AREZZO. Pieve di San Paolo, affresco raffigurante Sant’Antonio Abate.

La pieve di San Paolo è un luogo di culto cattolico della città di Arezzo, situato in località San Polo.
Sorta come chiesa battesimale paleocristiana, ristrutturata nell’VIII-IX secolo e ricordata nel 1031, ebbe nel XIII secolo un rifacimento romanico a forma basilicale con tre navate, documentato da due iscrizioni (1256) nella facciata. Tra la fine del Trecento e l’inizio del Quattrocento fu costruito il campanile a torre.
Prima del 1424 furono tamponate le arcate laterali e l’interno fu ridotto ad una sola navata.
Dopo il terremoto del 1796 fu completamente restaurata.
Le pareti interne sono decorate da affreschi quattrocenteschi attribuiti in parte a Lorentino d’Andrea.
Il ciborio è quattrocentesco. A destra dell’altare maggiore è l’ingresso al transetto costituito da tre arcate in cotto poggianti su colonne di granito con capitelli corinzi in marmo (V secolo).
Fra gli affreschi quattrocenteschi, ci sarebbe una nuova opera da aggiungere al catalogo del grande Piero della Francesca. Si tratta di un affresco che raffigura Sant’Antonio Abate, e se ne sta seminascosto in un angolino della Pieve. Inevitabile la pronuncia della soprintendenza, che si è limitata a ricordare che si tratta di una questione molto dibattuta, ma starebbero emergendo elementi che rafforzerebbero l’attribuzione.
Più dettagliato l’intervento del Museo Medievale.
“Il volto del S. Antonio Abate è attribuibile a Piero della Francesca, fatto sicuramente con uno dei cartoni usati per la Cappella Bacci. Sono evidenti le tracce dello spolvero”, ha dichiarato al quotidiano La Nazione. “Ora si tratta di capire se è opera di Piero solo la testa o anche il resto del corpo. Ci sono infatti altri elementi che fanno risalire alla mano dell’artista”.

CASTELLETTO STURA (Cn). Cappella di San Bernardo, immagine di sant’Antonio abate.

Posta lungo la strada per Morozzo, cappella cimiteriale, comune tel. 0171 791115
La pianta della cappella si presenta in forma rettangolare, tetto e facciata sono a capanna. Affrescata da Giovanni Mazzucco il 5 luglio 1483 (o 1488).
Al centro sopra l’altare la Vergine con il Bambino, alla destra san Bernardo d’Aosta (o di Mentone), san Bartolomeo e sant’Antonio abate; a sinistra san Bernardo da Chiaravalle, san Gerolamo e san Francesco.
Sulle vele della volta le Storie della passione di Cristo: il tradimento di Giuda, l’andata al calvario, la Crocifissione, la Risurrezione e la discesa al limbo.
Nella parete a destra è raffigurato l’Inferno con la sottostante Cavalcata dei vizi.
Nella parete a sinistra la rappresentazione del Paradiso con l’incoronazione della Vergine e più in basso le Opere di misericordia.
All’esterno, riscoperti sotto uno strato di intonaco, sono tornati visibili una serie di santi, tra cui san Bernardo in trono, e nel sottarco i profeti Abacuc e Isaia.

La costruzione della cappella dedicata a San Bernardo da Mentone risale al XV secolo e contiene pregevoli AFFRESCHI di Giovanni Mazzucco. L’opera è nata dall’attività della Confraternita di Santa Croce, diventata poi di San Sebastiano, attiva fin dal Quattrocento a Castelletto Stura. La cappella è stata restaurata nei primi anni del XXI secolo.

 

Data compilazione scheda: 14-05-2016

Nome del rilevatore: Valter Bonello

SANT’AMBROGIO DI TORINO (TO). Sacra di San Michele, “Madonna in trono col Bambino e santi (s. Antonio abate)”

sacra 2Si arriva alla Sacra di San Michele salendo da Avigliana o da Giaveno; si può arrivare alla Sacra anche con alcuni percorsi a piedi da Sant’Ambrogio o da Chiusa S. Michele, oppure da Mortera di Avigliana attraverso la cosiddetta Strada dei principi.
La Sacra sorge sulla sommità del monte Pirchiriano, a una quota di m 962, in una posizione dominante sulla bassa valle di Susa.

