ROSIGNANO MONFERRATO (Al). Chiesa di Sant’Antonio abate

 

Via Jacopo Volpe, 7
https://goo.gl/maps/nHk7335UzjuZh2Ju5

E’ la più antica tra le chiese esistenti nel comune. Venne eretta nel XII secolo in stile romanico, come testimonia ancora la monofora e il “finto” archivolto sul lato sinistro.

L’attuale facciata risale, invece, agli inizi del XVII secolo ed è caratterizzata da linee semplici e classiche. Quattro lesene poco aggettanti scandiscono il piano e sostengono un alto e imponente frontone.
La vera sorpresa di questa chiesa è l’interno. Infatti, a pochi passi dall’ingresso ci si trova di fronte ad un’altra facciata. Questa, più antica di quella esterna, è un piccolo gioiello in stile romanico. Superata questa seconda facciata ci si trova all’interno dove si possono ancora ammirare alcuni pregevoli frammenti degli affreschi che adornavano la chiesa fin dalle sue origini.
Opere ed oggetti d’arte contenuti: All’interno si possono ammirare pregevoli affreschi del XII secolo raffiguranti S. Pietro, S. Giacomo ed un santo vescovo, forse Eusebio oppure Evasio.

 

Link:
http://archeocarta.org/rosignano-monferrato-al-chiesa-di-santantonio-abate/

Fruibilità:
Info: Comune 0142 489009

Rilevatore: Feliciano Della Mora

Data ultima verifica sul campo: 16/07/2012

LENTA (Vc): Chiesa della Madonna dei Campi, affresco raffigurante Sant’Antonio abate


La chiesa della Madonna (o di Santa Maria) dei Campi (o della Campagna) sorge sulla statale per la Valsesia.

 

I documenti e le memorie relative a questa chiesa mancano quasi completamente.
L’unica fonte di notizie sicure rimasta è il libro dei Conti dei Priori.
Probabilmente la struttura è molta antica, forse contemporanea alla Pieve di Santo Stefano.
Nel 1214 appare in una descrizione di beni immobili per localizzare un terreno; nel 1221 è menzionata nel testamento di un arciprete morto in Egitto durante la quinta crociata, il quale lasciò venti soldi a una certa “Aldisia che abitava presso la chiesa di S. Maria”.
Solo dopo due secoli fu nominata come riferimento topografico per determinare confini di terreni. Non compare negli elenchi delle pievi, e neppure nei registri dei beni ecclesiastici. Solo dalla metà del Quattrocento la chiesa incomincia ad essere menzionata più frequentemente e nel 1574, nelle prescrizioni di una visita pastorale: “La chiesa campestre di S. Maria di Lenta nel venire da Rovasenda si tenga sempre chiusa a chiave et in modo che non vi entrino gli animali…”
Oggi la chiesa presenta due navate una dedicata alla Madonna, l’altra a San Bernardo; inizialmente, come per la Pieve, ne esisteva una sola ed era quella dedicata alla Madonna, la navata di San Bernardo fu costruita molto più tardi.
La figura principale di questa chiesa è la “Madonna del Latte” che raffigura Maria mentre allatta il Bambino e risale probabilmente al XVI secolo.
Affreschi di datazione incerta (seconda metà XV secolo?) decorano la chiesetta. Compaiono una bella Madonna del latte; le figure di santa Lucia, san Dionisio, san Sebastiano.
La raffigurazione di sant’Antonio abate presenta molti graffiti di varie epoche.

 

Bibliografia:
– FERRETTI F., Santa Maria dei Campi. Una chiesa protoromanica, in: “Arte e storia di Lenta” cit.

Link: http://www.comune.lenta.vc.it
http://archeocarta.org/lenta-vc-pieve-di-santo-stefano-e-chiesa-della-madonna-dei-campi/

Rilevatore: Angela Crosta, Feliciano Della Mora

Data ultima verifica sul campo: 08/07/2012 – giugno 2020

LENTA (Vc). Chiesa di Santo Stefano, affresco raffigurante sant’Antonio abate

La Pieve sorge al di fuori dell’abitato cittadino, preso il Cimitero.

