TORINO. Chiesa della Santissima Trinità, affresco con s. Antonio abate, 1844-47

La Confraternita della Santissima Trinità ebbe origine nel 1557 per promuovere l’assistenza ai pellegrini. Ebbe originalmente sede nell’antica chiesa di “San Pietro in curte ducis”, in seguito, per trovare nuovo spazio, nel 1583 venne abbattuta la vecchia chiesa di Sant’Agnese, risalente al XII secolo e la costruzione della nuova fu affidata al confratello e architetto ducale Ascanio Vittozzi da Orvieto, che vi è sepolto. L’architetto progettò una fabbrica che richiama costantemente il motivo della Trinità, proponendo un progetto a pianta centrale che prevede un triangolo equilatero inscritto in una circonferenza con tre ingressi, tre cantorie e tre altari. Alla morte del Vittozzi altri architetti proseguirono l’opera, tra essi Carlo di Castellamonte e Filippo Juvarra. La chiesa fu consacrata nel 1606, benché la cupola sia stata finita solo nel 1661. Nel ‘700 il lato occidentale venne saldato nella nuova configurazione di Via Garibaldi, mentre il lato orientale venne completato nel 1830 da Marchini.
I bombardamenti del 13 luglio del 1943 causarono gravi danni alla parte absidale ed all’altare settecentesco. La chiesa è stata restaurata a partire dal 2016.

Negli anni Quaranta dell’Ottocento si rimise mano alla cupola e la si fece affrescare dai pittori Luigi Vacca (Torino, 1778 – Torino, 1854) e  Francesco Gonin (Torino, 1808 – Giaveno, 1889) che vi lavorarono tra 1844 e 1847. L’affresco Gloria della Santissima Trinità in Paradiso rappresenta i cori angelici che cantano lodi alla gloria divina. In centro si presenta la Trinità, raffigurata da Dio Padre, Gesù e la Colomba dello Spirito Santo. Le tre gerarchie di angeli serafini, cherubini e troni fungono da intermediari tra la Trinità al centro e i numerosi santi e beati dipinti all’esterno.

Nell’affresco è presente anche la figura di sant’Antonio abate, in basso a destra, chino, con barba bianco e saio scuro.

 

 

 

 

Fotografie di Valter Bonello

Immagine esterno chiesa da Wikimedia; schema affresco da pieghevole della Chiesa.

 

Link:
https://edificisacri.it/it/chiese/santissima-trinita/

https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_della_Santissima_Trinit%C3%A0_(Torino)

Rilevatore: Valter Bonello

CORDENONS (Pn). Parrocchia di Sant’Antonio abate con statua e vetrata dedicate a Sant’Antonio abate.

All’interno della chiesa è collocata una statua lignea ed è installata una vetrata con la figura di Sant’Antonio abate

 

Info:
Via Pasch, 55, 33084 Cordenons PN – Telefono: 0434 932257
https://goo.gl/maps/bR94mgc4byDKEVqq9

CORDOVADO (Pn), fraz. di Saccudello. Chiesa di Sant’Antonio abate e Gottardo

https://goo.gl/maps/NARMEegL5ge2ytEs8

La località di Saccudello è ricordata come villa distinta da Cordovado già nella bolla di Urbano III del 1186. Alle soglie immediate dell’abitato c’era un bosco impenetrabile, frequentato sovente dai lupi: tra il 1633 ed il 1634 le cinque persone sbranate a Cordovado dai lupi furono aggredite tutte nel tratto che da Saccudello portava ai Feletti di Morsano.
La chiesa risale alla fine del ‘600, ha un’aula rettangolare con travi a vista (tre capriate), mentre il presbiterio è quadrato ed è più alto dell’aula, ha il soffitto in calce con motivi a stucco; dietro al coro si trova la sacrestia.
La facciata è liscia e priva di simmetria per la presenza di una sola finestra, posta a sinistra della porta d’ingresso, inquadrata in pietra e in alto si apre un occhio ovale.
Il campanile, posto sull’angolo destro dell’aula, è costituito da una torre a base quadrata con quattro monofore ogivali e corona merlata aggiunta in seguito.
Preziosa la statua di legno policroma di San’Antonio abate, alla maniera di Domenico da Tolmezzo, restaurata da Angelo Pizzolongo al tempo del restauro generale della chiesetta (1985-87).

Nel 1750 l’altare ligneo fu rifatto in pietra dal portogruarese Pietro Balbi, mentre la pala rappresentante Madonna con bambino fra i SS. Antonio abate, Antonio di Padova e Gottardo fu dipinta da Francesco Mestore da S. Marizza di Varmo. Il gonfalone era stato rinnovato nel 1743 e realizzato da Bortolo Serimi (Serini?) da Venezia.

