ZUGLIO (Ud). Pieve di San Pietro di Carnia, altare di Sant’Antonio abate

A circa 3 km. a nord-ovest di Zuglio, sulla strada per Fiélis, si trova la pieve di San Pietro di Carnia, a m. 749 slm, ritenuta la più antica chiesa della regione, sede-rifugio per il vescovo di Zuglio durante il sec. VII; è ricordata dall’808, quando venne probabilmente a sostituire la basilica distrutta dagli Avari nel sec. VIII.

Descrizione:
Ancona lignea racchiusa tra due incorniciature barocche del 1600 e del 1700 opera attribuita a Gian Domenico Dall’Occhio di San Vito al Tagliamento, in stile rinascimentale (1550).
Si notano i santi Antonio Abate, Pietro e Battista, in cima l’Eterno Padre e l’Annunciazione, ai piedi tre quadretti dipinti. Le due cornici sono di G. Paolino da Formeaso quella più piccola e di G. Comuzzo da Gemona del Friuli quella più grande.
L’ancona è stata qui posta nel 1965; in precedenza il luogo era occupato dall’ancona di Domenico da Tolmezzo rinchiusa nell’incorniciatura più grande del Comuzzo.
La tela o il cuoio stampato del paliotto manca perché rubati in epoca recente.
Dietro l’altare sono visibili la finestrella romanica e le sinopie della parete.

 

Rilevatore: Feliciano Della Mora

Data ultima verifica sul campo: 07/09/2014

CASTELDELFINO (Cn), Sant’Antonio abate, dipinto su colonna

Localizzazione e recapiti:
In via Lavatoio, nel capoluogo, si trova una colonna rotonda con un dipinto raffigurante Sant’Antonio Abate e Santa Caterina.

Rilevatore: Feliciano Della Mora

Data ultima verifica sul campo: 06/09/2014

 

SETTIME (At). Chiesa di Sant’Antonio abate, con affresco

La Chiesa di Sant’Antonio Abate si trova all’interno dell’abitato in Via Umberto I / Via San Rocco.  https://goo.gl/maps/riQbAuVUetBDwuo46

 

Fu edificata probabilmente nel XVI secolo su preesistenze quattrocentesche; il vescovo Domenico della Rovere (1568-1587), infatti, approvò l’erezione al suo interno della Compagnia dei Disciplinanti. Si tratta dell’antico oratorio dei Disciplinanti sotto il titolo di Sant’Evasio e Antonio Abate.

Nel 2001, sono stati ultimati i lavori di restauro degli affreschi scoperti e consolidati nella parte del coro, che costituì la primitiva cappella quadrata dedicata a Sant’Antonio Abate e con lui a San Sebastiano, Sant’Evasio e San Silvestro.
E’ sede della Confraternita di S. Evasio (Battuti).

Fra gli altri un affresco mutilo raffigurante Sant’Antonio Abate.

 

Note:
Vedi anche http://archeocarta.org/settime-at-castello-e-chiese-di-san-nicolao-e-di-santantonio/

http://www.chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/schedaca.jsp?sercd=62447

Rilevatore: Angela Crosta

Data ultima verifica sul campo: 16/07/2014



SANSEPOLCRO (Ar). Chiesa di Sant’Antonio abate e immagini del Santo

Via Sant’Antonio – 52037 – Sansepolcro (Ar)

 

La chiesa fu edificata nel 1345 dalla Compagnia di Sant’Antonio abate e nata allo scopo di dare ricovero e ospitalità ai malati e ai pellegrini, era annessa ad un Oratorio e ad un Ospedale.
Tratti architettonici trecenteschi si sono mantenuti nella facciata, nel portale ogivale di ambito umbro che contiene nella lunetta un bassorilievo (Cristo tra i Santi Antonio e Biagio) datato 1350. Nell’architrave è scolpita una dedicazione alla Vergine del 1362. Il portale laterale reca un’iscrizione del 1350 che serviva ad indicare ai malati e ai viandanti l’accesso all’Ospedale della Carità del Borgo. L’interno, decorato da stucchi settecenteschi, conserva altari e tele secentesche. Sull’altare spicca lo Stendardo della Crocifissione di Luca Signorelli.
Nella chiesa, costruita nella metà del XIV secolo, come si può capire dalla data impressa sull’architrave del portale di ingresso, aveva sede la Compagnia di Sant’Antonio, che recava assistenza a pellegrini, malati e poveri.
L’edificio è posto lungo via della Fortezza, all’angolo con via Sant’Antonio, più avanti rispetto alla Chiesa di Santa Marta se si cammina dando le spalle a via XX settembre. Uno dei portali è adornato da una lunetta con un bassorilievo in cui è raffigurato Sant’Antonio; sull’altro portale vi è un bassorilievo con Cristo benedicente tra i Santi Antonio ed Eligio.
All’interno è conservato lo stupendo stendardo di Luca Signorelli, su cui sono dipinte le due composizioni “Crocifissione” e “Sant’Eligio e Sant’Antonio coi confratelli inginocchiati. Lo stendardo è dipinto su entrambi i lati e l’opera è ancora esposta all’interno della cornice che nel 1530 fu ad essa destinata.

