SPAGNA – MADRID. Museo del Prado, “Le tentazioni di sant’Antonio abate” attribuito a J. Bosch, 1510-15 circa
Olio su tavola di quercia, 70 x 51 cm, attribuito a Hieronymus Bosch o ad un suo seguace, databile al 1510-15 circa.
Esposto nella Sala 056A
L’opera si trovava nel monastero dell’Escorial, senza essere però citata negli inventari antichi, e da qui venne trasferita nelle collezioni del Prado. Puyvelde la considerò tra le Tentazioni inviate al monastero da Filippo II di Spagna nel 1574.
Questa tavola è differente rispetto al trittico realizzato da Bosch, avente lo stesso soggetto, attualmente conservato nel Museo nazionale d’arte antica di Lisbona. Vedi scheda. Il dipinto di Madrid è molto più sereno rispetto all’agitazione che regna nel trittico. È uno dei dipinti riferibile agli ultimi anni di Bosch, anche se, come il resto delle altre sue opere, non possiede una data precisa. Friedländer propose il 1490; altri la datarono nell’anno 1500, mentre oggi la si colloca nel primo quarto del XVI secolo.
Non è certo però che si tratti di un’opera autografa di Bosch: secondo alcuni, potrebbe essere opera di un imitatore o di un suo allievo, a giudicare dalla qualità pittorica inusualmente appiattita.
Il pannello originariamente aveva una sommità ad arco e comprendeva un paesaggio più aperto con alberi meno frondosi. In data sconosciuta l’opera deve aver subito danni che hanno interessato la superficie pittorica, con conseguenti perdite alla figura di sant’Antonio e allo sfondo. Forse in conseguenza di ciò, la superficie è stata restaurata e alcune aree ridipinte. Le analisi più recenti svolte dal Dipartimento e Laboratorio di Documentazione Tecnica del Prado confermano che la tecnica di questa ridipintura (che è visivamente distinguibile dalla pennellata originale di Bosch) è simile a quella dell’artista ed è stata probabilmente eseguita nelle Fiandre. Successivamente, nell’Ottocento, l’opera fu modificata in formato rettangolare mediante l’aggiunta di pezzi di quercia agli angoli. In quel periodo il paesaggio venne ampliato, alterando ulteriormente l’aspetto dell’opera. In realtà queste aggiunte sono state ricoperte e si può quindi apprezzare il formato originale ad arco.
In contrasto con le altre sue raffigurazioni del Santo, e in modo estremamente originale, Bosch lo mostra qui assorto nei suoi pensieri tra le terre selvagge della natura, evocate dal tronco d’albero cavo brillantemente raffigurato che lo protegge. Niente lo distrae dalla sua concentrazione interiore, e questo vale anche per il suo attributo, il maiale con un campanello all’orecchio che giace ai suoi piedi e ignaro dell’assalto del diavolo che sta per colpirlo con una mazza. Per mantenere l’unità di spazio e tempo Bosch rappresenta Antonio una sola volta, al centro della composizione e in scala ridotta rispetto al paesaggio, che espande utilizzando una linea dell’orizzonte alta. Un’altra caratteristica originale di quest’opera è il fatto che Bosch non mostra i diavoli mentre attaccano il Santo. Piuttosto, sono sparsi nell’area racchiusa dal muro di destra, come se si preparassero a sferrare il loro attacco, portando scale o nascondendosi dietro i cumuli erbosi o uno scudo. Lo scontro deve ancora aver luogo, come è più chiaramente indicato dall’incendio scoppiato nella cappella, il cui bagliore è appena visibile attraverso la porta e dietro l’edificio. Degni di nota sono anche i diavoli che versano acqua su un fuoco scoppiato sul lato posteriore dell’albero che ospita il Santo. L’incendio non era visibile prima del restauro e ora si può distinguere solo dalle scintille e dal fumo.
La tecnica impiegata ne Le tentazioni di sant’Antonio è simile a quella che si trova in altre opere autografe dell’artista.
https://it.wikipedia.org/wiki/Tentazioni_di_sant%27Antonio_(Bosch)