Descrizione: a sinistra, sulla colonna della parete del coro vecchio, è rappresentato S. Rocco; nell’affresco centrale, racchiusi entro riquadri, si trovano santa Lucia, la Madonna in trono con il Bambino (scena lacunosa nella parte centrale), S. Antonio Abate, S. Giacomo di Compostela, che presenta alla Madonna il committente dell’opera, Giovanni di Monfalcone, priore della comunità benedettina della Sacra. Nel frontone triangolare è raffigurato S. Giorgio che uccide il drago. La presenza di S. Giacomo di Compostela, patrono dei pellegrini, e di S. Rocco in abito da pellegrino, rimanda alla vicinanza della Sacra alla Via Francigena e all’accoglienza dei viaggiatori e dei pellegrini che percorrevano l’importante via di comunicazione, ospitati nella foresteria che rientra nel complesso abbaziale. Anche la presenza di S. Antonio Abate è legata alla ospitalità di coloro che viaggiavano lungo la Francigena, che erano accolti e curati nella Precettoria di Ranverso a lui dedicata.
L’immagine del santo è conforme all’iconografia tradizionale: indossa un mantello nero con la lettera tau e tiene nella mano sinistra il bastone e la campanella, mentre la destra è in atteggiamento benedicente; sullo sfondo sono dipinti fiori stilizzati e davanti a essi un pannello con disegni decorativi.

 

Fruibilità: durante gli orari di apertura della Sacra. Lunedì chiusura settimanale.
Orario invernale: 16 ottobre – 15 marzo: da martedì a sabato 9,30-12,30 / 14,30-17; domenica e festivi 9,30-12 / 14,30-17,30.
Orario estivo: 16 marzo – 15 ottobre: da martedì a sabato 9,30-12,30 / 14,30-18; domenica e festivi 9,30-12 / 14,30-18,30.
Durante la domenica e i giorni festivi occorre seguire una visita guidata.

Notizie storiche: le immagini, risalenti agli inizi del ‘500, sono affrescate su una parete laterale del coro vecchio della chiesa, un ambiente di forma irregolare che rappresenta quanto resta della costruzione dell’XI secolo; il medesimo ambiente ospita, sulla parete di fondo, un pala e un trittico di Defendente Ferrari (cfr. www.defendenteferrari.it).
L’autore dell’affresco è Secondo del Bosco da Poirino, che, insieme ad alcuni aiuti, ha eseguito nel 1505 anche l’affresco collocato subito a sinistra dell’ingresso nella chiesa. Questo, suddiviso in tre fasce sovrapposte, rappresenta in basso la Deposizione di Cristo nel sepolcro, nella fascia mediana la Dormitio Virginis, e in alto l’Assunzione, inserita in un arco gotico; il committente, il priore Giovanni di Monfalcone, è raffigurato a sinistra nella scena mediana.
Secondo del Bosco, con un allievo, è autore di altri tre affreschi: ancora nel coro vecchio la cosiddetta Madonna della pera con alcuni santi e il committente, e la Madonna della Misericordia con S. Giovanni Battista; sull’altare della navata destra l’Annunciazione e santi; anche queste opere risalgono ai primi anni del XVI secolo.

Del pittore Secondo del Bosco si hanno notizie tra la fine del ‘400 e i primi anni del ‘500

 

Bibliografia: della ricchissima bibliografia sulla Sacra si cita solo G. GADDO, La sacra di S. Michele in val di Susa, quinta edizione, Sant’Ambrogio di Torino 2007, testo che contiene alcuni cenni agli affreschi.

Internet: www.sacradisanmichele.com . In questo sito è interessante la visita virtuale alla Sacra.

E-mail: info@sacradisanmichele.com

Note: la Sacra è stata proclamata monumento simbolo del Piemonte con la legge regionale n. 68 del 21 dicembre 1994.

Data compilazione scheda: dicembre 2015

Nome del rilevatore: M. Gabriella Longhetti

LEMIE (To), fraz. Forno. Cappella di San Giulio con affresco di sant’Antonio abate

La cappella di San Giulio, nella borgata di Forno, risale al sec. XIV e alla generosità della famiglia Goffi. Ancora nella prima metà del 1800 si poteva leggere sulla facciata la dedicazione con la data del 1486.  Visitabile installando l’app:  https://play.google.com/store/apps/details?id=it.cittaecattedrali.chieseaporteaperte&hl=it

San Giulio è sconosciuto nelle Valli di Lanzo ed è invece legato alla zona di Orta, dalla quale provenivano molti immigrati a Forno.
La Cappella è molto semplice e costituita da un presbiterio quadrato cui venne aggiunto un atrio per i fedeli.
L’interno è ad una navata coperta da una volta a botte con affreschi della seconda metà del XV secolo di un pittore sconosciuto che viene detto “maestro di Forno di Lemie”. Analogie con opere coeve di altre chiese piemontesi sembrerebbero indicare un artista formatosi nella seconda metà del XV secolo in ambiente jaqueriano, forse addirittura un membro della famiglia Jaquerio. Si è pensato in particolare a Giorgio Jaquerio, presente in quegli anni a Ciriè, dove morì prima del 1530.
Sulla parete di fondo la Madonna in trono con il Bambino e a sinistra santa Lucia e il beato Amedeo IX di Savoia; a destra san Giulio che presenta alla Vergine tre personaggi che una sottostante iscrizione in caratteri gotici identifica con tre membri della famiglia Goffi.
Sulla parete di sinistra sono dipinti su due fasce, a partire dall’alto, le figure di San Michele Arcangelo, San Sebastiano, San Giovanni Battista, Santa Cristina e Santa Caterina.
Sulla parete destra vi sono Sant’Antonio Abate e San Giorgio che trafigge il drago e salva una damigella piangente. Quest’ultimo dipinto è notevole per la cromaticità e per la raffigurazione del paesaggio.
Sulla volta vi è l’immagine di Dio Padre e dell’Annunziata; sul lato sinistro dell’arco di ingresso del presbiterio, in origine sul cammino dei viaggiatori, è rimasta la parte superiore della figura di San Cristoforo.