Descrizione delle immagini di s. Antonio abate:
 – Statua in terracotta dipinta.
Bassorilievo sulla lunetta del portale con la raffigurazione di Gesù Cristo benedicente con alla sua destra Sant’Antonio Abate e alla sua sinistra una santa con un personaggio più piccolo (probabilmente la committente) (fig. 1 in basso.).
– Su un’altra porta uno stipite contenente un bassorilievo con raffigurato un Sant’Antonio Abate benedicente

– Pittura su uno stendardo processionale in tela/tessuto della compagnia di raffigurante sulla parte anteriore Gesù crocifisso con ai lati, da sinistra, Sant’Egidio, Sant’Antonio abate e San Giovanni Evangelista; ai piedi della croce Maria Santissima, Maria di Magdala e Maria di Cleofa (1505) (fig. 2 in basso).
– Sul retro Sant’Antonio abate e Sant’Eligio con i confratelli della Compagnia inginocchiati, del 1505 (fig.3 in basso). Opera di Luca Signorelli (1445 ca – 1523).

 

Link:
https://it.wikipedia.org/wiki/Stendardo_della_Crocifissione
https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_Sant%27Antonio_Abate_(Sansepolcro)

Fruibilità: Chiesa sempre aperta.

Rilevatore: Valter Bonello

Data ultima verifica sul campo: 16/05/2014

BADIA TEDALDA (Ar). Chiesa di San Michele Arcangelo, pala invetriata robbiana con sant’Antonio Abate

Il borgo è posto ai confini tra la Toscana, la Romagna e le Marche, lungo la via romea che pellegrini, monaci, abati hanno percorso per molti secoli.
In agosto rivive ogni anno la tradizione medievale del Palio dei Castelli.

Il dolce paesaggio è una straordinaria cornice al paese e un punto di partenza per passeggiate a piedi o a cavallo, alla scoperta di un meraviglioso patrimonio naturalistico. Il piccolo centro è raccolto attorno alla Chiesa abbaziale di San Michele Arcangelo nella quale si può ammirare una pala d’altare in terracotta invetriata raffigurante la Madonna in trono con il Bambino e Santi, di Benedetto Buglioni.
Sulle pareti laterali ci sono altre due grandi pale in terracotta invetriata della stessa scuola.

Sulla parete di destra, la grande pala  dell‘Annunciazione in alto, con sotto tre Santi (Giuliano, Sebastiano e Antonio Abate). La pala d’altare in terracotta policroma invetriata, misura 275 x 350 cm ed è della scuola dei Della Robbia (realizzata nel 1522).

Dal pannello illustrativo accanto all’opera:
Benedetto e Santi Buglioni, Annunciazione e i Santi Giuliano, Sebastiano, Antonio Abate. 1522, terracotta policroma invetriata.
La pala, costituita da predella, pilastri e trabeazione, racchiude un arco nel quale la rappresentazione è divisa da una cornice a stucco.
La parte superiore raffigura l’Annunciazione, quella inferiore i Santi Giuliano, Sebastiano e Antonio Abate.
La predella, divisa in cinque formelle, presenta una decorazione a girali e racemi di foglie d’acanto.
I pilastri, decorati anch’essi con lo stesso motivo della predella, presentano capitelli compositi.
La trabeazione è costituita da un architrave, da un fregio di otto cherubini con al centro la Colomba dello Spirito Santo, da una cornice a dentelli e da una cornice di stucco eseguita successivamente.
A sinistra della parte inferiore, vi è San Giuliano, al centro San Sebastiano e Sant’Antonio Abate a destra, è raffigurato con la barba bianca, indossa una tonaca da monaco marrone ed un mantello marroncino foderato di verde.
L’indagine archivistica ha portato alla luce il documento relativo all’opera, destinata all’altare maggiore della Chiesa, commissionata da Leonardo Buonafede, Abate commendatario della Badia e pagata a Santi Buglioni, per conto di Benedetto il 22 settembre 1522, un anno e mezzo dopo la sua morte.
Dall’inventario della chiesa del 1783, si rileva che in questo anno all’altare maggiore vi era un’altra pala, quella con la Madonna in trono e Santi, mentre l’opera in oggetto era collocata in un altare laterale di destra. E’ quindi probabile che nel trasferirla, si siano rovinati la predella e i pilastri. Infatti un’altra ricerca ha messo in evidenza che predella e pilastri, essendo in stucco, siano stati sostituiti a quelli originali in terracotta invetriata.
Difficile stabilire l’autografia di quest’opera dal momento che fu commissionata a Benedetto e pagata a Santi quanto l’opera era già stata portata a termine. Del resto è possibile supporre una collaborazione di Santi stesso con Benedetto, per una fusione stilistica fra i modi semplificati dal maestro e certe cadenze “manieristiche” ancora di fragile costruzione formale dell’allievo.

