NAPOLI. Basilica di San Domenico Maggiore, trittico di A. Arcuccio con s. Antonio abate, 1470 circa

Trittico, tempera su tavole: “Madonna in trono con il Bambino, in alto Dio Padre benedicente, al centro; San Giovanni Battista, Angelo annunciante sul lato sinistro; Sant’Antonio abate e Maria Vergine annunciata sul lato destro.”
Misure: 242 × 204,5 cm (complessivo), 242 × 102 cm (scomparto centrale), 242 × 52 cm (scomparto sinistro), 242 × 50,5 cm (scomparto destro).
Opera della fine anni Sessanta – inizio anni Settanta del XV secolo di Angiolillo Arcuccio (documentato a Napoli dal 1464 al 1492)

La ricchezza cromatica rivelata dal restauro condotto in occasione di Restituzioni 2018 rende a questo trittico il giusto risalto nel corpus delle opere di Angiolillo Arcuccio, un maestro ‘minore’, documentato come pittore e miniatore a Napoli
Conservato per anni nel deposito del Convento, il Trittico è stato esposto alla mostra “La fragilità della bellezza” a Venaria Reale ed è stato ricollocato nel 2018 all’interno della basilica di San Domenico Maggiore nella sua posizione originaria: la cappella intitolata alla Madonna delle Grazie.

 

 

 

Sant’Antonio, con saio, scapolare e mantello con la tau, legge un libro che tiene tra le mani, con il braccio sinistro regge un lungo bastone; ai suoi piedi il fuoco.

 

Link:
https://restituzioni.com/opere/trittico-madonna-con-bambino-in-trono-san-giovanni-battista-santantonio-abate-nel-registro-inferiore-dio-padre-benedicente-angelo-annunciante-maria-vergine-annunciata-nel-registro-superi/

https://museosandomenicomaggiore.it/il-trittico-di-angiolillo-arcuccio-restaurato-ritorna-a-san-domenico-maggiore/

Restauro -2018.cat_34.pdf

PARMA. Complesso della Pilotta, tavola con “Tentazioni di s. Antonio abate”, ambito di J. W. De Cock, 1530 circa

Tentazioni di sant’Antonio
Olio su tavola di 29 x 37 cm
L’autore si situa nell’ambito di Jan Wellens de Cock, datazione 1530 circa
Proviene da collezione Sanvitale,1834
Inventario numero GN 258

In questa tavola il soggetto sembra ispirarsi al pannello centrale del trittico di Bosch, soprattutto per l’idea di nascondere l’eremita all’interno di un albero. La scena è suddivisa tra il primo piano in cui sant’Antonio è seduto con un libro sulle ginocchia, sul tavolo vicino a lui si trova il Crocifisso e una “tau”, emblema dell’Ordine degli Antoniani, e intorno i simboli della tentazione; e il secondo piano dove, inserite in un paesaggio, sono rappresentate scene evocative della sua vita.
Egli benedice la diabolica processione che gli si sta avvicinando: un grillo con la sua stessa testa gli offre denaro e vanità, ai suoi piedi un cinghiale sta per essere infilzato da un mostro dotato di artigli e proboscide, mentre una giovane donna discinta, tradizionalmente considerata simbolo della lussuria, regge un calice. Seguono ancora il corteo una strega ghignante, un nocchiero con un demonio alato sopra la testa, mentre sulla destra una civetta dotata di corna e proboscide osserva appollaiata sull’albero-rifugio.
Fra gli episodi che fanno da corollario, importante è quello che avviene all’interno della tenda-palcoscenico posta sopra l’albero, dove si ritrovano simboli alchemici (mantice, nausea) ed eretici (la rana riferita alla dea egizia Heket). Altresoluzioni adottate nello sfondo rinforzano l’atmosfera, come l’incendio dell’abbazia, ripreso dal dipinto di Bosch, e la scelta dei colori accesi del crepuscolo per il cielo, dove volteggia un’altra mostruosità composita.

La qualità pittorica notevole del quadro consente di assegnarlo ad uno degli artisti fiamminghi seguaci di Bosch attivi intorno al 1530 ad Anversa, e lo si potrebbe accostare al gusto di Jan Wellens de Cock.
La tavola faceva parte della ricca collezione dei conti Sanvitale di Parma, giunta in Galleria nel 1834 grazie agli acquisti promossi dalla duchessa Maria Luigia.


