CORDENONS (Pn). Parrocchia di Sant’Antonio abate con statua e vetrata dedicate a Sant’Antonio abate.

All’interno della chiesa è collocata una statua lignea ed è installata una vetrata con la figura di Sant’Antonio abate

 

Info:
Via Pasch, 55, 33084 Cordenons PN – Telefono: 0434 932257
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CORDOVADO (Pn), fraz. di Saccudello. Chiesa di Sant’Antonio abate e Gottardo

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La località di Saccudello è ricordata come villa distinta da Cordovado già nella bolla di Urbano III del 1186. Alle soglie immediate dell’abitato c’era un bosco impenetrabile, frequentato sovente dai lupi: tra il 1633 ed il 1634 le cinque persone sbranate a Cordovado dai lupi furono aggredite tutte nel tratto che da Saccudello portava ai Feletti di Morsano.
La chiesa risale alla fine del ‘600, ha un’aula rettangolare con travi a vista (tre capriate), mentre il presbiterio è quadrato ed è più alto dell’aula, ha il soffitto in calce con motivi a stucco; dietro al coro si trova la sacrestia.
La facciata è liscia e priva di simmetria per la presenza di una sola finestra, posta a sinistra della porta d’ingresso, inquadrata in pietra e in alto si apre un occhio ovale.
Il campanile, posto sull’angolo destro dell’aula, è costituito da una torre a base quadrata con quattro monofore ogivali e corona merlata aggiunta in seguito.
Preziosa la statua di legno policroma di San’Antonio abate, alla maniera di Domenico da Tolmezzo, restaurata da Angelo Pizzolongo al tempo del restauro generale della chiesetta (1985-87).

Nel 1750 l’altare ligneo fu rifatto in pietra dal portogruarese Pietro Balbi, mentre la pala rappresentante Madonna con bambino fra i SS. Antonio abate, Antonio di Padova e Gottardo fu dipinta da Francesco Mestore da S. Marizza di Varmo. Il gonfalone era stato rinnovato nel 1743 e realizzato da Bortolo Serimi (Serini?) da Venezia.

Sant’Antonio abate è raffigurato anche in una pregevole vetrata.

Dal 1665 ha ancora attiva una confraternita, originariamente dedicata anche ai SS. Antonio abate, Antonio di Padova e Gottardo.

 

Info: www.borghibellifvg.it
https://www.parrocchiacordovado.it/s.antonio.html

Bibliografia:
AA.VV. Il Sanvitese, percorsi artistici, storici, naturalistici, Consorzio fra le Pro Loco del Sanvitese, 2005.

Rilevatore: Feliciano Della Mora

VENEZIA, municipalità di Favaro Veneto. Antica Chiesa di Sant’Elena e Sant’Antonio abate di Tessera

Il sobborgo veneziano di Tessera si trova sulla terraferma, a ovest dell’abitato di quella che era la vecchia Tessera, anticamente Texaria.
Via Triestina, 141,
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A Texaria in epoca altomedievale vi era una pieve; nel 1740 c.a., in base ai ruderi scoperti da contadini il parroco di Favaro, Agnoletti, si definì che la chiesa pievana matrice sorgeva sull’odierna via Spigariola. La giurisdizione della Pieve di Tessera ebbe durata fino al secolo XIV e si estendeva su diverse chiese poi scomparse o ricostruite.
Una chiesa intitolata a Sant’Antonio abate, di incerta ubicazione fu probabilmente costruita nel secolo VIII o IX, e viene citata sino al 1350-1400, probabilmente in seguito fu demolita. Nei documenti si trova il toponimo “Riva di Sant’Antonio”.

Vicino al quinto miglio della via Emilia – Altinate (Orlanda) sorgeva la cappella di S. Elena Imperatrice di Torre di Texaria. La prima notizia riguardante la chiesa risale al 1089, quando Bertaldo de Carbonaria donava all’abbazia di Polirone (Mantova) un podere situato nella villa que dicitur Sancte Helene, nonché una parte dei suoi diritti sulla ecclesia Sancte Helene. Analoghe donazioni avvennero nel 1091 da Compagno e Melio, fratelli di Bertaldo, e nel 1095 da un quarto fratello. Nel 1105 i primi monaci si insediarono presso il luogo sacro, mentre nel 1122 il complesso passava definitivamente a Polirone e la chiesa di S. Elena divenne cappella “sine cura” dell’abate di S. Cipriano di Murano.
Sin dal 1130 la chiesa di S. Elena fu affidata ai Benedettini che nei pressi costruirono un convento che, nei quaderni delle decime degli anni 1297-1330, viene citato come sede di uno degli ospitali dell’Arcipretato di Mestre, per il ricovero di viandanti e pellegrini. Divenuto priorato, dalla fine del Duecento iniziò a decadere. Fu il Doge Pietro Gradenigo a decidere di restaurarla, nel 1300 circa, come da un sigillo ritrovato nella chiesetta.
Nel 1507, l’abate Giovanni Trevisan aveva ricevuto l’incarico di restaurare la chiesa e il monastero di S. Elena di Tessera. Vi riuscì, con l’aiuto dei frati di San Cipriano di Murano e portò nella chiesa la pala di S. Antonio, che forse proveniva dall’omonima chiesa distrutta. Una lapide sulla porta d’entrata principale riporta la scritta in latino che ricorda il fatto: “Ferma il passo (o pellegrino), fui distrutta – ora risorgo per sempre – L’abate Giovanni Trevisan fa ora questo dono – Mi chiamo Elena (chiesa) come prima –Sono soggetta al (convento) di S. Cipriano, che l’ingegnosa gente di Murano venera.“
Si succedettero nel monastero  gli abati Vittore Trevisan, poi il nipote Giovanni e un altro pro-nipote, e infine avvenne la soppressione decretata nel 1588 da Papa Sisto V. I beni monastici di Terzo e Tessera d’allora furono associati alla mensa patriarcale di Venezia.

