PORTOGALLO – LISBONA. Museu National de Arte Antiga: “Trittico delle Tentazioni di sant’Antonio” di H. Bosch

Museo Nazionale di Arte Antica, R. das Janelas Verdes, 1249-017 Lisboa.

Il Trittico delle Tentazioni di sant’Antonio è un dipinto a olio su tavola (aperto misura 131 x 238 cm) di Hieronymus Bosch, databile al 1501 circa e conservato nel Museu Nacional de Arte Antiga di Lisbona.
Alcuni hanno indicato l’opera come una delle tre Tentazioni registrate negli inventari delle opere inviate da Filippo II di Spagna all’Escorial nel 1574. In realtà una tale ipotesi è scarsamente compatibile con la storia successiva del dipinto, per cui si tende oggi ad ipotizzare che il trittico fosse stato acquistato nelle Fiandre dall’umanista portoghese Damiao de Góis tra il 1523 e il 1545.
A metà dell’Ottocento era documentato nel Palazzo Reale di Lisbona e nel 1911 re Manuele II lo donò al museo.

Note storiche per approfondire:
Vedi allegato: Lisbona- trittico Bosch.pdf

Link:
https://www.analisidellopera.it/le-tentazioni-di-santantonio-di-hieronymus-bosch/

Rilevatore: Feliciano Della Mora

Data compilazione scheda: 06/06/2011

Bosch – trittico chiuso

ZONE (BS), località Cislano. Chiesa di San Giorgio, affresco di sant’Antonio abate

La zona è nota per la presenza di enormi guglie di terra che sostengono grossi massi; per ammirare lo spettacolare panorama si deve percorrere un sentiero di circa un chilometro che parte proprio dalla chiesa S. Giorgio di Cislano.


La Chiesa che ha annessa una struttura di tipo rurale (forse l’ex canonica) che insiste sull’esterno dell’abside è strutturata in tre navate divise da due file da tre colonne in pietra con capitelli  diversi tra loro dai quali partono le arcate (probabilmente materiale di recupero asportato dalla precedente cappella), a capo delle navate vi sono altari, uno dedicato alla beata Vergine e uno ai santi Stefano e Bernardino, innalzato quest’ultimo nel 1478;sul soffitto sono visibili le travi di sostegno del tetto; le pareti perimetrali esterne ed interne sono riccamente affrescate, queste opere risalgono alla fine del 1400 ed agli inizi del 1500; i più antichi sono attribuibili a Giovanni da Marone, forse della scuola veneziana di Jacopo Bellini, discepolo di Gentile da Fabriano.
Sulla parete meridionale si trovano raffigurati S. Vincenzo Ferrari, la Maddalena, S. Rocco, S. Barbara. S. Apollonia, una Natività, S. Lucia e un santo Vescovo non ben identificato. Degno di nota, anche se di artista sconosciuto, l’affresco che rappresenta la Vergine, oggi conosciuta col nome di Madonna della Neve.

Sulla parete della navata destra spicca l’affresco raffigurante sant’Antonio abate (vedi immagine) raffigurato con il caratteristico bastone con la campanella e nella mano destra tiene le fiamme.

La pala dell’altare maggiore, raffigura la Vergine col Bambino in braccio al fianco della quale sono S. Giorgio e S. Rocco: è del 1650.
Tra gli affreschi della parete esterna (vedi fig.) della chiesa spicca S. Giorgio in lotta con il drago, sempre opera di Giovanni da Marone, S. Cristoforo, una croce e alcune Madonne sedute in trono con Bambino.

 

Note storiche:
Già esistente nel dodicesimo secolo secondo le bolle Pontificie emesse tra il 1126 e il 1175, venne ricostruita nel quindicesimo secolo (1400), tanto che della primitiva costruzione restano purtroppo solo tre capitelli romanici.
Fu la Parrocchiale di Zone dal sedicesimo secolo (1500) fungendo anche da ricovero per i viandanti ed i pellegrini diretti verso la Valtrompia e l’alto Sebino; terminò la funzione di parrocchiale negli anni ottanta del Novecento.

 

Fruibilità:
In Via  Sebino. Aperta tutti i giorni dal 01/04 al 30/08 con aperture in occasione di manifestazioni o festività religiose.
Per maggiori informazioni si può contattare l’Amministrazione Comunale (030/9870913 – 030/9870083) o la Parrocchia (030/9870918).

Rilevatore: Valter Bonello

Data ultima verifica sul campo: 10/05/2011

PRIOLA (Cn), frazione Casario. Cappella di San Bernardo, affresco di sant’Antonio abate

Dalla SS28, nel comune di Priola svoltare seguendo le indicazioni per il centro del paese; seguire poi per la frazione Casario lungo la SP292, superando le rovine del castello di Priola.

