MONDOVI’, fraz. Breolungi (Cn). Pieve di Santa Maria, affresco con sant’Antonio abate

L’antica Pieve si trova in strada Lea, nella frazione Breolungi di Mondovì.

La facciata a frontone, alterata dalla soprelevazione della navata destra, conserva lesene e archetti pensili sul profilo del tetto di origine romanica. Il profondo portico antistante la facciata, oggi chiuso a nord, è del XV secolo e si apre con tre arcate, le laterali più grandi e leggermente ogivali.
Sulla destra della facciata, sotto il portico del XV secolo, vi sono AFFRESCHI attribuiti a Rufino di Alessandria: il più importante è datato 1415 e raffigura una delicata Madonna in trono con sulle ginocchia il Bambino che con naturalezza si gratta un piede.  Ai lati sant’Antonio Abate e san Lazzaro; sono anche raffigurati il Cristo di Pietà tra la Madonna e san Giovanni apostolo, e san Cristoforo, purtroppo acefalo.
L’edificio ha un impianto a tre navate formate da sei campate separate da pilastri ottagonali; è concluso da tre absidi semicircolari, datate alla seconda metà del secolo XI. L’abside a sud venne rifatta per costruire la sacrestia alla fine del 1700. L’abside maggiore, costruita con conci di pietra irregolari è scandita da tre lesene che dividono in gruppi di quattro le nicchie a fornice molto simili a quelle della chiesa di San Giovanni ai Campi di Piobesi (TO).
Sull’estradosso degli archi affiora una sottile cornice sporgente di mattoncini, detti “ciglia”, motivo originale ed esclusivo di quest’edificio. La finestra centrale dell’abside, l’unica originale e oggi chiusa, presenta una profonda strombatura e “ciglia” di pietra.
Il campanile tronco venne rifatto nel secolo XVII.
L’edificio fu voltato in epoca barocca, originariamente era a capriate almeno sino alla fine del 1500.
All’interno della chiesa vi sono AFFRESCHI dal XII al XVI secolo.
Nella conca absidale sono emersi affreschi romanici del XIII-XIV secolo dove si riconoscono i santi Cristoforo, Antonio abate e Giacomo.
Più recentemente sono emersi nuovi affreschi risalenti al XIII secolo con il Peccato originale e la cacciata di Adamo ed Eva, oltre a quelli trecenteschi della Madonna con il Bambino, santa Maria Egiziaca, san Giorgio e la Principessa.
All’inizio della navata destra, l’ancona di un altare con una Madonna col Bambino che sta in piedi sul capo di un cherubino, degli inizi del 1500, attribuita a Sebastiano Fuseri o a un discepolo di Hans Clemer.
Un pilastro della navata centrale mostra un affresco quattrocentesco con san Bernardino e santa Caterina.
Attribuito a Giovanni Mazzucco o a Frater Henricus è invece l’affresco quattrocentesco sulla parete della navata sinistra che rappresenta san Sebastiano tra santo Stefano e san Bernardino da Siena.
All’interno dell’abside destra una scala porta alla cripta sotto l’abside centrale.

Note storiche:
La chiesa fu costruita tra il IX e l’XI secolo, sotto la signoria dei vescovi di Asti fino al 1388 quando venne costituita la Diocesi monregalese.
Fin da quel tempo, il borgo (“Curtis Bredulensis”) ebbe la Parrocchia, assai importante, poiché portava il titolo di “Pieve”, dedicata alla Beata Vergine Maria. Da questa Pieve di S. Maria – detta “de Bredulo extra Civitatem” – ebbero origine, nel sec. XIII, la Parrocchia cittadina di S. Maria “de Bredulo intus civitate” (S. Maria Nova) e, più tardi, nel sec. XV, la Parrocchia dei Santi Apostoli Pietro e Paolo in Breo, di cui l’antica Pieve finì per diventare chiesa succursale perdendo il titolo parrocchiale.
La Parrocchia di Breolungi venne poi ricostituita nel 1843 con il titolo di Maria Vergine Assunta.

