BRIONA (NO). Chiesa di Sant’Alessandro, affresco raffigurante Sant’Antonio abate

La Chiesa, già dipendente della pieve di Sizzano, era l’antica parrocchiale di Briona dedicata al suo santo patrono. E’ una costruzione romanica che, dall’analisi strutturale, può essere fatta risalire ai secoli XI-XII. Viene citata per la prima volta nel 1335-36. Conserva affreschi del XIII, XIV e XV secolo.
Gli affreschi rappresentano, su una semicolonna, una Madonna del latte, di scuola toscana e risalente al XIV secolo; lungo le pareti e le absidi vi sono altri affreschi della seconda metà del XV secolo, alcuni attribuiti a Giovanni e Luca De Campo e a Daniele De Bosis, eseguiti intorno al 1482. Tra essi la figura di sant’Antonio abate.
Nell’absidiola a sud sono visibili alcuni affreschi, in parte solo abbozzati (sinopia), che costituiscono un raro documento della tecnica pittorica dell’epoca.
Sulla facciata d’ingresso, sotto il portico, pregevoli frammenti di affreschi della fine del duecento: una Crocifissione con san Giovanni dolente e un san Cristoforo.

Info:
All’interno del cimitero, che si trova a circa 300 m verso ponente, oltre la roggia Mora, sull’antica strada che univa Briona a Carpignano.
Comune di Briona tel. 0321 826080

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IVREA (To). Cattedrale, Cappella di Sant’Antonio Abate con scultura

Il Duomo di Ivrea, dedicato a Santa Maria Assunta, si erge su di un’altura, nella parte vecchia della città, a due passi dal Castello dalle rosse torri; la sua storia più che millenaria è testimoniata dalle parti conservatesi delle sue strutture romaniche e dalla serie di interventi successivi che ne ha mutato la fisionomia adeguandola via via ai gusti estetici emergenti, del barocco e del neoclassicismo.

Nella Cappella di Sant’Antonio Abate, composizione in legno e stucchi raffigurante l’abate con tutti i suoi attributi.

NOVARA DI SICILIA (Me). Parrocchia Maria Ss. Assunta, statua di sant’Antonio abate

La statua di Sant’Antonio abate, insieme ad altre statue di santi, ogni cinque anni, per l’Apoteosi dell’Assunta, titolare del Duomo della città, accompagna la statua della Vergine.

NARNI (Tr). Cattedrale di San Giovenale, statua di sant’Antonio abate

Statua in legno raffigurante Sant’Antonio Abate del Vecchietta, conservata  nella navata di sinistra della Cattedrale, vicino al “Coretto d’inverno”.

Proveniente dalla perduta chiesa confraternale di Sant’Antonio Abate per la quale l’artista senese Lorenzo di Pietro, detto il Vecchietta (1410 – 1480), realizzò la statua del titolare nel 1475.  La perduta chiesa di Sant’Antonio occupava alcuni spazi che affacciano sulla piazza Garibaldi  e oggi sono adibiti ad esercizi commerciali.

Info:
https://cattedraledinarni.weebly.com/pala-di-san-giovenale.html

https://it.wikipedia.org/wiki/Vecchietta

USA – KANSAS CITY. Nelson-Atkins Museum of Art, scoperta del BRCP: ‘La tentazione di S. Antonio’ attribuita a Jheronimus Bosch

