Chiesetta in località Prabi. https://goo.gl/maps/2do48RGDbJ2oMpw3A
Nei pressi del ponte sul Sarca, una strada, sulla destra, conduce in località Prabi, verso il campeggio di Arco, la piscina, la parete artificiale di free-climbing, il percorso vita ai piedi del Monte Collodri. Due presenze si segnalano all’attenzione di chi percorre questa strada, e soprattutto di chi sa apprezzare l’arte medioevale: sono la chiesa di S. Apollinare e l’eremo di S. Paolo.
La chiesa di Sant’Apollinare ha la pianta rettangolare che si conclude con un’abside semicircolare, quasi una nicchia, che chiude verso Est l’aula.
L’altare in pietra rossa presenta tracce di affresco; tre strette finestre a strombo illuminano la sacra mensa. Nel catino dell’abside ben visibile è il volto del Cristo Pantocratore; ai lati dell’arco santo è raffigurata, quasi certamente, l’Annunciazione.
Le pareti Nord e Sud sono completamente affrescate, su due registri.
La parete Sud presenta, nel livello più alto, la Madonna con il Bambino, circondata da figure di santi (riconoscibile S. Antonio abate con il bastone a gruccia ed il campanello), la deposizione di Cristo nel sepolcro e la Natività.
Nella fascia inferiore è raffigurato il martirio di S. Agata seguito da una serie di santi: S. Chiara, S. Francesco, S. Martino, San Nicola, Maddalena, San Giovanni Evangelista, Sant’Antonio abate.
Nella parete a Nord, nel registro superiore, troviamo il martirio di S. Lorenzo, la Madonna che allatta Gesù Bambino, Crocefissione, Santa Margherita, Sant’Antonio abate ed altri santi.

Sotto, altre figure di santi, tra cui S. Apollinare, vescovo benedicente, S. Paolo con la spada ed il libro, S. Anna e Maria bambina, S. Caterina d’Alessandria con accanto la ruota, simbolo del suo martirio, San Giovanni, Sant’Elena, San Gottardo, Sant’Antonio abate.
La raffigurazione di S. Antonio abate e di S. Apollinare è presente in più punti.
La parete su cui si apre l’ingresso principale era tutta affrescata, ma ora sono poche le tracce rimaste leggibili. Si notano due persone attorno ad un fuoco, una regge un campanello. In basso vi è una figura di vescovo e, sulla destra, è rappresentata quasi certamente la bottega di falegname di S. Giuseppe. Sugli affreschi sono state incise, in più parti della chiesa, numerose scritte secondo una pratica che si ritrova più evidente nella chiesa di S. Rocco a Caneve di Arco.
All’esterno, la parete Nord del pronao presenta la raffigurazione dell’Ultima Cena; undici apostoli fanno ala a Gesù. Giovanni ha il busto reclinato sulla mensa, Pietro lo fissa in modo severo, mentre gli altri discepoli, a coppie, intrattengono un dialogo fatto di sguardi e di semplici gesti; ai piedi di Gesù, sul lato opposto del tavolo, una figura inginocchiata alza le grandi mani in gesto di preghiera. Sulla sinistra una scritta in colore rosso ricorda che “Villelmo… venit huc prima et terza Junii...”.
Sotto l’Ultima Cena si intuisce la raffigurazione dell’Adorazione dei Magi.
Accanto si erge la figura di S. Apollinare; sul lato Est la Crocifissione sostituisce l’ancona sopra il semplice altare in pietra.
Questi ultimi affreschi risalgono ad epoca successiva rispetto a quelli interni alla chiesa, che sono attribuibili invece alla scuola del maestro Federico del fu Bonanno Oddone da Riva ed in particolare a Giacomo e Giorgio (rispettivamente figlio e nipote di Federico), operanti in Trentino nella seconda metà del Trecento.
Note storiche:
Notizie certe in merito alla chiesa dedicata a S. Apollinare, primo vescovo di Ravenna vissuto tra il primo ed il secondo secoli (la sua festa si celebra il 23 luglio), risalgono al XIV secolo, ma si ritiene che la chiesa possa essere sorta intorno al VII secolo.
Collocata fuori delle mura che un tempo cingevano Arco, lontana da abitazioni, aveva probabilmente anche lo scopo di accogliere viandanti e pellegrini. Ciò spiegherebbe la presenza di un ampio pronao, laterale all’ingresso principale, aspetto architettonico singolare fra le chiese dell’archese.
Nel Trecento essa era al servizio di un vicino monastero; fu poi dimora di vari eremiti, conservando sempre la stessa caratteristica di offrire ospitalità a viandanti e pellegrini che percorrevano la strada romana verso Trento.
E’ una delle chiese eremitiche più ricche di pitture del Trentino, la Bibbia dei poveri. Ha conosciuto momenti di notorietà ed altri di decadenza.
Si sa che verso la fine del XIV secolo officiavano nella chiesa di S. Apollinare ben dieci chierici; nel 1473, il papa Sisto V aggregò, con bolla pontificia del 29 maggio, la chiesa, quale priorato, alla Collegiata di Arco.
Nel 1580, un visitatore la trova “aperta e trasformata quasi in una stalla per animali”.
Nel 1648, viene restaurata per iniziativa dell’arciprete di Arco, don Zanoni.
A partire dal Settecento, la chiesa conobbe, come altre del luogo, un progressivo abbandono.
Nel 1734, venne affidata al monaco Lorenzo Benedetti.
Nel 1782, Giuseppe II diede ordine di chiuderla al culto e rimase così in balia dei vagabondi.
Nel 1795, venne restaurata dall’arciprete di Arco, don Morandi.
Nel 1866, la Curia di Trento ne ordinò la demolizione “per togliere ulteriore profanazione”.
Solo verso la fine dell’Ottocento ed in questo secolo lavori di salvaguardia e di restauro evitarono la completa distruzione della chiesa di S. Apollinare. Nel 1884, infatti, l’arciprete di Arco, don Chini, la restaurò e la riconsacrò.
Nel 1916, una granata, dal Monte Baldo, danneggiò il tetto e parte dell’abside.
Gli ultimi interventi sono stati compiuti nel 1983; essi hanno ridato leggibilità agli affreschi presenti sulle pareti interne e del pronao.
Cronologia: XIV secolo
Fruibilità:
Nei mesi di luglio e agosto, tutte le domeniche, Santa Messa alle ore 10,30.
La chiesa non si è potuta visitare in quanto chiusa.
Rilevatore: Feliciano Della Mora
Data ultima verifica sul campo: 03/11/2007