Sant’Antonio abate è raffigurato anche in una pregevole vetrata.

Dal 1665 ha ancora attiva una confraternita, originariamente dedicata anche ai SS. Antonio abate, Antonio di Padova e Gottardo.

 

Info: www.borghibellifvg.it
https://www.parrocchiacordovado.it/s.antonio.html

Bibliografia:
AA.VV. Il Sanvitese, percorsi artistici, storici, naturalistici, Consorzio fra le Pro Loco del Sanvitese, 2005.

Rilevatore: Feliciano Della Mora

VENEZIA, municipalità di Favaro Veneto. Antica Chiesa di Sant’Elena e Sant’Antonio abate di Tessera

Il sobborgo veneziano di Tessera si trova sulla terraferma, a ovest dell’abitato di quella che era la vecchia Tessera, anticamente Texaria.
Via Triestina, 141,
https://goo.gl/maps/y8y8fNDgVw8ELsAt7

A Texaria in epoca altomedievale vi era una pieve; nel 1740 c.a., in base ai ruderi scoperti da contadini il parroco di Favaro, Agnoletti, si definì che la chiesa pievana matrice sorgeva sull’odierna via Spigariola. La giurisdizione della Pieve di Tessera ebbe durata fino al secolo XIV e si estendeva su diverse chiese poi scomparse o ricostruite.
Una chiesa intitolata a Sant’Antonio abate, di incerta ubicazione fu probabilmente costruita nel secolo VIII o IX, e viene citata sino al 1350-1400, probabilmente in seguito fu demolita. Nei documenti si trova il toponimo “Riva di Sant’Antonio”.

Vicino al quinto miglio della via Emilia – Altinate (Orlanda) sorgeva la cappella di S. Elena Imperatrice di Torre di Texaria. La prima notizia riguardante la chiesa risale al 1089, quando Bertaldo de Carbonaria donava all’abbazia di Polirone (Mantova) un podere situato nella villa que dicitur Sancte Helene, nonché una parte dei suoi diritti sulla ecclesia Sancte Helene. Analoghe donazioni avvennero nel 1091 da Compagno e Melio, fratelli di Bertaldo, e nel 1095 da un quarto fratello. Nel 1105 i primi monaci si insediarono presso il luogo sacro, mentre nel 1122 il complesso passava definitivamente a Polirone e la chiesa di S. Elena divenne cappella “sine cura” dell’abate di S. Cipriano di Murano.
Sin dal 1130 la chiesa di S. Elena fu affidata ai Benedettini che nei pressi costruirono un convento che, nei quaderni delle decime degli anni 1297-1330, viene citato come sede di uno degli ospitali dell’Arcipretato di Mestre, per il ricovero di viandanti e pellegrini. Divenuto priorato, dalla fine del Duecento iniziò a decadere. Fu il Doge Pietro Gradenigo a decidere di restaurarla, nel 1300 circa, come da un sigillo ritrovato nella chiesetta.
Nel 1507, l’abate Giovanni Trevisan aveva ricevuto l’incarico di restaurare la chiesa e il monastero di S. Elena di Tessera. Vi riuscì, con l’aiuto dei frati di San Cipriano di Murano e portò nella chiesa la pala di S. Antonio, che forse proveniva dall’omonima chiesa distrutta. Una lapide sulla porta d’entrata principale riporta la scritta in latino che ricorda il fatto: “Ferma il passo (o pellegrino), fui distrutta – ora risorgo per sempre – L’abate Giovanni Trevisan fa ora questo dono – Mi chiamo Elena (chiesa) come prima –Sono soggetta al (convento) di S. Cipriano, che l’ingegnosa gente di Murano venera.“
Si succedettero nel monastero  gli abati Vittore Trevisan, poi il nipote Giovanni e un altro pro-nipote, e infine avvenne la soppressione decretata nel 1588 da Papa Sisto V. I beni monastici di Terzo e Tessera d’allora furono associati alla mensa patriarcale di Venezia.

In una relazione della Curia del 1925 è detto che: “nel 1864, dal Demanio dello Stato il 28 maggio 1868 furono avocati i beni della Mensa di Venezia e, fra gli altri, i mappali n. 244 e 245 di Tessera di Favaro, attigui alla Chiesa di S. Elena e Antonio, che esso vendeva all’Asta ed erano il 6 luglio 1869 aggiudicati a Giacomo Checchin detto Badin fu Pasquale di Mestre, già fittavolo del Patriarcato” … “Nel Catasto 1899 S. Elena è segnata come Oratorio, di p.c. 18, con la lettera B del Comune di Favaro, sezione Terzo e col titolo di S. Antonio di Tessera”.

La chiesa è tuttora di proprietà privata.