 

Bibliografia:
 – VENTURINO GAMBARI M. (a cura di), Dai Bagienni a Bredulum: il pianoro di Breolungi tra archeologia e storia, Quaderni della Soprintendenza Archeologica del Piemonte, Omega Edizioni, Città di Mondovì, 2001
– BERTONE L., Arte nel Monregalese, L’Artistica Editrice, Savigliano CN, 2002
– MONDINO G., Brigodorum oggi Breolungi: appunti di storia, arte, tradizione, Comunità parrocchiale di Breolungi, Mondovì Breolungi, 1976

Link: http://www.sebastianus.org/santa-maria-assunta-a-mondovi-breolungi/
http://archeocarta.org/mondovi-breolungi-cn-antica-pieve-di-santa-maria/

Fruibilità:
La Chiesa, attualmente parrocchiale, è aperta per le funzioni, info tel. 0174.61504.

Rilevatore: Angela Crosta

Data ultima verifica sul campo: 14/03/2014

GRUGLIASCO (To), fraz. Gerbido. Chiesa di Santo Spirito, statua raff. sant’Antonio abate

Chiesa Parrocchiale in via Gaidano 77 – Grugliasco, fraz. Gerbido.
La statua è sita entrando nella Chiesa alla sinistra.

Gerbido (Gèrb in piemontese) è una frazione confinante con la città di Torino. Il toponimo è molto diffuso in regione. Con il termine “gerbido” in piemontese si indicavano le terre più ventose e fredde (brughiera) e di conseguenza le più incolte. Nel territorio sono presenti ville e cascine settecentesche.

Le origini della cappella del Gerbido risalgono probabilmente alla seconda metà del XVI secolo. Venne poi sostituita agli inizi del ‘600 da una di maggiori dimensioni.
Tra il 1984 e il 1987 fu ampliata dal lato absidale per accogliere i fedeli aumentati nel corso degli anni. La chiesa presenta un pulpito attribuito allo Juvarra ed alcune splendide tele barocche.

All’interno, a sinistra entrando in chiesa, trovasi una statua in gesso raffigurante Sant’Antonio Abate.  XVI-XX secolo.

 

Fruibilità: Aperta tutti i giorni.

Rilevatore: Valter Bonello

Data ultima verifica sul campo: 08/03/2014

 

PIOZZO (Cn). Cappella di San Bernardo, affresco raff. sant’Antonio abate

Adagiata su una collinetta alla confluenza delle strade per Carrù e per Benevagienna, la cappella di San Bernardo è uno tra i più interessanti monumenti artistici di Piozzo e delle Langhe.

Costruita probabilmente alla fine del 1300 sul basamento di una antica torre di guardia si presenta ora a pianta quadrata con catino absidale.
All’interno, in una miriade di colori, Frater Henricus porta a termine nel 1451 tutto il ciclo pittorico. Nella volta è ritratto il Cristo Pantocratore in mandorla con ai lati i simboli degli evangelisti, al di sotto al centro la Madonna con Bambino in trono con una folta schiera di santi: San Bernardo con il diavolo alla catena, San Pietro con le chiavi del Paradiso, San Lorenzo con la graticola, Santa Caterina da Siena, San Sebastiano trafitto da frecce e San Bernardino.
Sulle pareti della piccola navata altri Santi: San Martino, Sant’Antonio, San Michele, molto interessante e sviluppata su sette quadri la storia di una famiglia di pellegrini che, per intercessione di S. Giacomo di Compostela, ebbero salvo il loro figlio innocente condannato alla forca.
La tecnica pittorica con l’uso di colori delicati e l’inserimento delle figure dei Santi in riquadri con sfondi a fregi e motivi vegetali, fanno supporre che Frater Henricus fosse anche, oltre che un bravo frescante, un valente miniatore.
Il miracolo dell’impiccato.
Questo fatto è conosciuto come il “miracolo dell’impiccato e della gallina”. Un giovane pellegrino è accusato di furto dalla servetta di un’osteria e viene condannato alla forca. I genitori, che lo avevano preceduto nel cammino verso Santiago, lo trovano, al loro ritorno, impiccato ma ancora in vita grazie all’Apostolo Giacomo che conoscendo la sua innocenza lo ha sorretto sulla forca impedendo che la corda gli si stringesse intorno alla gola. L’avventura si conclude con il ricongiungimento del ragazzo alla sua famiglia e la punizione della vera colpevole, attraverso il “miracolo della gallina” che, cotta e servita sul piatto di portata, si rizza in piedi e canta di fronte al giudice raccontando la verità. Alla cattedrale di santo Domingo de la Calzada (La Rioja) si custodiscono un gallo e una gallina vivi per ricordare questo miracolo.
L’abbigliamento del pellegrino.
Anticamente, l’abbigliamento dei pellegrini era molto semplice: una veste corta per non intralciare il passo, una cappa ed un cappello per difendersi tanto dal caldo come dalla pioggia, un bastone a cui appoggiarsi nei tratti difficili, una zucca o leggera borraccia appesa alla cinta ed un’arma di difesa contro i lupi e gli scippatori. La sportina o borsello di cuoio o di pelle di cervo, era ormai accessorio indispensabile e doveva esser portato sempre aperto in segno di fiducia. La conchiglia è, invece, l’oggetto che serviva e serve ad identificare i pellegrini. Raffigura una mano aperta, generosa, che fa elemosina: è anche un simbolo di rigenerazione, di salvezza, di nuova vita, come nel sacramento del Battesimo; inoltre ci ricorda il miracolo dell’uomo salvato dal naufragio che si sveglia sulla spiaggia coperto di conchiglie.

