LESEGNO (Cn). Parrocchiale di Sant’Antonio abate

La Chiesa parrocchiale di S. Antonio risale al 1400 e fu costruita nella borgata Villa ove esisteva già un oratorio.
Restaurata nel 1932, annovera al suo interno opere pregevoli quale l’altare maggiore (del 1700) un prezioso ciborio (del XV sec.) ed un tempietto conservato nel battistero.
Nei tempi antichi la parrocchiale era la chiesa romanica della Madonna del Lucchinetto, che si presume risalga al X sec. Oggi si trova al centro del cimitero costruito nel 1822 in località Prata. Restaurate recentemente le decorazioni interne.

Sulla facciata un affresco con  la figura di sant’Antonio abate (a sinistra).

L’abitato di Lesegno è costituito da due nuclei importanti, situati uno di fronte all’altro sui rilievi della valle in cui scorre il torrente Mongia. Villa è la borgata dove ha sede il comune, le scuole, la parrocchiale ed il settecentesco castello. Prata è l’altra frazione, anch’essa di origini molto antiche.

Note storiche:
Nel X secolo risulta che il villaggio di Lesegno appartenesse alla contea di Andrate, posseduta dai marchesi di Susa. Passato al vescovo di Asti fu da questi ceduto ai marchesi di Ceva che vi ebbero giurisdizione fino al sec. XVII. Dopo alterne vicende venne eretto in marchesato nel 1790 ed assegnato a Cesare Gaspare, marchese di Ceva e di Lesegno. Gravi danni subì durante l’occupazione spagnola del 1649 e più tardi nel 1796 per il saccheggio delle truppe napoleoniche.
La parrocchiale era la chiesa romanica detta “Madonna del Lucchinetto”, il cui nome deriva probabilmente da “lucus” bosco di castagni, che si presume risalga al X sec. Oggi si trova al centro del cimitero costruito nel 1822 in loc. Prata.

Bibliografia:
 – AA.VV., Il santuario della Madonna dei Boschi di Boves, Primalpe, CN, 2004
– RAINERI G., Antichi affreschi del Monregalese, vol. II, Rotary Club Mondovì, Mondovì CN, 1979
– BERTONE L., Arte nel Monregalese, L’Artistica Editrice, Savigliano CN, 2002

Link: http://www.fungoceva.it/vallate_paesi/LESEGNOcimitero.htm

Fruibilità:
Parrocchia tel. 017477036   Via F. Petitti, 3

Rilevatore: Angela Crosta

Data ultima verifica sul campo: 14/03/2014

 

PRUNETTO (CN). Santuario della Madonna del Carmine, quattro affreschi con sant’Antonio abate

Sulla collina che sovrasta il paese, nei pressi del Castello, in Via del Castello.
Da una scalinata in pietra, si accede alla chiesa, costruita in stile romanico, molto semplice, con muratura in pietra spaccata e tetto in lastre di pietra.
La facciata è caratterizzata da un rosone centrale, scoperto recentemente, con ai lati due finestre rotonde sovrastate da una piccola sporgenza in mattoni.
L’edificio è a tre navate con una sola abside nella navata maggiore.

Note storiche:
Non se ne conosce il periodo di edificazione, ma è ipotizzabile che risalga, nella sua parte più antica, al XIV secolo.
Venne rimaneggiata e ampliata nei secoli successivi: probabilmente l’entrata originaria era a nord e la zona dove è ora l’altare maggiore fu costruita nel 1600.
I primi documenti con descrizioni della chiesa sono solo del XVII secolo; essa fu la parrocchiale di Prunetto ed era intitolata a San Lorenzo Martire sino al 1904.
Fu abbandonata perché troppo piccola e venne costruita la nuova parrocchiale nel paese. La chiesa andò in rovina e fu chiusa al culto; restaurata nel 1928, fu eretta a Santuario della Madonna del Carmine.
Nel 1999 sono stati eseguiti lavori di consolidamento delle strutture e di restauro delle pitture murali che hanno consentito di ripristinare o portare alla luce affreschi del XV secolo, tra i quali un ciclo di Seguano Cigna.

