MONFALCONE (Go). Chiesa Ss. Redentore, con statua di Sant’Antonio abate.

L’antico Lacus Timavi, così denominato nelle narrazioni di Plinio, era delimitato in epoca romana da due isole sul versante sud. Lo stesso storico, medico e ammiraglio della flottaa romana le indica come le Insulae Clarae, ossia le isole famose.
Di queste due isole oggi non restano che poche tracce e pochissimi elementi geologici, che ci raccontano ancora di questa storia plurimillenaria.

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Sant Antonio dei-Bagni in una mappa settecentesca

L’insula occidentale detta poi di Sant’Antonio era intimamente legata al culto delle acque che calde fin dai tempi di Plinio scaturivano libere nel mare, tra le rocce della costa. L’intimo legame tra le risorgive di acque calde e curative ed il culto del divino si manifestò in maniera assai chiara già in epoca romana, quando sul luogo dove oggi sorge il moderno istituto termale, vennero rinvenute ai primi del ‘900, numerose epigrafi e materiali archeologici, che ricordavano e sottolineavano l’importanza del luogo non solo per le note fonti termali, ma anche per essere un punto di transito verso le regioni dell’est del litorale.
Intorno alla metà del secolo X proprio qui, nel luogo dove oggi sorgono le Terme Romane di Monfalcone, venne costruito un edificio religioso dedicato a Sant’Antonio Abate.

MonfalconeSull’antica topografia locale, in prossimità delle Terme Romane di Monfalcone, un edificio sacro d’epoca seicentesca di pianta rettangolare e di modeste dimensioni risulta sovente indicato come S. Antonio dei Bagni, eretto in prossimità di uno dei due antichi isolotti che delimitavano la laguna litoranea del lacus Timavi dal mare aperto.
Il culto del Santo è probabilmente da attribuire alla necessità delle genti del luogo di benedire il bestiame per scongiurare malattie ed epidemie.
Difatti, ogni 17 gennaio, in corrispondenza della festa di Sant’Antonio Abate, gli abitanti del circondario monfalconese si recavano in processione votiva a questa chiesetta, portandosi appresso gli animali.

MonfalconeIn quest’edificio vi erano tre altari, come riportato nella documentazione riguardante la visita patriarcale del 1660, di cui il principale era occupato dalla statua del Santo.
Dopo alterne vicende, l’edificio fu bombardato nel 1917 e quasi raso al suolo: la statua lignea del Santo venne così trasferita a Monfalcone e, attorno alla metà degli anni trenta, restaurata pazientemente da Attilio Dessabo. Oggi è possibile ammirarla presso la nuova chiesa del SS.Redentore, restituita all’antico splendore da un ulteriore e recente intervento conservativo.
Il 17 gennaio 2016 è stata benedetta, presso le Terme di Monfalcone, un’edicola dedicata al Santo: un’iniziativa di importanza simbolica come cenno di forte continuità con la storia locale e la tradizione.

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Segnalazione:
Albertino Martignon – albertino.martignon@gmail.com

 

 

TREVISO. Capitello di Sant’Anna e Sant’Antonio abate.

Il capitello è situato all’incrocio di Strada Sant’Anna con Strada di Sovernigo Porcellengo, 11.

Segnalazione:
Albertino Martignon – albertino.martignon@gmail.com

FIRENZE. Basilica di Santo Spirito, predella con s. Antonio abate di Agnolo di Domenico del Mazziere, 1490

Tempera su tavola sita nel transetto sinistro, parete destra, seconda cappella da sinistra (di S. Bartolomeo, Ubertini, Baldelli; n° 24 in piantina).
Predella di 15 x 230 cm, tripartita con motivi decorativi nei due scomparti laterali. Al centro “Cristo in pietà tra san Girolamo e sant’Antonio abate” – a destra, con saio e bastone – e posta alla base della pala raffigurante “Madonna con Bambino in trono tra angeli e San Bartolomeo e San Giovanni Evangelista, Cristo Crocifisso”.