Non è chiaro quando avvenne la doppia intitolazione; il culto di sant’Antonio abate era vivo nella popolazione tanto che, quando il 1 gennaio 1954 l’allora patriarca Angelo Roncalli concesse a Tessera di essere parrocchia autonoma da Favaro, i festeggiamenti avvennero il 17 gennaio festa del Santo. La nuova chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta fu edificata tra il 1960 e il 1963.

La chiesa contiene due preziosi dipinti, la pala dell’altare maggiore con l’immagine di sant’Elena imperatrice e l’altare di S. Antonio con la tela raffigurante il Santo che legge.

LA TORRE
La torre cilindrica fu eretta dalla Repubblica Veneta forse tra il IX e XI secolo come vedetta contro i pirati. Su schema romanico-bizantino, simile alle torri di avvistamento di Ravenna, Pomposa e Caorle, e deve la sua conservazione al monastero benedettino che venne istituito già nel 1139, quando il vescovo di Treviso Gregorio Giustiniani consacrò chiesa e abbazia al nome di Sant’Elena, affidandone la cura all’Abate di  Polirone e la torre ne divenne il campanile.

La torre è alta 24 metri con una circonferenza alla base di 14 m presenta un basamento in conci di trachite su cui si eleva la muratura in “Altinelle” (laterizi largamente impiegati nel territorio di Venezia provenienti dalla demolizione della città romana di Altino, oggi nel comune di Quarto d’Altino VE, a circa tre miglia dall’antico abitato di Texaria), e si assottiglia verso la sommità dove si aprono le finestrelle della cella campanaria. All’interno si trovano due piccole campane bronzee una delle quali reca incisa la data di fusione: 1509.

Bibliografia:
Tessera: Storia della chiesetta di S. Elena e dell’Antica Torre, dintorni e contesto storico – cronologico. Un patrimonio da conservare, Commenti e sintesi di Paolo G. Vivian, In proprio 2010.  Reperibile in: http://betta-enrico.fiorentin.com/TESSERAstoriacoomentatadaPaolovivian.pdf

Link:
https://it.wikipedia.org/wiki/Torre_di_Tessera
https://www.terraantica.org/?p=3293

BERGAMO. Chiesa di San Nicolò ai Celestini, affreschi con s. Antonio abate, XIV secolo

La Chiesa e il Monastero furono costruiti nel 1310, nel borgo che un tempo si chiamava Plorzano e ora Santa Caterina. Originariamente appartenenti alla congregazione dei Celestini, fondata da Pietro di Morrone, papa Celestino V, e facenti parte dell’ordine Benedettino.
L’edificio fu modificato nel XIII secolo con l’aggiunta di una nuova parte di fabbricato che ha creato la composizione a croce greca, e con la nuova collocazione del presbiterio e dell’altare maggiore spostato di novanta gradi. In seguito la chiesa fu ampliata e nel 1600 resa “barocca”, con una grande scala e l’aggiunta di affreschi, stucchi e intagli al suo interno.
Si sono conservati piccolo Chiostro medievale, a pianta quadrata, il porticato e il Chiostro grande, con quattro pilastri angolari in pietra e capitelli trecenteschi.
Il Monastero fu chiuso a fine ‘800, mentre la Chiesa, dopo un periodo sconsacrata, venne restaurata e restituita alla città e al culto nel 1939.

La chiesa conserva preziosi affreschi trecenteschi.
L’affresco che porta la data del 1393 raffigura “I cinque santi”: sant’Antonio abate, santo Vescovo, santa Caterina d’Alessandria, san Nicola e san Cristoforo ed è considerato l’opera migliore dell’artista attivo nell’ultimo quarto del XIV secolo chiamato “Maestro di San Nicolò ai Celestini”. (Vedi foto in alto) Questi affreschi sono posti nel transetto destro dell’aula che originariamente era la zona absidale. I Santi sono posti dentro arcate finemente dipinte come se fosse un polittico e mostrano una raffinata capacità artistica con notevole ricercatezza nella scelta cromatica.

Nei restauri del 2010 sono stati rinvenuti altri affreschi trecenteschi molto rovinati e attribuiti al “Maestro dell’Albero della Vita” (dall’omonima opera nella chiesa bergamasca di Santa Maria Maggiore) raffigurante la Madonna in gloria con il Bambino, santo vescovo (forse san Nicola di Bari), sant’Antonio abate, e tre devoti inginocchiati. A destra il Santo tiene il bastone a tau.

Bibliografia chiesa:
Angelini L., Vicende e restauri della chiesa e convento di S. Nicolò ai Celestini in Bergamo, Bolis, Bergamo 1939

Link:
https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_San_Nicol%C3%B2_ai_Celestini

https://www.visitbergamo.net/it/dettagli-oggetto/7381-chiesa-di-s-nicol%C3%B2-ai-celestini/