All’interno vi sono affreschi. Sulla parete destra, presso l’entrata, è stato recuperato un frammento di affresco con una Madonna col Bambino con caratteri trecenteschi; vi sono poi due angeli che reggono un cero e, nella zona inferiore, un serafino. Nel sottarco della prima campata della navata destra, sant’Antonio abate e santa Caterina di Alessandria; nella parete un’Assunzione rovinata dalla posteriore apertura di un oculo; nel sottarco a destra due santi in abiti quattrocenteschi e a sinistra le due figure dei donatori, san Lorenzo e un altro Santo. Nella crociera i quattro Evangelisti seduti su scranni; di essi solo Giovanni è ben visibile.

prunetto 2Sulla parete destra due riquadri rappresentano le tentazioni di sant’Antonio: in alto, il Santo tentato da un demone in forme femminili; nella scena in basso, sant’Antonio è percosso da quattro diavoli.
Nel sottarco della seconda campata, una Madonna col Bambino e i donatori; a sinistra san Giovanni Battista. Nella volta a crociera della seconda campata un Cristo Pantocratore racchiuso all’interno di un sole rosso con raggi serpeggianti, iconografia piuttosto rara. Nel sottarco frammenti con un’Annunciazione di cui è rimasta solo la Vergine, una Madonna in trono e san Sebastiano.

Nella terza campata, sulla parete destra un riquadro, di fattura meno accurata e probabilmente più tarda, con san Rocco, san Sebastiano, sant’Antonio abate ed un santo Vescovo.

Nella navata centrale, sul primo pilastro a destra un martirio di sant’Agata. Nella navata sinistra, nel sottarco a sinistra san Pietro e a destra san Bernardo da Chiaravalle; nella volta a crociera frammenti di un Evangelista, nel riquadro sulla parete, in alto, una donna legata a un palo che brucia sul rogo, di difficile interpretazione; nel sottarco sant’Antonio abate e san Bernardino da Siena.
Nella terza campata della navata sinistra vi sono gli affreschi di Seguano Cigna da Monteregale (Mondovì): nella lunetta la Crocifissione; in basso una Madonna in trono col Bambino che tiene un mano un uccellino, affiancata a entrambi i lati da due figure di santi non identificabili. Nelle crociere della volta i Dottori della Chiesa: san Gerolamo, sant’Agostino, san Gregorio Magno e sant’Ambrogio. Nel sottarco della navata centrale le rappresentazioni di quattro Virtù: Carità, Temperanza, Speranza, Fortezza, ciascuna con un grande cartiglio. Nel sottarco verso la navata successiva vi è il Cristo in mandorla seduto a figura intera, con ai lati gli evangelisti seduti su scranni, a sinistra san Luca e san Giovanni, a destra san Marco e san Matteo. Nella parte inferiore sinistra un riquadro con san Secondo e un cartiglio col nome del pittore e parte della data, che da documenti del 1800, doveva essere il 1478.
Sulla destra al di sotto dei dipinti del Cigna una Madonna della Misericordia, più tarda e di modesta fattura. Tracce di un velario compaiono qua e là.

 

Bibliografia:
 – L. BERTONE, Arte nel Monregalese, L’Artistica Editrice, Savigliano CN, 2002
– M.P. COSTA PIROVANO, Prunetto: Santuario della Madonna del Carmine. Itinerario storico artistico, s. n. , Prunetto CN, 1999

Vedi:
http://www.comune.prunetto.cn.it
http://langhe.net/sight/prunetto-la-chiesa-della-madonna-del-carmine/

https://www.cittaecattedrali.it/it/bces/411-santuario-della-madonna-del-carmine

Note:
Notizie e fotografie dai testi e dai siti sopra indicati. Foto in alto da www.langhe.net .
Alcune fotografie sono reperibili in www.mappeliguria.com

Fruibilità:
La chiesa è visitabile, con biglietto di ingresso unitamente al Castello, le domeniche da Luglio a Settembre dalle ore 14,30 alle 18,30; tutto l’anno su prenotazione, rivolgendosi al tel.0174 99113 oppure 0174 92199.

