Via sant’Antonio, 48
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La chiesa dedicata al Santo fu sconsacrata e adibita a magazzino, attività commerciale e abitazione.
Per chi percorre la via a salire, è ancora visibile sulla destra la facciata semicoperta da un muro di cinta di un orto, si nota sul timpano il semplice rosone di forma circolare.
Nel 1207 un documento cita un “Ospedale della Confraternita di sant’Antonio”. Francesco d’Andrea scrive: «Anno Domine 1223. Fue facta grande battaglia ne la chiesa de S.to Sisto et fucci morto Goffredo, et grande pugna per Viterbo et li Brectoni perdero la torre Pretola, la quale era da canto al muro de S.to Antonio». La stessa notizia la dà Niccolò della Tuccia che menziona la «torre Petrella che stava accanto il muro di S. Antonio». Nel 1313 si trova ancora nominato l’ospedale e nel 1343, per testamento, gli furono lasciati venti soldi.
Nei primi anni del 1400, ricorda Pinzi, ne presero possesso i Canonici regolari di sant’Antonio di Vienne in Francia, i quali per l’angustia della chiesa, si videro costretti, nel 1432, ad acquistare un terreno posto avanti all’ingresso della chiesa, per consentire ai fedeli di seguire le funzioni.
E’ del 1434 la richiesta al Comune, da parte del priore della chiesa, di esentare dai dazi gli abitanti di «Valle» e di concedere alcuni «casalini» per rendere più dritta la strada.
Nel 1439, poiché l’ospedale era in cattivo stato, fu posto in vendita un campo, col ricavato del quale, si pose mano a restaurare le parti in rovina. Anche Pietro Baglioni di Castel di Piero, in quell’anno concesse cinquanta ducati per la riedificazione dell’Ospedale.
Altri restauri furono eseguiti nel 1455, poi la notizia, riferita da Giuseppe Signorelli, che nel 1521 il pittore viterbese Valentino Pica, nipote di Valentino Pica il vecchio che morì nel 1490, vi dipinse la Cappella del Crocifisso per l’Arte dei Mugnai che l’officiava, secondo altri era invece la Cappella di sant’Antonio.
Una “Fonte di sant’Antonio in Valle” è nominata nel 1550.
Ma l’ospedale non oltrepassò il secolo XV, scrive Pinzi, mentre non ebbero miglior sorte il monastero e la chiesa, infatti dal precettore generale furono concessi in affitto, nel 1587, a Domenico di Catone.
La chiesa nel 1606 fu sede dell’Arte dei Fabbri, che sin dal 1471 aveva un proprio Statuto (Pietro Savignoni afferma che lo Statuto è del 1497, Giuseppe Signorelli del 1474), modificato nel 1603, due anni dopo fu affittata ad uso di casa per abitazione.
Così è rimasta per secoli, ad esempio nel 1727 fu restaurata e fatta pitturare dall’affittuario Nicola Porfirio.
Oggi si può osservare un vasto pianoterra dove è rimasta conservata un’edicola lapidea e resti di pitture del secolo XV, e al piano superiore affreschi del ‘500 e capriate lignee che sostengono il tetto con scolpita la Tau, di sant’Antonio. In questa sala tenevano le riunioni i componenti la cappella musicale della Cattedrale di san Lorenzo.
Nel 2007, dopo i lavori di restauro per l’apertura di un esercizio commerciale, è stato portato alla luce un raffinato e pregiato affresco quattrocentesco, lungo oltre 3 m, con la Madonna e il Bambino assisa in trono con a sinistra sant’Antonio e a destra san Lorenzo che si trova nella parte di fondo della chiesa.
Sant’Antonio è riconoscibile dagli attributi del bastone a tau e della campanella; san Lorenzo dalla dalmatica rossa, il libro e la graticola).