Link:

https://complessopilotta.it/opera/tentazioni-di-santantonio/

PARMA. Complesso della Pilotta, olio su tela con s. Antonio abate, fine XVI secolo

Sant’Antonio abate
Olio su tela di 70 x 50 cm
Opera di Anonimo veneto-ferrarese dell’ultimo quarto del XVI secolo
Inventario numero GN 919/13 . Provenienza ignota

Il Santo è scalzo, indossa un saio francescano, tiene nella mano destra un bastone e un rosario nella sinistra.

Il restauro a cui l’opera è stata recentemente sottoposta consente di definirne con maggior precisione l’ambito cronologico e stilistico e di individuare con sicurezza il personaggio rappresentato, Sant’Antonio abate, effigiato attraverso un’iconografia non consueta. L’anonimo autore sceglie, infatti, di caratterizzare il santo solo con gli emblemi del suo stato monacale ed eremitico anziché attraverso i più popolari attributi. Forse su questa scelta ha influito l’originaria collocazione della tela, probabilmente uno spazio privato all’interno di un monastero in cui si osservava la regola della clausura.
La cifra compositiva dell’insieme è decisamente cinquecentesca, sullo sfondo un ampio paesaggio, prospetticamente introdotto da una monumentale, ma sobria, quinta architettonica; la definizione dell’immagine attraverso una tecnica rapida ed espressiva,poco incline al linearismo e alla determinazione di rigidi contorni porta verso gli ultimi decenni del secolo e proprie di questo periodo sono pure la tela fitta e sottile di supporto, nonché la poco spessa preparazione bruna su cui è stesa la materia pittorica. Il pennello del nostro anonimo autore ci pare, inoltre, profondamente intriso di colorismo e luminismo veneto-ferraresi.

Link:
https://complessopilotta.it/opera/santantonio-abate-2/

PARMA. Complesso della Pilotta, tavola con s. Antonio abate di Paolo Veneziano, 1330-40

Crocifissione e Madonna col Bambino (pannello centrale); Angelo annunziante, San Michele arcangelo e san Giovanni Battista, San Giorgio e San Francesco (ala sinistra); Annunziata, Assunzione della Maddalena, Sant’Orsola e sant’Antonio abate (ala destra)”.
Tempera su tavola; totale di 72 x 72,5

Opera di Paolo Veneziano anno (1300 circa – 1365 circa) realizzata nel 1330-40.
Inventario numero GN 458
Proviene dal Palazzo Ducale; Amministrazione Provinciale (deposito 1872)

La tipologia dell’altarolo portatile, ampiamente diffusa in un’epoca percorsa da viaggiatori e pellegrini come il ’300,consentiva la frequente replica di idee di successo: quello presente ne è un interessante caso. L’iconografia è allusiva altema del viaggio e alla funzione taumaturgica e apotropaica dei santi (si vedano Cristoforo, Biagio, Antonio).
I colori puri, usati con tecnica raffinata, potrebbero confermare la loro provenienza orientale di cui tanto parlano le antiche fonti lagunari. La Crocifissione innesta su modelli di origine bizantina modi che richiamano tendenze gotiche italiane.

Sant’Antonio abate, a destra in basso è raffigurato con saio e mantello con cappuccio, bastone a tau nella mano sinistra e campanella nella destra.

 

Link:
https://complessopilotta.it/opera/crocifissione-e-madonna-col-bambino/


USA – NEW YORK. Brooklyn Museum, trittico “Madonna dell’umiltà” con s. Antonio abate di Andrea di Bartolo, 1410

Trittico: “Madonna dell’umiltà e in alto Cristo Redentore (al centro); ala sinistra: Sant’Antonio abate, in alto Angelo annunciate, ala destra: San Giacomo maggiore, in alto la Vergine Annunciata

Tempera e oro su tavola di pioppo di 42.4 × 18.1 cm (centrale); 40.5 × 8.3 cm (laterali).
Opera del 1410 circa, del pittore senese di Andrea di Bartolo (1360/65 circa – 1428).
Inventario numero 34.839 Non esposto.
Dono al Museo di Mary Babbott Ladd, Lydia Babbott Stokes e Frank L. Babbott, Jr. in memoria d Frank L. Babbott.

La Vergine è raffigurata seduta direttamente a terra invece che su un trono, una cosiddetta Madonna dell’Umiltà, che sottolinea la sua umile e riconoscibile posizione di madre. Il trittico non sarebbe stato appeso a una parete, ma piuttosto appoggiato su un tavolo con i due lati aperti ad angolo rispetto al pannello centrale.
Sant’Antonio abate, con saio nero e mantello marrone, tiene tra le mani bastone e campanella.

 

Immagine da Wikimedia.

Link:
https://www.brooklynmuseum.org/opencollection/objects/38147