Rilevatore: Angela Crosta

Data ultima verifica sul campo: 15/03/2014

MONTANERA (CN). Santuario di Santa Maria Assunta, detta Madonna Lunga, due affreschi raffiguranti sant’Antonio abate

La chiesa si trova all’inizio dell’abitato.

Nel catino dell’abside è raffigurata una “Madonna del manto” in atto di accogliere sotto il suo mantello protettore due gruppi di personaggi adoranti. La raffigurazione absidale della Madonna, invece del Cristo Pantocratore, è un raro reperto. Il nome di “Madonna Lunga” è chiaramente dovuto alle particolari proporzioni della figura. Risale al XV secolo.
Sotto questa scena due file di personaggi: i dodici Apostoli e una serie di santi tra i più venerati nell’antico Piemonte (tra cui sant’Antonio Abate) fanno da cornice ad un’altra immagine di Maria, risalente alla fine del XV secolo: una delicata “Madonna del latte”  tra san Giovanni Battista e san Giuliano.
Non si conosce l’autore (o gli autori) degli affreschi.

Altra immagine di Sant’Antonio Abate si trova nell’arco della navata e viene collocata sempre al XV sec.

Note storiche:
Forse una cappella sorse intorno all’anno mille per iniziativa dei monaci di Consovero, dipendenti dal monastero di Val Casotto, che a Montanera possedevano alcuni beni: si sa comunque della sua esistenza già nel 1200, come si leggeva un tempo sull’iscrizione in facciata.
Montanera venne distrutta nel 1363. I nuovi abitanti si preoccuparono fin da subito di ricostruire la cappella in stile romanico come era in origine, senza soffitto e con entrata laterale.
All’opera di ricostruzione partecipò tutta la comunità, che poi commissionò gli affreschi della parte absidale. Sul muro di fianco fece apporre la scritta: “Hoc opus fecit fieri Communitas Montaneriae ut a periculo calamitatis adeo sibi colat MCCCCLXXXII die XVI iunii”, cioè “Questa opera fu fatta fare dalla comunità di Montanera per ottenere la liberazione dal pericolo di calamità. 16 giugno 1482”. Forse fu questo il motivo per il quale la cappella venne dedicata a Maria, madre delle Grazie.
Nel 1836 il santuario di “Madonna Lunga”, definizione con cui la cappella viene popolarmente nominata a causa dell’affresco absidale, verrà ancora ampliato.
In questi ultimi anni sono stati eseguiti importanti lavori di restauro e risanamento conservativo. Oltre al rifacimento del tetto, dell’l’intonaco e del pavimento, sono stati restaurati tutti gli affreschi esistenti portandone alla luce altri, nascosti sotto il vecchio intonaco.

 

Bibliografia:
AA.VV. Preghiera dipinta. Itinerari artistici e naturalistici tra Tanaro e Stura. Assoc. “Terra dei Bagienni”, Beinette CN, s.d.

Link: http://www.comune.montanera.cn.it/

http://archeocarta.org/montanera-cn-cappella-santaurio-di-santa-maria-assunta-detta-madonna-lunga/

Fruibilità:
Orari di apertura:
La cappella-santuario è aperta tutte le prime domeniche dei mesi da Maggio a Settembre (ore 15 – 19); info Parrocchia, tel. 0171 798106

Rilevatore: Angela Crosta

Data ultima verifica sul campo: 14/03/2014

 

 

 

 

MONDOVI’, fraz. Breolungi (Cn). Pieve di Santa Maria, affresco con sant’Antonio abate

L’antica Pieve si trova in strada Lea, nella frazione Breolungi di Mondovì.