 

Note storiche:
La Chiesa di San Michele Arcangelo (Badia Tedalda) si trova in posizione dominante tra le pendici dell’Alpe della Luna, la chiesa è l’unica parte ancora visibile dell’antica abbazia di San Michele Arcangelo che fu di proprietà dei Tedaldi, documentata fin dal X secolo.
Oggi si  presenta ad una navata, in stile romanico, riferibile all’XI secolo, con imponente campanile che poggia su una preesistente torre difensiva. Sorto nel 1205, l’edificio venne in parte rifatto intorno al 1520 per iniziativa del certosino Leonardo Buonafede, spedalingo di Santa Maria Nuova a Firenze e primo abate della Badia Tedalda, che commissionò a Benedetto e Santi Buglioni le tre splendide pale d’altare (pale robbiane) e il piccolo ciborio in terracotta invetriata che si ammirano all’interno.
Dalle origini fino al 1520 ha fatto parte della diocesi di Città di Castello; nel 1520 è passata alla diocesi di Sansepolcro.
Le origini di Badia Tedalda, grazie alla sua posizione geografica, possono farsi risalire all’epoca romana quando, molto probabilmente, era una «mansio» itineraria destinata ad accogliere i viaggiatori in prossimità del valico lungo la via «Ariminensis» che collegava i due capisaldi antigallici di Arezzo e Rimini, attraverso l’Alta Valtiberina.
Nel tardo impero divenne parte della «Massa Trabaria», quel vasto territorio coperto di foreste che sottostava all’obbligo del «beneficium trabium» per la costruzione delle basiliche romane (il legname veniva fatto fluire a Roma sulla corrente del Tevere che nasce sul Monte Fumaiolo).
In epoca bizantina fu compresa nei domini dell’esarcato ravennate.
Nel Medioevo fu sede di due abbazie benedettine di monaci neri, dette di Arduino e dei Tedaldi (da qui il nome di Badia Tedalda) unificate successivamente nel 1205 con l’edificazione della chiesa abbaziale. L’abate dei due monasteri, nominato direttamente dalla sede apostolica, godeva di prerogative sovrane su tutta la Valmarecchia.
Contesa nel XV secolo dai Montedoglio che tiranneggiarono nella zona per circa novant’anni, l’abbazia dei Tedaldi perdette la sovranità e gli antichi privilegi. Solo nel 1489 Badia Tedalda assunse lo statuto fiorentino ed il suo podestà.
Quando Leone X dette in commenda l’abbazia al certosino Leonardo Bonafede, spedalingo di S. Maria Novella di Firenze questi si premurò di ricostruire l’ormai cadente abbazia arricchendola di tre altari con terracotte di scuola robbiana.
La comunità di Badia Tedalda viene invece costituita «motu proprio» da Leopoldo Primo il 27 luglio 1775.

 

 Info:
Chiesa di San Michele Arcangelo – Strada Provinciale Marecchia
Comune di Badia Tedalda – Piazza dei Tedaldi, 2 – 52032 Badia Tedalda (Arezzo) – Tel. 0575.714020 – Fax 0575.714135.

Ogni anno a gennaio viene effettuata la celebrazione della dedicazione a Sant’Antonio Abate con la benedizione degli animali.

Materiale informativo ed illustrativo: presso l’ufficio informazioni turistiche del luogo.

Fruibilità: La chiesa è quasi sempre aperta dalle ore 10 alle 12.

Rilevatore: Valter Bonello

Data ultima verifica sul campo: 16/05/2014