Poco prima di entrare nel paese, presso le prime case (la strada diventa Via della Costa) si nota sul lato sinistro della strada un cartello che riporta la segnalazione per la cappella di San Bernardo: il sentiero, percorribile a piedi in circa 15 minuti, porta alle rovine di una fortificazione e alla chiesetta.

 

La cappella è stata realizzata, probabilmente alla fine del XIV secolo, installandosi sul perimetro di una struttura fortificata, verosimilmente reimpiegandone anche il materiale edilizio, con l’abside poggiante sui resti della torre circolare e su parte delle mura perimetrali.
La fortificazione presentava una torre circolare presso il lato Sud-Est (uno dei due lati minori), conservata per circa 1 m in elevato e dal diametro di circa 2 m. Da qui si sviluppava un corpo quadrangolare: la linea delle mura perimetrali si può ancora seguire se si osserva il terreno del prato antistante la chiesa con un po’ di attenzione; sul lato opposto alla torre, quello rivolto verso Nord-Ovest, i ruderi murari assumono un andamento che fa pensare all’esistenza di due torri semicircolari d’angolo.

L’interno della cappella campestre di San Bernardo è voltato a botte e presenta AFFRESCHI del XV secolo che raffigurano il Cristo Pantocratore e immagini di santi: sant’Antonio abate, san Sebastiano. Forse di mano di  Fra’ Enrico Biazaci, 1451.
Nell’immagine di Sant’Antonio Abate, il santo porta un berretto di foggia orientale, come anche a Millesimo nella chiesa di Santa Maria extra muros.
Un altro affresco raffigura San Giorgio mentre uccide il drago al cospetto dei feudatari di Priola, affacciati a una finestra del castello. Quest’immagine è la raffigurazione più antica del maniero e richiamerebbe lo stile di Giacomo Jaquerio.
Gli affreschi sono stati restaurati nel 1999 dalla ditta Nicola Restauri.

 

Note storiche:
Il toponimo di “Petra Auriola”, da cui l’odierna Priola, compare per la prima volta nel XIII secolo nel cartario della Certosa di Casotto come luogo di stipula di vendite e donazioni a favore dei monaci (CONTERNO 1970, p. 387).
La sede pievana cui afferiva questo insediamento sparso doveva essere collocata entro l’attuale frazione di Pievetta già dal V secolo d.C., mentre a Priola, secondo le prime fonti medievali, era la sede della corte (RAVOTTO 2004, p. 32-33) incastellata.
In seguito all’espansione aleramica lungo il Tanaro, il comune di Priola entrò a far parte del distretto marchionale dei Ceva.
Nel 1225 Giorgio II il Nano vendette anche il feudo di Priola per ottenere da Asti aiuto militare contro l’alleanza tra il marchese di Ceva Guglielmo, i Clavesana e Mondovì; alla fine del XIII secolo però la città stessa vi infeudò nuovamente i marchesi di Ceva vincitori (CASALIS 1834, vol. II, pp. 14-15).
Nel corso del XIV secolo fu infeudato ai Pallavicino di Ceva, ramo cadetto della famiglia marchionale, signori del luogo e vassalli dei Savoia.

In documenti del XVII secolo la chiesa campestre di San Bernardo risulta sotto la parrocchiale di San Giusto, che a sua volta era stata attribuita dal vescovo di Asti ai monaci benedettini dell’abbazia di San Giusto di Susa già dal IX secolo (i resti della chiesa di San Giusto sono visibili lungo la SP292 immediatamente ai piedi del castello di Priola).
San Bernardo, in ogni caso, non deve essere molto anteriore al XV secolo: tra XV e XVI secolo sorgono infatti le numerose cappelle campestri del territorio di Priola (PALMERO 1998, p. 6).

 

Bibliografia:
BOCCARDO M., Il castello di Priola e il suo territorio: storia, restauro e valorizzazione, Rel. Tosco, Carlo Mario and Occelli, Chiara. Politecnico di Torino, 1. Facoltà di architettura , 2005
PALMERO B., Schede storico-territoriali dei comuni del Piemonte. Comune di Priola, 1998
BERRA L., La strada di Val Tanaro da Pollenzo al mare dal tempo dei Romani al tardo Medioevo, in «BSSSAACn», 23, 1943, pp. 71-89
CONTERNO E.,  Frazionamenti di possessi e valori di terre nel XIII secolo: gli acquisti della Certosa di Casotto, in «BSBS», 68, 1970, pp. 377-413
CASALI G., , Dizionario geografico storico-statistico commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, vol. II, Torino, 1834.

Link: http://www.culturaterritorio.org/zfiles/CMAVT_10.htm
http://archeocarta.org/priola-casario-cn-cappella-di-san-bernardo/

Fruibilità:
Per visitare la cappella, contattare il Parroco di Mursecco di Garessio, tel. 0174-88013.