In una relazione della Curia del 1925 è detto che: “nel 1864, dal Demanio dello Stato il 28 maggio 1868 furono avocati i beni della Mensa di Venezia e, fra gli altri, i mappali n. 244 e 245 di Tessera di Favaro, attigui alla Chiesa di S. Elena e Antonio, che esso vendeva all’Asta ed erano il 6 luglio 1869 aggiudicati a Giacomo Checchin detto Badin fu Pasquale di Mestre, già fittavolo del Patriarcato” … “Nel Catasto 1899 S. Elena è segnata come Oratorio, di p.c. 18, con la lettera B del Comune di Favaro, sezione Terzo e col titolo di S. Antonio di Tessera”.

La chiesa è tuttora di proprietà privata.

Non è chiaro quando avvenne la doppia intitolazione; il culto di sant’Antonio abate era vivo nella popolazione tanto che, quando il 1 gennaio 1954 l’allora patriarca Angelo Roncalli concesse a Tessera di essere parrocchia autonoma da Favaro, i festeggiamenti avvennero il 17 gennaio festa del Santo. La nuova chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta fu edificata tra il 1960 e il 1963.

La chiesa contiene due preziosi dipinti, la pala dell’altare maggiore con l’immagine di sant’Elena imperatrice e l’altare di S. Antonio con la tela raffigurante il Santo che legge.

LA TORRE
La torre cilindrica fu eretta dalla Repubblica Veneta forse tra il IX e XI secolo come vedetta contro i pirati. Su schema romanico-bizantino, simile alle torri di avvistamento di Ravenna, Pomposa e Caorle, e deve la sua conservazione al monastero benedettino che venne istituito già nel 1139, quando il vescovo di Treviso Gregorio Giustiniani consacrò chiesa e abbazia al nome di Sant’Elena, affidandone la cura all’Abate di  Polirone e la torre ne divenne il campanile.

La torre è alta 24 metri con una circonferenza alla base di 14 m presenta un basamento in conci di trachite su cui si eleva la muratura in “Altinelle” (laterizi largamente impiegati nel territorio di Venezia provenienti dalla demolizione della città romana di Altino, oggi nel comune di Quarto d’Altino VE, a circa tre miglia dall’antico abitato di Texaria), e si assottiglia verso la sommità dove si aprono le finestrelle della cella campanaria. All’interno si trovano due piccole campane bronzee una delle quali reca incisa la data di fusione: 1509.

Bibliografia:
Tessera: Storia della chiesetta di S. Elena e dell’Antica Torre, dintorni e contesto storico – cronologico. Un patrimonio da conservare, Commenti e sintesi di Paolo G. Vivian, In proprio 2010.  Reperibile in: http://betta-enrico.fiorentin.com/TESSERAstoriacoomentatadaPaolovivian.pdf

Link:
https://it.wikipedia.org/wiki/Torre_di_Tessera
https://www.terraantica.org/?p=3293