Lo Zeri riunì questo dipinto alle due pale d’altare, quella sopra indicata e la “Trinità tra S. Maria Maddalena e Santa Caterina d’Alessandria” dipinte entrambe per gli altari Corbinelli, attribuendole ad uno stesso artista da lui denominato “Maestro di S. Spirito”. Zeri non accettò l’identificazione di quest’ultimo con Giovanni di Michele da Larciano detto Graffione proposta dal Gamba e accolta dal Fahy. La Garzelli invece avanzò l’ipotesi di una possibile identificazione con Monte di Giovanni. La Padoa di recente ritiene di poterlo identificare, per ragioni storico-documentarie e stilistiche, con il pittore Agnolo di Domenico del Mazziere (talvolta erroneamente indicato come Agnolo di Donnino) (1466–1513). Quest’ultimo, secondo la studiosa, avrebbe lavorato in Santo Spirito prima al seguito di Cosimo Rosselli nella pala per la cappella di San Tommaso di patronato Corbinelli, poi, per la stessa famiglia di committenti, avrebbe realizzato insieme al fratello Donnino di Domenico del Mazziere i tre dipinti eponimi del maestro di S. Spirito.

 

Link:
https://catalogo.beniculturali.it/detail/HistoricOrArtisticProperty/0900281781-2

https://catalogo.beniculturali.it/detail/HistoricOrArtisticProperty/0900281781-0
http://catalogo.fondazionezeri.unibo.it/entry/work/18471/Agnolo%20di%20Domenico%20di%20Donnino%2C%20Madonna%20con%20Bambino

https://en.wikipedia.org/wiki/Agnolo_di_Domenico_del_Mazziere

CAORLE (Ve), fraz. Brussa di Lugugnana. Chiesa intitolata a San Bartolomeo apostolo con statua di Sant’Antonio abate.

Nel 1939, a cura dei fratelli Lovati, proprietari dell’area, viene costruita una chiesa dedicata a Sant’Antonio Abate.
Al momento dell’istituzione della parrocchia, il 15 settembre 1961, viene cambiato il titolo in San Bartolomeo apostolo, in memoria di una chiesa esistente in quei luoghi.
La chiesa di San Bartolomeo apostolo è un edificio in mattoni a vista, con facciata a salienti tripartita da lesene coronate da pinnacoli. Lungo le fasce sottogronda corrono archetti ciechi di decorazione; si aprono una trifora e due finestre ad arco ed il portale, racchiuso entro un protiro schiacciato verso il muro.
L’interno è a navata unica, con soffitto ligneo a spioventi; il presbiterio è quadrato, voltato a crociera, a fondo piano.
All’interno è custodita una statua raffigurante Sant’Antonio abate.

Segnalazione: Renato De Rossi – derosr@gmail.com

NAPOLI. Basilica di San Domenico Maggiore, trittico di A. Arcuccio con s. Antonio abate, 1470 circa

Trittico, tempera su tavole: “Madonna in trono con il Bambino, in alto Dio Padre benedicente, al centro; San Giovanni Battista, Angelo annunciante sul lato sinistro; Sant’Antonio abate e Maria Vergine annunciata sul lato destro.”
Misure: 242 × 204,5 cm (complessivo), 242 × 102 cm (scomparto centrale), 242 × 52 cm (scomparto sinistro), 242 × 50,5 cm (scomparto destro).
Opera della fine anni Sessanta – inizio anni Settanta del XV secolo di Angiolillo Arcuccio (documentato a Napoli dal 1464 al 1492)

La ricchezza cromatica rivelata dal restauro condotto in occasione di Restituzioni 2018 rende a questo trittico il giusto risalto nel corpus delle opere di Angiolillo Arcuccio, un maestro ‘minore’, documentato come pittore e miniatore a Napoli
Conservato per anni nel deposito del Convento, il Trittico è stato esposto alla mostra “La fragilità della bellezza” a Venaria Reale ed è stato ricollocato nel 2018 all’interno della basilica di San Domenico Maggiore nella sua posizione originaria: la cappella intitolata alla Madonna delle Grazie.

 

 

 

Sant’Antonio, con saio, scapolare e mantello con la tau, legge un libro che tiene tra le mani, con il braccio sinistro regge un lungo bastone; ai suoi piedi il fuoco.

 

Link:
https://restituzioni.com/opere/trittico-madonna-con-bambino-in-trono-san-giovanni-battista-santantonio-abate-nel-registro-inferiore-dio-padre-benedicente-angelo-annunciante-maria-vergine-annunciata-nel-registro-superi/

https://museosandomenicomaggiore.it/il-trittico-di-angiolillo-arcuccio-restaurato-ritorna-a-san-domenico-maggiore/

Restauro -2018.cat_34.pdf