 E’ la Chiesa più antica della parrocchia, e lo dimostrano le antiche memorie, la costante tradizione del popolo e la sua stessa struttura.  E’ certamente anteriore al mille e la sua costruzione risale forse al VI o VII secolo, come attestano scavi archeologico eseguiti.
LENTA-SStefano-estChiesa cimiteriale, fu la parrocchiale di Lenta fino al 1573. Verso la fine del secolo XVIII era così rovinata che non vi si potevano più celebrare le funzioni e i restauri che si compirono poi nel 1778 furono così importanti che si dovette procedere ad una nuova benedizione, come risulta dal Decr. del Vicario Capitolare 16 Dicembre 1778. Da questo documento risulta che anticamente, la Chiesa era intitolata a S. Stefano e S. Antonio Abate. In essa si svolgeva la cerimonia della benedizione degli animali.
Verso il 1880 la Chiesa di nuovo minacciava rovina e non vi si celebravano più le funzioni. Per iniziativa di certo Zona Francesco fu restaurata con rinzaffo e sottomuratura ai muri esterni e imbianchimento all’interno. Ciò avvenne nel 1883.
Ora è a due navate contenenti l’una l’altare di S. Stefano e l’altra quello del Crocifisso, ma come appare dalla struttura e dalle linee dei muri dapprima non comprendeva che la navata di S. Stefano col campanile vicino alla porta maggiore. Non fu che più tardi, forse nel secolo XIII o XIV che fu aggiunta la navata del crocifisso e ridotta allo stato attuale.
Due absidi di forma antica chiudono le due navate. L’abside della navata di S. Stefano nell’interno conserva ancora, benché corrosi dal tempo e dalla mano degli uomini, affreschi antichissimi rappresentanti nel mezzo la figura del Redentore seduto su di un trono e ai suoi piedi forme di animali simbolici, e più in basso, in giro, le figure dei dodici Apostoli, di cui appena due complete.
Altri affreschi, di cui alcuni assai ben conservati, ornano pure i pilastri centrali che dividono le due navate, nonché i fianchi della parete a mezzogiorno, pregevoli se non per arte, certo per l’antichità.
Tra quelli che si sono conservati in buon stato vi sono le figure rappresentanti S. Antonio abbate, S. Maria Maddalena, S. Euseo ed altre di cui non si riesce a precisare il nome.
Pare che anticamente, come risulta dal citato Decr. 16 Dicembre 1778, detta Chiesa si chiamasse di S. Stefano e di S. Antonio abbate.

 

Bibliografia:
– FERRARIS G., La pieve di S. Stefano di Lenta nel contesto delle pievi eusebiane, in “Arte e storia di Lenta“, Vercelli, 1986
– ROMANO G. (a cura di) Pittura e miniatura del Trecento in Piemonte, CRT, Torino, 1997, pp.54-59
– VERZONE P., L’architettura romanica nel Vercellese, Vercelli, 1934.

Link: http://www.comune.lenta.vc.it
http://archeocarta.org/lenta-vc-pieve-di-santo-stefano-e-chiesa-della-madonna-dei-campi/

Fruibilità: Orari di apertura: per visitare la Chiesa, aperta saltuariamente, rivolgersi alla Parrocchia, tel. 0163 88117

Rilevatore: Angela Crosta, Feliciano Della Mora

Data ultima verifica sul campo: 08/07/2012 – giugno 2020

COAZZE (TO), borgata Tonda. Pilone di Nunziata (loupiloun ‘d Nounsiata), dedicato alla Madonna del Rocciamelone, affresco raffigurante sant’Antonio abate

Dai laghi di Avigliana ci si dirige verso Giaveno, poi si seguono le indicazioni per Coazze; dopo circa quattro chilometri si imbocca a sinistra la strada in direzione Forno, la si segue per poco più di 2 chilometri fino alla borgata Sangonetto, dove si svolta a destra in direzione di Tonda (5 chilometri da Sangonetto, m 1120 di quota). Si parcheggia al primo tornante dopo l’abitato di Tonda, in corrispondenza di una bacheca dei geositi della Provincia di Torino. Si imbocca il sentiero, inizialmente in piano,con l’indicazione Colle del Vento – Pian Gorai (segnavia GTA ed Ecomuseo della Resistenza).
Il sentiero supera le case della borgata Dogheria e, dopo circa 40 minuti di cammino dalla partenza, giunge al pilone, che si trova sul bordo del sentiero (quota m 1330), nella prima delle tre borgate Sisi, la Sisi d’Aval (Sisi a valle).

