolo scorso, un meritorio e paziente lavoro di pulitura eseguito dai volontari della Pro Loco massafrese restituì alla luce gli affreschi residui, alcuni dei quali furono restaurati agli inizi degli anni ’70 dalla Soprintendenza.

massafra_chiesa_rupestre_di_santantonio_abate1_mirabilia_1505902230708L’invaso attuale è costituito dalla fusione di due chiese originariamente distinte, ottenuta mediante l’abbattimento di un diaframma in roccia che le separava. Appaiono però frutto di concezioni architettoniche diverse: una (quella più a sud) è di più rigorosa classicità, con bema rialzato ed arcosoli scavati nelle pareti, ed è probabilmente la più antica; l’altra, più semplice e di rustica fattura, conserva a suo interno affreschi in nicchie alte e strette.

Sulle pareti laterali, a destra, sono presenti tracce di affreschi, ormai corrosi dall’umidità, mentre più chiare sono le figure poste nell’area presbiteriale e nella calotta absidale ove appare una Deesis.
massafraIl lato destro della chiesa è il frutto di un ampliamento settecentesco, formante così una chiesa doppia con altare a muro. Le pareti riccamente dipinte sono oggi di difficile lettura.

La probabile esistenza di una iconostasi fa pensare ad una officiatura ortodossa. Questo potrebbe parzialmente spiegare la presenza di due chiese affiancate: una di tipo greco e l’altra di rito latino; ciò sembra avvalorato dalla posizione degli altari: staccato dall’abside nel primo caso, in adiacenza nel secondo.

massafra 3Note storiche:
La chiesa è a due navate con abside semicircolare e copertura piana.
L’impianto primitivo è di rito greco e si può far risalire al XII sec.
Sono presenti affreschi di periodi diversi, i più antichi risalenti al XIV e XV sec., tra cui l’immagine del Beato Urbano V che Abatangelo considera di origine benedettina.
Al XVII sec. si può far risalire l’esecuzione dell’altare parietale alla latina posto lungo la parete di fronte all’ingresso.
Al XVIII sec., invece, il sovrastante affresco raffigurante Sant’Antonio abate in abito monastico, con il mano il bastone a Tau ed un cartiglio con l’iscrizione: Abstinencia et paciencia vicit demones.

Sul fronte dell’abside erano quattro affreschi, due per parte; si conservano meglio quelli nel registro inferiore raffiguranti S. Antonio Abate e S. Pietro martire domenicano, eseguiti coprendo due croci consacratorie inscritte in un cerchio.

 

<strongBibliografia:
– Franco Dell’Aquila, Puglia e MateraInsediamenti rupestri, Mario Adda Editore, Bari 2010;
– V. Gallo, La Tebaide d’Italia, Napoli, 1925;
– G. Gabrielli, Inventario topografico e bibliografico delle Cripte eremitiche basiliane in Puglia, Roma, 1936;
– A. Medea, Gli affreschi delle cripte eremitiche pugliesi, 2 voll. Roma, 1939;
– E. Jacovelli, Gli affreschi bizantini di Massafra, Massafra, 1960;
– L. Abatangelo, Chiese – Cripte e affreschi italo-bizantini di Massafra, 2 voll., Taranto 1966;
– C.D. Fonseca, Civiltà rupestre in Terra Jonica; Milano – Roma 1970;
– E. Jacovelli, Massafra, la città e il territorio, Massafra, 1981;
– Marcello Scalzo, Il complesso ipogeico di Sant’Antonio Abate  a Massafra, in Archeoguppo 3, Massara 1995.

Rilevatore: Feliciano Della Mora

Data ultima verifica sul campo: 07-07-2010 – 10-03-2020

massafra 4

CASNATE con BERNATE (Co). Parrocchiale dei Ss. Ambrogio e Antonio abate

La parrocchiale è sita in Piazza Don Angelo Monti, 1.
https://goo.gl/maps/gjtEKiW9Q21kdz5x9

 

Già esistente nel 1297, subì un lento e rovinoso degrado. Nel Cinquecento risulta infatti molto malridotta e sullo scorcio del Seicento la situazione era di poco migliorata.
A partire dagli inizi del secolo XVII, inoltre, la Parrocchiale di Casnate divenne la chiesa principale anche per gli abitanti di Bernate, che fino ad allora avevano dovuto ricorrere a Fino per le cure liturgiche.

Di fronte alla necessità di operare un risanamento e un ampliamento della Parrocchiale, questa venne profondamente ritoccata assumendo forme barocche.
Ma nel 1837, durante il rifacimento del pavimento, volendo acquistare spazio si decise di smussare e diminuire le dimensioni dei quattro piloni barocchi: questo provocò il crollo rovinoso di tutta la volta della Parrocchiale proprio al termine di una funzione religiosa; fortunatamente, tutti rimasero illesi.
Ci vollero ben dieci anni perché si cominciasse la costruzione dell’attuale Parrocchiale dei SS. Ambrogio e Antonio Abate, terminata nel 1850 da Carlo e Calisto Ferrano, subentrati nei lavori all’ingegner Luigi Pellegrini, e consacrata in questo stesso anno.
Nel 1933, infine, vennero effettuati radicali restauri alla facciata e al campanile, sotto la direzione dell’ingegnere Giulio Valli.
Nel 1859 vennero affrescati nella cupola centrale il Padre Eterno, opera del pittore Antonio Rinaldi da Tremona, e nel sottarco di accesso alla zona absidale la Vergine Assunta, opera di Giulio Reina di Como: il resto degli ornati ad affresco della chiesa è opera del pittore Vincenzo De Bernardi, che li portò a termine nel 1869.
Ai fianchi dell’altare della Madonna del Rosario, sul lato destro della chiesa, sono collocate due tele di epoca diversa, un S. Francesco di Sales, settecentesca, e i SS. Proto e Giacinto, cinquecentesca: quest’ultima, di grosse dimensioni e di notevole livello qualitativo, è giunta alla Parrocchiale di Casnate probabilmente dalla Cattedrale di Como, insieme alla tela che occupa la posizione simmetrica nella chiesa, con le SS. Faustina e Liberata, del medesimo autore, molto vicino ad Alvise De Donati.

 

Note storiche:
Ai lati dell’altar maggiore vi sono due affreschi recenti, del 1941, opera di C. Morgari: Apparizione di un angelo a s. Antonio nel deserto (vedi fig.) e La predica di S. Ambrogio contro gli ariani.

La visione di Sant’Antonio Abate nel deserto, del pittore torinese Carlo Morgari (1941): si narra che mentre pregava nel deserto ebbe la visione di un altro eremita, che intrecciava una corda, a significare che alla vita contemplativa avrebbe dovuto associare anche qualcosa di concreto.
In questo affresco viene proposto, al posto di un altro eremita, un angelo che intreccia una stuoia.

 

Infine, sul lato sinistro della chiesa, sopra l’altare di S. Antonio è stata collocata nel 1873 la statua del Santo (vedi fig.), opera dello scultore comasco Giuseppe Bayer, affiancata da un lato dalla predetta tela con le SS. Faustina e Liberata, dall’altro da una tela settecentesca raffigurante la Madonna col Bambino e Santi.

 

 

Bibliografia:
Mario MASCETTI, Casnate con Bernate, due paesi una comunità.  Comune di Casnate con Bernate, 2009.

 

Rilevatore: Feliciano Della Mora

Data ultima verifica sul campo: 11-06-2010