 

Fonte:
http://archeocarta.org/lemie-to-cappella-san-giulio/

 

Il recente restauro (2014)
Designata come Polo dell’Arte del progetto Lungo la Stura di Viù, la cappella di San Giulio a Forno di Lemie è stata sottoposta a restauro insieme alla facciata della chiesa parrocchiale di San Martino a Viù e alla cappella della Confraternita nell’Antico Complesso Parrocchiale di Usseglio.
Il progetto, promosso e sostenuto dalla Compagnia di San Paolo con il bando del 2009 “Nuove Prospettive per le Valli di Lanzo”, in collaborazione con Comune di Viù, Lemie e Usseglio ha inteso valorizzare il territorio locale attraverso una gestione integrata del suo patrimonio artistico, culturale e paesaggistico.
L’intervento rende fruibile al pubblico il pregevole ciclo di affreschi quattrocenteschi custoditi dalla cappella, riferiti all’ambito di Giacomo Jaquerio: vero gioiello valligiano meritevole di essere valorizzato, visitato e studiato agevolmente.
L’evento è accompagnato da una pubblicazione, a cura di Daniela Berta, con contributi degli storici dell’arte Claudio Bertolotto, già funzionario della Soprintendenza ai Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte, Gian Giorgio Massara, Adriano Olivieri e Luigi Rajneri, progettista e direttore dei lavori. Le fotografie sono state realizzate da Enzo Isaia.

 

Bibliografia:
Claudio BERTOLOTTO, Gian Giorgio MASSARA, Presenze pittoriche rinascimentali nelle Valli di Lanzo, Società storica delle Valli di Lanzo, 2015

 

Rilevatore: Feliciano Della Mora

Data ultima verifica sul campo: 31/08/2015

Allegato: la cappella di san giulio.pdf

CERVO LIGURE (Im). Castello dei Clavesana, statua di Sant’Antonio abate

Cervo è un borgo medievale sul mare abitato da circa 1.200 persone. Le sue origini risalgono al 181 a.C., quando Cervo era una mansio lungo la Via Julia Augusta, oggi Via Aurelia.
Il Castello si trova in Piazza Castello, 2 – Telefono:0183 408197

 

Il Castello è protetto da torri e mura cinquecentesche, vi si accede esclusivamente a piedi attraverso le porte medievali.
In epoca medievale fu feudo dei marchesi di Clavesana, sudditi della Repubblica di Genova.
Ancora oggi, perfettamente conservati, sono da ammirare la chiesa barocca di San Giovanni Battista, l’oratorio romanico di Santa Caterina che racchiude importanti affreschi del sedicesimo secolo ed il castello Clavesana del tredicesimo secolo.
Al suo interno è allestito il Museo Etnografico del Ponente Ligure.
L’edificio nasce principalmente come chiesa fortificata, dedicata a santa Caterina d’Alessandria, sul colle più alto del borgo cervese.
Solo successivamente, attorno al XIII secolo, i marchesi di Clavesana, signori del territorio, ne fecero il loro castello-palazzo marchesale inglobando nella costruzione un antecedente torre in stile romanico.
Nella sua storia fu adibito ai più diversi usi: oltre ad oratorio, i locali sottostanti ospitarono l’ospedale voluto dai Cavalieri di Rodi che fu intitolato a sant’Antonio abate.
Oggi le sale del primo piano sono sede del museo etnografico del Ponente Ligure, dedicato a Franco Ferrero, un intellettuale, un ricercatore della storia antica di Cervo, nonché sede del locale ufficio di informazioni turistiche, mentre il piano superiore è dedicato a mostre d’arte durante il periodo estivo.
L’edificio è stato costruito interamente in pietra con pianta rettangolare e completato con le quattro torri agli spigoli della struttura.

In cima alla scala che porta all’ingresso del museo è collocata, entro una nicchia, una statua di Sant’Antonio Abate,  XV secolo, unico segna dell’antica dedicazione dell’ospedale.

 

Rilevatore: Franca Benvenuto, Giuseppe Spada

Data ultima verifica sul campo: 31/07/2015