POPPI (AR). Eremo di Camaldoli, terracotta invetriata con s. Antonio abate di Andrea della Robbia, fine XV secolo

Fondato da san Romualdo nei primi anni del secolo XI, casa madre della Congregazione benedettina dei Camaldolesi, è vicino al confine tra la provincia toscana di Arezzo e quella romagnola di Forlì-Cesena.
La chiesa, dedicata a san Salvatore Trasfigurato, si trova al centro dell’eremo e sorge sullo stesso luogo in cui era situato il primitivo oratorio, costruito in quindici anni in stile romanico, e consacrato nel 1027 dal vescovo Teodaldo. L’oratorio originario col tempo era andato in rovina e si rese necessaria una sua riedificazione. La chiesa fu ricostruita e fu consacrata il 23 agosto 1220 dal cardinale Ugolino dei conti di Segni, futuro Papa Gregorio IX.

Cappella di Sant’Antonio abate
È situata al fianco dell’altare che nel transetto celebra l’Immacolata Concezione. Conserva un altorilievo in ceramica invetriata di 265 x 296 cm, con alcune parti colorate, realizzato da  Andrea della Robbia (1435 -1525) raffigurante la Vergine e il Bambino con Santi. L’opera fu commissionata alla fine del XV secolo al Della Robbia dal priore di Camaldoli e Generale dell’Ordine Pietro Delfino, cosa che giustifica che nella predella vi siano ai lati due stemmi camaldolesi racchiusi tra due delfini.
A sinistra della Vergine sono san Romualdo e santa Maria Maddalena; a destra la figura di un giovane santo che potrebbe essere san Giovanni Battista (per il fatto che tutti gli altri santi appartengono al mondo eremitico e per l’abbigliamento).

 

L’ultima figura a destra è sant’Antonio abate, chiaramente identificabile perché, oltre ad indossare il saio e avere una lunga barba, tiene nella mano destra un bastone a tau cui è appesa una campanella e nella sinistra un libro chiuso.

 

Le lesene laterali della terracotta sono riccamente decorate da anfore da cui escono fiori e racemi, sorreggono un architrave decorato da cimasa, testine di cherubini, dentelli e foglie di acanto.

Nella lunetta: Padre Eterno benedicente con due angeli in preghiera.


Nella predella, al centro, vi è una figura di monaco che viene bastonato da due diavoli neri: la scheda Beni Culturali lo indica come s. Benedetto, ma probabilmente si tratta di s. Antonio abate, nelle cui agiografie è spesso riportato che fu percosso dal diavolo, mentre risulta che san Benedetto fu tentato ed esorcizzò il demonio, ma non ne fu malmenato. Inoltre appare anomala l’introduzione nella formella di una quinta diversa figura di Santo.

 

 

 

 

 

 

Link:
https://catalogo.beniculturali.it/detail/HistoricOrArtisticProperty/0900090901

https://it.wikipedia.org/wiki/Eremo_di_Camaldoli

Segnalazione:
Albertino Martignon


Regione Toscana