La scoperta è stata annunciata a tutto il mondo dai ricercatori del BRCP in occasione di una conferenza stampa presso il Het Noordbrabants Museum, che il 13 febbraio 2016 ha aperto al pubblico la retrospettiva su Jheronimus Bosch.
Il dipinto è stato mostrato alla stampa in presenza di Julián Zugazagoitia, direttore del Nelson-Atkins Museum of Art. La ricerca svolta dal Bosch Research and Conservation Project (BRCP) a livello mondiale ha permesso di stabilire che La tentazione di Sant’Antonio proveniente da Kansas City deve essere attribuita a nientemeno che lo stesso Jheronimus Bosch.
Per decenni il dipinto, ritenuto opera di un allievo o di un seguace di Bosch, è rimasto nel deposito del Nelson-Atkins Museum of Art di Kansas City (USA). Questa nuova attribuzione significa un importante ampliamento dell’opera minore di Bosch (circa 1450 1516 ‘sHertogenbosch (Den Bosch).
La scoperta
L’opera scoperta dal BRCP, risalente al 1500-10 circa, viene presentata al pubblico per la prima volta in occasione della retrospettiva dedicata a Jheronimus Bosch, in esposizione presso il Noordbrabants Museum dal 13 febbraio all’8 maggio 2016. Il Dott. Matthijs Ilsink, storico dell’arte e coordinatore del BRCP, fa riferimento “a un’aggiunta, piccola ma importante, all’opera di Bosch. Questa scoperta dimostra il grande valore dell’eccellente documentazione realizzata dal BRCP sull’opera di Bosch, che sarà presentata al pubblico tramite il sito web boschproject.org”.
La retrospettiva
Jheronimus Bosch – Visioni di un genio si basa su questa ricerca, la più vasta a livello internazionale mai svolta sui dipinti e i disegni rari di Bosch. È la prima volta che un numero così grande di opere di Bosch ritorna a Den Bosch, la città natale del pittore, in cui egli realizzò le sue opere.
Una tecnica riconoscibile
Sul pannello vediamo Sant’Antonio, che riconosciamo per la croce a T sul mantello. Con la mano sinistra è appoggiato sul bastone, e con la destra riempie una brocca d’acqua. Il santo viene minacciato, nella sua esistenza dedicata a Dio, dagli strani esseri che lo circondano. La rappresentazione è stata fortemente ritoccata e coperta da un restauro del ventesimo secolo, ma nelle pennellate originali si riconosce ancora chiaramente la mano di Bosch. Se guardiamo attraverso queste aggiunte successive, emerge chiaramente il collegamento fra questa rappresentazione di Sant’Antonio e il pannello sinistro del trittico degli Eremiti esposto alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, che verrà esposto anche a Den Bosch.
I ricercatori del BRCP, inoltre, con la tecnica della fotografia e della riflettografia agli infrarossi hanno reso visibili i disegni sottostanti, che corrispondono perfettamente a ciò che è stato trovato su altri pannelli facenti parte dell’opera principale di Jheronimus Bosch. Con un pennello piuttosto spesso e una sostanza acquosa, il pittore tracciava a grandi linee un disegno di preparazione, alla ricerca di quella che sarebbe stata la rappresentazione finale sul pannello. Questo metodo esplorativo, con il quale il pittore ricercava la forma finale eseguendo un disegno di preparazione sotto lo strato di pittura, si ritrova in quasi in tutte le altre opere di Jheronimus Bosch. Come in questo caso, il pittore introduceva delle modifiche nella rappresentazione durante la sua realizzazione. Bosch utilizzava inoltre diversi colori nella pittura ancora fresca, come nella testa e nell’ala del pesce volante che vediamo sul terreno in questa rappresentazione. Questo modo di procedere gli permetteva di ottenere l’effetto pittorico che lo caratterizza.

Creature mostruose riconoscibili
La rappresentazione di Sant’Antonio inchinato e che versa l’acqua circondato da strane creature si ritrova nei dettagli nelle altre opere di Bosch. La figura del Santo ha una forte somiglianza con il Sant’Antonio del pannello sinistro del Trittico degli Eremiti, e ha anche un legame con una strana creatura femminile che raccoglie l’acqua nel pannello centrale del Giudizio Universale di Bruges. Le piccole creature mostruose del pannello sono tipiche di Bosch. L’esserino nascosto sotto un imbuto, la mostruosa creatura con la testa di volpe, la figurina con il becco da pellicano, la zampa di maiale sulla tavola galleggiante, il rettile che esce dall’acqua e la salsiccia che galleggia, si ritrovano tutti in altre opere di Bosch.
Frammento
Il pannello è un frammento di un dipinto che in origine era molto più grande, perché è stato accorciato da tutti i lati. È spesso circa 4 millimetri, e il retro è in semplice legno di quercia. La parte centrale, con il Santo eremita come protagonista di un dipinto, forse costituiva un pannello di un trittico smantellato. Intorno al santo probabilmente era raffigurato un ambiente molto più grande e minaccioso, come quello del pannello di sinistra del Trittico degli Eremiti. La mancanza di un contesto pittorico è stata fino ad oggi la ragione principale per dubitare dell’autenticità di questo dipinto. Grazie all’enorme quantità di nuova documentazione preparata dal BRCP su questo dipinto e sul resto dell’opera del maestro, ora questo frammento può essere attribuito con sicurezza a Bosch.
Santi
Nel periodo di Jheronimus Bosch era molto diffuso onorare i santi. Raffigurando i santi, Bosch continuava la traduzione pittorica esistente. I suoi committenti e i contemporanei dovevano infatti poter riconoscere i santi ritratti. In questo modo potevano rivolgersi a loro in preghiera. Allo stesso tempo, Bosch dava un’interpretazione personale e creativa della tradizione. I santi che raffigurava più spesso erano San Girolamo (suo omonimo) e Sant’Antonio (omonimo di suo padre). Entrambi erano molto conosciuti nel tardo medioevo, e avevano trascorso una parte della loro vita in eremitaggio.

 

Fonte: https://www.artribune.com/tribnews/2016/02

2 febbraio 2016