 

Il pilone, coperto con beole, è di piccole dimensioni. Sul lato a monte è rappresentata la Madonna del Rocciamelone; sulla parete rivolta verso il sentiero, entro una edicola poco profonda, è raffigurato S. Antonio abate che, stranamente, anziché dal solito maialino è accompagnato da un galletto rosso.
Sopra l’arco dell’edicola si intravede la scritta “S. Antonio”. La struttura muraria e gli affreschi sono deteriorati e deturpati da graffiti.
Il sentiero su cui è costruito il pilone porta agli alpeggi situati più in alto, un tempo molto frequentati dai pastori con le loro mandrie e greggi: questo spiega la presenza della figura di sant’Antonio, protettore degli animali domestici.

Non esistono indicazioni che permettano di risalire alla data di costruzione.

 

Bibliografia:
Per uno studio sulla figura del santo si veda
– L. FENELLI, Dall’eremo alla stalla. Storia di Sant’Antonio Abate e del suo culto, Laterza Bari 2011.

Per informazioni sull’itinerario e notizie di carattere storico e ambientale:
– C. ROLANDO, Escursioni in Val Sangone. Sui sentieri partigiani alla scoperta di Verdelandia, Susalibri ed.. Sant’Ambrogio di Torino 2007, pagg. 65-70.

Il sentiero prosegue fino a toccare Pian Gorai (Pien Gourai, m. 1360), dove si trovano un pilone e, nella parte inferiore del pianoro, una cappella e l’Alpe Palé (lou Palèi). Lungo il percorso sono collocate bacheche che illustrano le caratteristiche geomorfologiche  del territorio. Da Pian Gorai si può continuare fino alle Alpi di Giaveno, (inferiore m 1805, superiore m 1860), e di qui raggiungere il Colle del Vento (m 2239), luogo di passaggi di partigiani e reparti tedeschi nel 1944.
Alcuni toponimi sono trascritti secondo la parlata franco provenzale del territorio di Coazze.

Rilevatore: Maria Gabriella Longhetti

Data ultima verifica sul campo: 31/03/2011

BENE VAGIENNA (Cn), frazione Roncaglia. Cappella San Pietro della Roncaglia, affresco raffigurante sant’Antonio abate

Situata in aperta campagna nei pressi dell’antica Augusta Bagiennorum.

La cappella campestre intitolata a San Pietro fu eretta nel XV sec.; inizialmente a pianta quasi quadrata, venne modificata tra la fine del XVI ed il sec. successivo con l’aggiunta del campanile e di un portico in facciata, chiuso ai lati.
La cappella, che si colloca in prossimità dell’area occupata dai romani con la necropoli meridionale, fu costruita utilizzando per uno dei muri perimetrali l’acquedotto di età romana che correva rettilineo e parallelo al decumano massimo nel suo tratto extra-urbano.
Ancora oggi il manufatto è visibile, parzialmente emergente dal terreno, a lato della stradella di San Pietro, mentre va interrandosi in prossimità della città. Era dotato di una copertura voltata e captava le acque da una sorgente, mai individuata, ai piedi delle colline che separano la Piana della Roncaglia dalla valle della Stura di Demonte, e quindi da Pedona (Borgo San Dalmazzo) e dal valico della Maddalena.

Alla fase originaria è pertinente l’affresco conservato sul muro di fondo e sopra l’altare, dove sono rappresentati la Madonna col Bambino tra San Pietro e Sant’Antonio abate.
Nella cornice di tale affresco è visibile la scritta (deteriorata) che sembra presentare la data 1482.

 

Note:
Questa rilevazione è stata effettuata durante una ricognizione effettuata nell’ambito del progetto del “Nucleo di Pronto Soccorso per i Beni Culturali” di UNI.VO.C.A. il 4-aprile 2011.

Fruibilità:
Sempre aperta

Rilevatore: Valter Bonello

Data ultima verifica sul campo: 04/04/2011