La facciata a frontone, alterata dalla soprelevazione della navata destra, conserva lesene e archetti pensili sul profilo del tetto di origine romanica. Il profondo portico antistante la facciata, oggi chiuso a nord, è del XV secolo e si apre con tre arcate, le laterali più grandi e leggermente ogivali.
Sulla destra della facciata, sotto il portico del XV secolo, vi sono AFFRESCHI attribuiti a Rufino di Alessandria: il più importante è datato 1415 e raffigura una delicata Madonna in trono con sulle ginocchia il Bambino che con naturalezza si gratta un piede.  Ai lati sant’Antonio Abate e san Lazzaro; sono anche raffigurati il Cristo di Pietà tra la Madonna e san Giovanni apostolo, e san Cristoforo, purtroppo acefalo.
L’edificio ha un impianto a tre navate formate da sei campate separate da pilastri ottagonali; è concluso da tre absidi semicircolari, datate alla seconda metà del secolo XI. L’abside a sud venne rifatta per costruire la sacrestia alla fine del 1700. L’abside maggiore, costruita con conci di pietra irregolari è scandita da tre lesene che dividono in gruppi di quattro le nicchie a fornice molto simili a quelle della chiesa di San Giovanni ai Campi di Piobesi (TO).
Sull’estradosso degli archi affiora una sottile cornice sporgente di mattoncini, detti “ciglia”, motivo originale ed esclusivo di quest’edificio. La finestra centrale dell’abside, l’unica originale e oggi chiusa, presenta una profonda strombatura e “ciglia” di pietra.
Il campanile tronco venne rifatto nel secolo XVII.
L’edificio fu voltato in epoca barocca, originariamente era a capriate almeno sino alla fine del 1500.
All’interno della chiesa vi sono AFFRESCHI dal XII al XVI secolo.
Nella conca absidale sono emersi affreschi romanici del XIII-XIV secolo dove si riconoscono i santi Cristoforo, Antonio abate e Giacomo.
Più recentemente sono emersi nuovi affreschi risalenti al XIII secolo con il Peccato originale e la cacciata di Adamo ed Eva, oltre a quelli trecenteschi della Madonna con il Bambino, santa Maria Egiziaca, san Giorgio e la Principessa.
All’inizio della navata destra, l’ancona di un altare con una Madonna col Bambino che sta in piedi sul capo di un cherubino, degli inizi del 1500, attribuita a Sebastiano Fuseri o a un discepolo di Hans Clemer.
Un pilastro della navata centrale mostra un affresco quattrocentesco con san Bernardino e santa Caterina.
Attribuito a Giovanni Mazzucco o a Frater Henricus è invece l’affresco quattrocentesco sulla parete della navata sinistra che rappresenta san Sebastiano tra santo Stefano e san Bernardino da Siena.
All’interno dell’abside destra una scala porta alla cripta sotto l’abside centrale.

Note storiche:
La chiesa fu costruita tra il IX e l’XI secolo, sotto la signoria dei vescovi di Asti fino al 1388 quando venne costituita la Diocesi monregalese.
Fin da quel tempo, il borgo (“Curtis Bredulensis”) ebbe la Parrocchia, assai importante, poiché portava il titolo di “Pieve”, dedicata alla Beata Vergine Maria. Da questa Pieve di S. Maria – detta “de Bredulo extra Civitatem” – ebbero origine, nel sec. XIII, la Parrocchia cittadina di S. Maria “de Bredulo intus civitate” (S. Maria Nova) e, più tardi, nel sec. XV, la Parrocchia dei Santi Apostoli Pietro e Paolo in Breo, di cui l’antica Pieve finì per diventare chiesa succursale perdendo il titolo parrocchiale.
La Parrocchia di Breolungi venne poi ricostituita nel 1843 con il titolo di Maria Vergine Assunta.

 

Bibliografia:
 – VENTURINO GAMBARI M. (a cura di), Dai Bagienni a Bredulum: il pianoro di Breolungi tra archeologia e storia, Quaderni della Soprintendenza Archeologica del Piemonte, Omega Edizioni, Città di Mondovì, 2001
– BERTONE L., Arte nel Monregalese, L’Artistica Editrice, Savigliano CN, 2002
– MONDINO G., Brigodorum oggi Breolungi: appunti di storia, arte, tradizione, Comunità parrocchiale di Breolungi, Mondovì Breolungi, 1976

Link: http://www.sebastianus.org/santa-maria-assunta-a-mondovi-breolungi/
http://archeocarta.org/mondovi-breolungi-cn-antica-pieve-di-santa-maria/

Fruibilità:
La Chiesa, attualmente parrocchiale, è aperta per le funzioni, info tel. 0174.61504.