MONFALCONE (Go). Edicola con mosaico dedicato a Sant’Antonio abate

Vicino al parcheggio delle Terme Romane
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Come ogni anno in occasione della festa di S. Antonio abate che si ricorda il 17 gennaio, la comunità parrocchiale del SS. Redentore ha rinnovato la benedizione degli animali, legata dalla tradizione al santo protettore degli animali domestici e delle stalle.
Dopo la Messa delle 10.30 la statua lignea del santo, unica cosa rimasta della chiesetta che sorgeva sulla collina del Lisert e andata distrugga nel primo conflitto mondiale, è stata portata davanti all’oratorio “Don Tonzar” e don Giovanni Derosa dopo aver spiegato il significato della festa, ha benedetto gli animali presenti portati lì dai vari bambini e da persone anziane a cui loro fanno compagnia. È seguito un rinfresco in oratorio cui hanno assistito anche i cani ed i gatti presenti con i loro padroni.
Nel pomeriggio invece presso le Terme Romane in zona Lisert accanto al parcheggio si è svolta l’inaugurazione e la benedizione dell’edicola dedicata proprio a S. Antonio abate.
Davanti ad una numerosa folla ha preso la parola il Sindaco Altran dichiarandosi contenta di condividere con i tanti parrocchiani di Via Romana e del mandamento questo momento tanto atteso di questa opera che raffigura il santo protettore di queste zone. Ha ringraziato poi a nome dell’amministrazione comunale tutte le realtà che hanno contribuito a questa realizzazione, la Società Terme Romane ed i suoi soci, la Ditta costruttrice, la ICI Coop ed il signor Giusto Zoff della parrocchia del SS. Redentore che ha dato sprone e spinta all’idea di questa opera. Ha preso la parola anche don Rino Lorenzini per molti anni parroco nel rione Via Romana- Solvay che se pur in carrozzina per le precarie condizioni di salute, ha voluto essere presente e ha ricordato in breve la storia della chiesetta e di S. Antonio abate legato alla tradizionale benedizione degli animali.
E’ intervenuto poi il dottor Aniello Langella, presidente della prima sezione regionale Archeoclub costituitasi a Monfalcone con il nome di Caput Adrie, il quale ha sottolineato questo evento sotto tre aspetti: in questi giorni si ricorda un secolo dal bombardamento di questa area e quindi anche della chiesa dedicata al santo con una scritta che riporta la data del 12 marzo 1916; S. Antonio era il santo anche del fuoco sacro, oltre che monaco era un taumaturgo perché guariva la malattia del fuoco di S. Antonio, con il grasso del maiale che leniva le ulcere e le ferite; infine questa zona è legata all’acqua elemento purificatore e come il Battesimo, purifica nel corpo e nello spirito, una fonte di acqua che contiene zolfo e che è curativa per varie malattie. “Oggi non si svolge qui solo una commemorazione storica e religiosa- ha detto il dottor Langella – ma vuole essere un momento di riappropriazione di un territorio da parte di tutti i monfalconesi.”
Don Gilberto Dudine parroco di S. Nicolò ha ringraziato il mosaicista Vanni Aita che ha realizzato l’immagine di S. Antonio che si trova all’interno dell’edicola e dopo la preghiera di don Giovanni Derosa e lo scoprimento da parte di due bambini, don Rino ha benedetto quest’opera tanto attesa cui è seguito un caloroso applauso.

 

Autore: Paolo Zuccon

Fonte: www.voceisontina.eu, 1 feb 2016

Segnalazione: Albertino Martignon – albertino.martignon@gmail.com

TEGLIO VENETO (Ve). Oratorio di Sant’Antonio abate.

Strada Provinciale, 91  – Via Partz
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La chiesetta, come prova un documento recentemente pubblicato (1), fu realizzata intorno al 1477, o negli anni immediatamente seguenti, ad opera del capomastro “Martino da Fagagna”, su commissione della comunità di Teglio.
Fin dalle origini essa fu legata alla confraternita dedicata a Sant’Antonio abate.
All’interno è ancora visibile parte della decorazione pittorica originaria del secolo XV (due affreschi con l’immagine di San Sebastiano, uno dei quali datato 1492, ed un altro con Sant’Antonio di Padova) e del XVI (S. Agata e Battesimo di Gesù ed altre tracce quasi illeggibili).
Da segnalare anche la presenza di alcune tele: il Padre Eterno benedicente (secc. XVI-XVII), il Transito di San Giuseppe e l’Estasi di Sant’Antonio di Padova (già collocate sugli altari laterali datati 1738) e la Vergine col Bambino tra i Santi Rocco e Sebastiano di Sante Conti (1871).
Di particolare pregio è pure la tarsia in marmo sul paliotto dell’altar maggiore (secentesco, ma certamente più antica di questo) raffigurante Sant’Antonio abate.
Il porticato antistante, frutto di un intervento più tardo (fine XVI o inizi del secolo successivo), fu uno dei luoghi – assieme all’attigua cinquecentesca casa del comune e sede della confraternita di Sant’Antonio Abate – di incontro dei capifamiglia del comune che si riunivano in pubblica vicìnia per deliberare sulle questioni inerenti la vita della comunità civile e religiosa di Teglio.

 

Autore: Eugenio Marin

(1) E. Marin, 1477: “Hedificare in villa Tilei unam ecclesiam”. Contributi per una storia dell’oratorio di S. Antonio Abate di Teglio Veneto, in Teglio Veneto: storia delle sue comunità. Tei, Sintiel, Suçulins. Materiali e documenti, a cura di A. Diano, Teglio Veneto, Fogolâr Furlan “Antonio Panciera”, 2007, pp. 73-106.

Segnalazione: davide cecchi – lifemusicdavide@gmail.com