Rilevatore: AC

Data ultima verifica sul campo: 08/03/2011

BASTIA MONDOVI’ (Cn). Chiesa di S. Fiorenzo, affreschi con “Vita di sant’Antonio abate”

La chiesa si trova fuori dell’abitato, vicino al cimitero, sulla strada che conduce a Niella Tanaro. https://goo.gl/maps/nJ9iBxGXrfgx3XfA8

 

Sulle pareti della chiesa, costituita da un’unica navata, gli affreschi sono suddivisi in 51 riquadri:
– sulla parete di controfacciata in nove riquadri sono rappresentati episodi della vita di Gesù, S. Lazzaro e una nobildonna;
– sulla parete di sinistra la passione di Gesù in 21 comparti;
– sulla parete di destra nove riquadri sono dedicati alla vita di S. Fiorenzo, altri 12 riquadri illustrano la vita di S. Antonio abate, mentre nella parte centrale sono affrescati il Paradiso con le opere di misericordia corporale, e l’Inferno con la Cavalcata dei Vizi.
Nel presbiterio sulla parete di fondo sono raffigurati al centro la Madonna in trono con il Bambino tra S. Martino e S. Fiorenzo, nel riquadro di sinistra il martirio di S. Sebastiano, in quello di destra S. Michele con S. Bartolomeo; nella parte superiore è affrescata la Crocifissione.
Sulla parete destra del presbiterio è rappresentato S. Giorgio, mentre sulla volta ci sono le immagini del Pantocratore e degli Evangelisti in trono.

Note storiche:
S. Fiorenzo, già parrocchia e ora cappella del cimitero, risale ai secoli XI-XII.
Venne riedificata verso la metà del XIII secolo (1220-1230) ed è stata in seguito ampliata ed affrescata con un nuovo ciclo pittorico coprendo, nel nucleo primitivo, antiche pitture bizantine ancora parzialmente visibili.
La chiesetta è stata ampliata nel corso del XV secolo grazie a Bonifacio della Torre, alla cui famiglia Bastia era stata affidata nel 1409 dai Savoia.
L’ampliamento della chiesa e la ricchezza dei cicli affrescati si spiegano con la sua collocazione su una delle più importanti vie del sale, tramite di commerci tra il mare e il Nord e percorsa da numerosi viaggiatori.
All’interno del riquadro con la morte di S. Antonio abate è leggibile la scritta: “MCCCCLXXII DIE XXIII MENSIS IUNII HOC OPUS FECIT FIERI FACIUS TURRINUS”.
Le attuali sacre rappresentazioni sono datate 24 giugno 1472 ed occupano una superficie di ben 326 mq.
La data del 1472 è forse riferibile solo al ciclo di S. Antonio abate, attribuito al monregalese Giovanni Mazzucco o ad un artista a lui vicino.
La decorazione della chiesa è dovuta probabilmente all’attività di pittori itineranti che operavano in Liguria e nel Monregalese e risente, accanto a echi jaqueriani, di influenze provenienti dalla Liguria e dalla Lombardia.
Negli affreschi si sono rilevati (Griseri) la presenza di un’arte popolare “entro l’onda suscitata da Jaquerio” e rapporti con il teatro popolare; l’influenza del pittore torinese è stata ravvisata soprattutto nelle scene della Passione e dell’Inferno.
Un precedente per gli affreschi di S. Fiorenzo è stato indicato nei dipinti della cappella di Missione di Villafranca Piemonte, dovuti ad Aimone Duce, pittore forse di origine pavese, la cui attività è testimoniata tra il 1403 e il 1461.

 

Bibliografia:
– A. GRISERI, Jaquerio e il realismo gotico in Piemonte, Torino 1965, pagg. 96 ss, 131-132 n. 115.
– P. GASCO, (a cura di), Antichi affreschi del Monregalese, Cuneo 1965, pagg. 49-54, Appendice a cura di G. RAINERI, pag. 4, 8.
– N. CARBONERI, Antologia artistica del Monregalese, Torino 1971, pagg. 20-23.
– A. GRISERI, Ritorno a Jaquerio, in E. CASTELNUOVO – G. ROMANO (a cura di), Giacomo Jaquerio e il gotico internazionale, Palazzo Madama aprile – giugno 1979, Torino 1979, pagg. 15-21.
– S. BAIOCCO – S. CASTRONOVO – E. PAGELLA, Arte in Piemonte. Il Gotico, Ivrea 2003, pagg. 135 ss.
– A. ANTONIOLETTI BORATTO, San Fiorenzo di Bastia Mondovì, Il Portico editore, Villanova Monferrato (AL) 2004