Rilevatore: Angela Crosta

Data ultima verifica sul campo: 14/03/2014

PIOZZO (Cn). Cappella di San Bernardo, affresco raff. sant’Antonio abate

Adagiata su una collinetta alla confluenza delle strade per Carrù e per Benevagienna, la cappella di San Bernardo è uno tra i più interessanti monumenti artistici di Piozzo e delle Langhe.

Costruita probabilmente alla fine del 1300 sul basamento di una antica torre di guardia si presenta ora a pianta quadrata con catino absidale.
All’interno, in una miriade di colori, Frater Henricus porta a termine nel 1451 tutto il ciclo pittorico. Nella volta è ritratto il Cristo Pantocratore in mandorla con ai lati i simboli degli evangelisti, al di sotto al centro la Madonna con Bambino in trono con una folta schiera di santi: San Bernardo con il diavolo alla catena, San Pietro con le chiavi del Paradiso, San Lorenzo con la graticola, Santa Caterina da Siena, San Sebastiano trafitto da frecce e San Bernardino.
Sulle pareti della piccola navata altri Santi: San Martino, Sant’Antonio, San Michele, molto interessante e sviluppata su sette quadri la storia di una famiglia di pellegrini che, per intercessione di S. Giacomo di Compostela, ebbero salvo il loro figlio innocente condannato alla forca.
La tecnica pittorica con l’uso di colori delicati e l’inserimento delle figure dei Santi in riquadri con sfondi a fregi e motivi vegetali, fanno supporre che Frater Henricus fosse anche, oltre che un bravo frescante, un valente miniatore.
Il miracolo dell’impiccato.
Questo fatto è conosciuto come il “miracolo dell’impiccato e della gallina”. Un giovane pellegrino è accusato di furto dalla servetta di un’osteria e viene condannato alla forca. I genitori, che lo avevano preceduto nel cammino verso Santiago, lo trovano, al loro ritorno, impiccato ma ancora in vita grazie all’Apostolo Giacomo che conoscendo la sua innocenza lo ha sorretto sulla forca impedendo che la corda gli si stringesse intorno alla gola. L’avventura si conclude con il ricongiungimento del ragazzo alla sua famiglia e la punizione della vera colpevole, attraverso il “miracolo della gallina” che, cotta e servita sul piatto di portata, si rizza in piedi e canta di fronte al giudice raccontando la verità. Alla cattedrale di santo Domingo de la Calzada (La Rioja) si custodiscono un gallo e una gallina vivi per ricordare questo miracolo.
L’abbigliamento del pellegrino.
Anticamente, l’abbigliamento dei pellegrini era molto semplice: una veste corta per non intralciare il passo, una cappa ed un cappello per difendersi tanto dal caldo come dalla pioggia, un bastone a cui appoggiarsi nei tratti difficili, una zucca o leggera borraccia appesa alla cinta ed un’arma di difesa contro i lupi e gli scippatori. La sportina o borsello di cuoio o di pelle di cervo, era ormai accessorio indispensabile e doveva esser portato sempre aperto in segno di fiducia. La conchiglia è, invece, l’oggetto che serviva e serve ad identificare i pellegrini. Raffigura una mano aperta, generosa, che fa elemosina: è anche un simbolo di rigenerazione, di salvezza, di nuova vita, come nel sacramento del Battesimo; inoltre ci ricorda il miracolo dell’uomo salvato dal naufragio che si sveglia sulla spiaggia coperto di conchiglie.

 

Link:
https://www.sebastianus.org/san-bernardo-a-piozzo/

Rilevatore: Feliciano Della Mora

Data ultima verifica sul campo: 09/03/2014