Nei decori delle cornici sono inseriti i noti rosoni che caratterizzano le facciate delle antiche chiese viterbesi e l’IHS nel sole. Nella parte bassa, a destra del dipinto, sulla tunica rossa di san Lorenzo, è, graffita sull’affresco, la scritta in latino, così letta da Attilio Carosi: «Sub Anno d(omi)ni Millesimo quatrigentesimo septuagesimo secundo, die vero tertio / Mensis Augusti hora prima noctis vel circa obijt d(omi)nus Amedeus / francigena […] cuius anima in pace requiescat. Amen / Johannes doucet (?) scripsit. Hic fuit frater Sijmon de hungaria […]», che significa: «Nell’anno del Signore 1472 proprio nel terzo giorno del mese di Agosto, verso la prima ora della notte, morì il signor Amedeo “francigeno”, l’anima del quale riposi in pace. Giovanni “doucet” scrisse». Una testimonianza che dimostra come questo luogo fosse una delle tappe dei pellegrini che si recavano a Roma percorrendo a Via Francigena.
Sulla destra della pittura è un Agnus Dei e in una fascia sottostante è pitturato «† Anno d. MCCCCXXVI». In questo affresco c’è anche un monogramma di San Bernardino con la data 1426 che ne testimonia la sua presenza a Viterbo, e infatti allora che San Bernardino tenne una predica presso l’attuale chiesa di San Francesco, in via San Francesco, e sempre in questa data venne eretto in suo onore il pulpito oggi visibile all’esterno della chiesa stessa.
Per l’affresco sono state proposte varie attribuzioni, ad esempio a Francesco d’Antonio Zacchi, detto il Balletta, pittore viterbese attivo – secondo testimonianze d’archivio – dal 1430 al 1476, di cui restano pochissime opere superstiti, ma il possibile autore è ancora oggetto di studi.
L’importanza che riveste il ritrovamento di questo affresco, il cui stato di conservazione risulta essere buono, fatta eccezione per alcune cadute d’intonaco – come la perdita della parte del volto di san Lorenzo, avvenuta probabilmente per un trauma diretto prodotto dall’intenzione di aprire una porta nel muro, che ha però causato il rinvenimento dell’affresco – e alcune crepe nella cornice decorata a foglie, nella parte superiore – lesione da stress meccanico a causa del peso del nuovo solaio in cemento – è nella presenza della datazione 1426.
Verso l’attuale ingresso del locale vi sono sui muri altri resti di pitture: nella parte bassa di un tondo, in affresco, si legge: «[N]icolaus Porfirius viterbien. / fictuarius s. Antoni abbat. / […]nen pinxit et restaurav(it) / Anno D.ni 1727»

Nella chiesa «in stato rovinoso» nel 1809, era la statua lignea di sant’Antonio che fu trasferita e ora è nel Museo del Colle del Duomo in Piazza San Lorenzo, in locali nei pressi della Cattedrale.
Legno dipinto di Autore sconosciuto, risalente al XVI secolo, misura 60 x 45 x 180 cm
Sant’Antonio abate in questa statua è rappresentato stante e vestito di tunica e mantello, sul quale compare il Tau. La mano destra sostiene il Libro mentre nella mano sinistra doveva reggere un bastone. E’ possibile che fosse usata come statua processionale. Prima di pervenire al Museo la statua era conservata nel Palazzo Papale.
Bibliografia:
Faldi, Pittori viterbesi di cinque secoli, Roma 1970.
Carosi, Le epigrafi medievali di Viterbo (secc. VI – XV), Viterbo 1986, p. 138.
Pinzi, Gli ospizi medioevali e l’Ospedale Grande di Viterbo, Viterbo 1893.
Valentini, Insediamenti templari lungo la Francigena Laziale, in “Pavalon”, Laboratorio di Studi Templari, Atti 2° convegno nazionale “Terra d’Otranto Templari fra Occidente e Terra Santa”, a cura di G. Giordano e C. Guzzo, Mandria 2002.
Bentivoglio, La Madonna ‘dei Templari’ – L’affresco del 1426 rinvenuto nell’antico insediamento degli Antoniani di S. Antonio in Valle a Viterbo, GB EditoriA, Roma 2008
Notizie e immagini:
http://www.annazelli.com/viterbo-ex-chiesa-sant%27-antonio-via-sant%27-antonio-.htm
https://www.lacitta.eu/storia/49755-la-storia-della-chiesa-di-sant-antonio-in-valle-a-viterbo-chi-la-conosce.html
https://www.archeoares.it/arte-sacra-tesoro-dei-papi/sant-antonio-abate/