Link: http://www.sanfiorenzo.org

Fruibilità:
La chiesa di San Fiorenzo è aperta al pubblico con visite guidate gratuite tutte le domeniche dalle ore 15 alle 19 dal mese di aprile a tutto il mese di ottobre.
Per visite contattare:  Associazione Culturale S. Fiorenzo O.n.l.u.s. – tel.338/4395585 Associazione Culturale S.Fiorenzo O.n.l.u.s.
Loc. Minetti Sottani, 17  – 12060  Bastia Mondovì
Telefono  0174/60125 – Cell  338/4395585 –  e-mail: info@sanfiorenzo.org
Associazione nata per far conoscere e valorizzare l’arte e le tradizioni di Bastia Mondovì (CN), con particolare riferimento alla chiesa di San Fiorenzo (visite guidate gratuite sono possibili tutte le domeniche e festivi nel periodo che va dal giorno di Pasquetta a fine ottobre, dalle ore 15.00 alle 19.00; per altri giorni o per gruppi è necessaria preventiva prenotazione ai recapiti sopra indicati per poter assicurare la presenza di una guida dell’Associazione).

Rilevatore: Maria Gabriella Longhetti, Feliciano Della Mora

Data ultima verifica sul campo: 28/11/2010

BORGOSESIA (Vc), fraz. Bettole. Chiesa di Sant’Antonio abate (Parrocchia del Santo Nome di Maria e di Sant’Antonio abate)

La frazione Bettole si trova sulla strada provinciale 75 Borgosesia – Grignasco, immediatamente prima dell’ingresso in Borgosesia arrivando da Grignasco.
Via Ottone Angelo, 42
https://maps.app.goo.gl/N7dYjVaNjB4BQVFA7 

 

Nella facciata, decorata agli angoli con lesene, il portale è fiancheggiato da due piccole finestre e sovrastato da un affresco che riproduce l’immagine di S. Antonio abate, ai lati della quale, in due nicchie, sono collocate le statue di due santi vescovi; sotto lo spiovente del tetto si apre una finestra. L’interno, che presenta una sola navata, è riccamente decorato con affreschi.

La pala d’altare ha come elemento centrale una sorgente che sgorga dal terreno, circondata da santi, tra cui si distingue sant’Antonio, affiancato non da un maialino, come nella tradizione, ma da un cinghiale.

Sulla cupola è affrescato il Padre Eterno in atto benedicente. L’abside rivolta a oriente è quanto resta di una cappella cinquecentesca, inglobata nella successiva costruzione; qui è collocata una tela in cui sono rappresentati al centro la Madonna, a sinistra S. Antonio abate e a destra S. Pietro, mentre ai due lati sulla parete sono affrescati S. Francesco e Santa Lucia; sulla volta il Padre Eterno è affiancato da personaggi dell’Antico Testamento. La chiesa possiede inoltre un corredo di statue lignee, come gli angeli del presbiterio, una Madonna  e altri santi.

 

Materiale informativo ed illustrativo:
All’esterno della chiesa è collocato un pannello con la scritta: “Parrocchiale di S. Antonio aAbate – 1670.  Ad aula – Affreschi in facciata”.

Note storiche:
La chiesa, fondata nel 1670 e orientata da Nord a Sud, ha inglobato una cappella cinquecentesca, con orientamento Est–Ovest, intitolata a S. Antonio abate, e ha mantenuto l’intitolazione al santo.

Nel 1953, essendo negli anni aumentata la popolazione di Bettole, il vescovo decise di erigere la chiesa a parrocchia, dedicandola al Santo Nome di Maria.
Nei pressi dell’edificio probabilmente esisteva una sorgente miracolosa, la fonte di Antonio, salute di Bettole e refrigerio e ristoro per chi vi accorre, come è testimoniato dall’iscrizione posta sopra la pala d’altare.

Nel Cinquecento è stata costruita la cappella, e a questo secolo risale anche la tela dell’abside con la Madonna tra i due santi.
La costruzione successiva è stata fondata nel 1670; la tela del presbiterio è di poco posteriore, così come la decorazione affrescata e gli angeli del presbiterio, che si collocano tra Seicento e Settecento, mentre al Novecento risalgono rilievi e statue lignee, tra cui la Madonna eseguita nel 1947 dallo scultore gardenese Perathoner.

 

Bibliografia:
A. M. Marchetti Grasso, Nel cuore di Bettole: “la fonte di Antonio”, in: Passeggiate valsesiane, Valsesia editrice, Borgosesia 2008. pagg. 21-22.

Note:
Un ringraziamento particolare va a don Luigi Franco, parroco della chiesa dal 1953, per le informazioni cortesemente fornite.

Fruibilità:
La chiesa è aperta durante la celebrazione delle funzioni.

Rilevatore: Maria Gabriella Longhetti

Data ultima verifica sul campo: 15/09/2010