 

Link:
https://www.sebastianus.org/san-bernardo-a-piozzo/

Rilevatore: Feliciano Della Mora

Data ultima verifica sul campo: 09/03/2014

 

 

PIOZZO (Cn). Chiesa del Santo Sepolcro, affresco raff. sant’Antonio abate

Edificata probabilmente nel X secolo su un largo pianoro che si estende fino al fiume Tanaro, la Chiesa del Santo Sepolcro è stata la prima Parrocchiale fuori le mura del paese.

Di stile Romanico, è costruita in pietra naturale con alternanza di file di mattoni rossi disposti a spina di pesce e archetti pensili che seguono il profilo del tetto.
Diversa è la costruzione dell’abside in stile Gotico con tetto in lose di pietra, probabilmente ricostruito o aggiunto nel XV secolo. In questo periodo la chiesa aveva funzione di rifugio e riparo per viandanti e pellegrini e il grande riquadro sulla facciata a lato dell’ingresso probabilmente ritraeva S. Cristoforo ora irrimediabilmente perso.

Note storiche:
L’interno è povero ed essenziale con muri di pietra non intonacati e luce soffusa per favorire la concentrazione e la preghiera.
Gli affreschi si concentrano sulle pareti del presbiterio e recano la data 1481 ad opera di Giovanni Mazzucco. I Santi, riquadrati in spazi ben delineati, ci riportano ad una fede sincera, schietta e popolare.
Sant’Antonio Abate e San Rocco protettori contro la peste e le malattie della pelle (il famoso e tremendo “Fuoco di Sant’Antonio”), Santa Lucia protettrice della vista e degli occhi, San Michele, San Giorgio e la Madonna del Latte aiutano e sostengono nella vita quotidiana.
La Natività è dipinta con riferimenti ad oggetti ed alimenti di uso quotidiano: la culla di vimini del Bambino, una formaggetta, la treccia d’aglio e il barilotto del vino. Sulle pareti della navata spiccano la bella iconografia della Madonna con il Bambino che tiene tra le mani la rondine e la figura di Cristo risorto che esce vittorioso dal sepolcro.

 

Rilevatore: Feliciano Della Mora

Data ultima verifica sul campo: 09/03/2014

ROCCAFORTE DI MONDOVI’ (Cn), fraz. Bertini. Cascinale dei Frati, affresco raff. sant’Antonio abate

Il Cascinale dei Frati è uno scrigno prezioso nel cuore della borgata Bertini a circa 2 km. in direzione di Prea.

L’edificio costituisce la parte più antica dell’abitato e fu in epoca medievale convento di frati domenicani o benedettini.
Probabilmente  nel XV secolo faceva parte della certosa di Casotto e costituiva una stazione di transumanza a valle.
Sulle pareti esterne, al primo piano, sotto una loggia in legno, sono affrescate, con alcune figure di santi, alcune scene di vita quotidiana e di lavoro dei frati.
Grande è la figura del San Cristoforo con il bambino che regge il mondo.
L’interessante ciclo di affreschi con figure di Santi, tra cui san Cristoforo, san Bernardo, san Sebastiano, sant’Antonio Abate (tagliato dalla porta, ma con il Tau) e scene di lavoro dei monaci sono attribuiti a Giovanni Mazzucco (fine del XV secolo, forse 1486).
Gli affreschi sono stati. restaurati nel 2002.

 

Link: http://www.youtube.com/watch?v=r4zXylSA6dM

Vedi anche www.archeocarta.org

Rilevatore: Feliciano Della Mora

Data ultima verifica sul campo: 09/03/2014